Luca Foresti è amministratore delegato del Santagostino, rete di poliambulatori specialistici. Dopo la laurea in Fisica alla Scuola Normale Superiore di Pisa (SNS), ha conseguito un Master in Fisica e studiato nel PhD program di Matematica Finanziaria presso la stessa SNS. Prima di approdare a Milano, nel 2010, per il Santagostino, ha lavorato nei Paesi in via di sviluppo presso un network di banche che si occupano di microfinanza, si è occupato della creazione di un centro dati a Francoforte per la gestione di carte di credito e debito, bancomat e POS per istituzioni finanziarie di tutto il mondo, ha fondato Econoetica, una start-up tecnologica che opera nel settore dei servizi avanzati ICT
Cosa succederebbe nel mercato del lavoro se i lavoratori avessero il cartellino come i calciatori? Se le aziende dovessero "comprarli" da altre aziende? Se le aziende dovessero/potessero scrivere a bilancio il valore della propria squadra? E dovessero aumentarne il valore nel tempo (ad esempio con formazione)?
Partiamo da 3 presupposti:
1- Il capitale umano si presenta nel bilancio delle aziende o come costi (spese di personale) o come debiti (TFR).
2 - A partire dal 1970 circa gli aumenti di produttività non vengono più distribuiti in maniera equa tra lavoratori e capitale, ma vengono largamente tradotti in aumento dei profitti.
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Qualche mese fa Google ha tirato le somme di una serie di sue ricerche interne e ha identificato le caratteristiche di un manager efficace. Si tratta di una serie di capacità (non di competenze tecniche, quindi) riconosciute all’interno del colosso di Mountain View come quelle vincenti. Credo che siano regole generali, applicabili in tutte le aziende e che possano fare da guida nel rafforzamento manageriale del tessuto economico. Sette punti che fanno la differenza.
Un buon manager...
1. È un buon coach: il ruolo principale è quello di aiutare le proprie persone ad esprimere il massimo delle loro potenzialità e la tecnica più...
Nella mia esperienza imprenditoriale ho imparato alcune regole che secondo me sono fondamentali per far sì che un luogo di lavoro sia anche qualcosa di più: un pezzo della felicità che ciascuno di noi persegue nella propria vita.
Ecco un piccolo decalogo .
1 - Qualsiasi cosa faccio creo valore, anche commettendo errori
2 - Gli impegni che prendo li mantengo
3 - Rispetto gli altri e cerco di trarre il meglio dalla relazione con loro, chiunque essi siano
4 - Affronto subito i conflitti creando le condizioni perché se ne esca meglio di come ci si è entrati
5 - Dentro alla mia area di responsabilità decido io e mi prendo la...
Si cresce professionalmente in modo continuo o attraverso salti. Ci sono salti ben definiti verso un livello professionale più alto (maggiore responsabilità, maggior budget gestito, maggiore remunerazione percepita, maggior valore creato).
Ecco le fasi lungo le quali si compiono i salti:
- Fase operativa: si crea valore facendo con le proprie mani e la propria mente, in modo diretto. Si è operativi, si impara un mestiere, un linguaggio tecnico. Si collabora con gli altri per portare a casa il nostro lavoro.
- Fase manageriale: si crea valore attraverso gli altri. Ci si focalizza sugli obiettivi da raggiungere e si organizzano le...
Se un tempo la vita consisteva in due fasi, l'apprendimento e poi il lavoro, oggi la vita consiste in una fase sola: apprendimento e esperienza concreta sempre. I ragazzi a scuola devono alternare l'apprendimento con esperienze lavorative (scelta che incrementa in modo consistente la loro capacità di entrare poi nel mondo del lavoro). E chi ha finito gli studi formali deve continuamente imparare, per tutta la vita. La quota di tempo che deve essere dedicata all'apprendimento è più grande di quella dedicata al lavoro (inteso qui in senso lato come azioni che creano valore per gli altri).
Mentre nelle istituzioni formalmente deputate a...
Un'azienda è una comunità di lavoratori e investitori inseriti in un mercato allo scopo di servire i bisogni dei clienti. Un'azienda funziona bene quando soddisfa i propri clienti nel lungo periodo e quindi cresce e migliora continuamente, avendo come principale attività creativa l'innovazione.
Di fronte a questa impostazione è fondamentale rispondere a questa domanda: quali similitudini e quali diversità devono esserci tra le persone che vi lavorano e che decidono la strategia? Su cosa - in questa comunità - possiamo avere diversità e ricchezza di opinioni e su cosa invece dobbiamo andare tutti nella stessa direzione?
Una...
In un mondo in cui i tuoi clienti possono dire pubblicamente quello che pensano di te chi scommette sulla qualità è destinato a vincere.
Ci sono diverse definizioni possibili di qualità. Quella percepita: vale a dire ciò che pensano i clienti dell'esperienza provata con i prodotti e i servizi di un'azienda. È la più importante, quella che fa la differenza tra crescere e morire nel mercato.
In secondo luogo esiste la qualità intesa come standardizzazione: un prodotto è di qualità se è sempre uguale a se stesso con margini di errore molto piccoli.
Infine c'è la qualità tecnica dei prodotti e servizi, che dipende dalla...
Il passaparola è sempre più la fonte principale della forza di un brand. Le aziende crescono perché i clienti contenti parlano dei prodotti e servizi di quell'azienda, creando negli altri la curiosità di provare, oppure incontrando negli altri bisogni che quella azienda può soddisfare.
Il fenomeno quindi è apparentemente semplicissimo: persone che parlano con persone raccontando la loro esperienza.
Ma se lo andiamo ad analizzare risulta un fenomeno complesso e molto interessante, alla base del successo o insuccesso di molte iniziative economiche.
Ogni persona ha una rete di persone con cui interagisce. Questa rete ha due aspetti...
Abbiamo un problema. In Italia i giovani - eccetto i figli di proprietari di aziende - non hanno potere nel tessuto economico. Gli under 35 non ricoprono ruoli di responsabilità e fanno carriere troppo lente, diventando quindi essi stessi difensori di un sistema gerontocratico nel momento in cui da giovani diventano meno giovani.
La situazione è questa per una serie di ragioni tecniche e culturali molto precise.
- Siamo un paese che è cresciuto poco negli ultimi 20 anni e che quindi ha avuto aziende mediamente poco dinamiche: i giovani hanno maggiori possibilità in economie dinamiche.
- Le leggi sul lavoro che si sono succedute...
Nel 1861 in Italia il 77% delle persone non sapevano leggere e scrivere. Nel "breve" volgere di 80 anni, negli anni '40, gli analfabeti erano crollati al 13,8%. Cosa era successo? Il fenomeno più importante fu certamente la diffusione della scuola, come si evince dal secondo dei grafici qui sotto.
Le élites risorgimentali e quelle che seguirono ritennero giusto far studiare i propri concittadini e lo fecero attraverso vari strumenti, a cominciare dall’obbligo scolastico. Le aziende e l’economia tutta beneficiarono di questa penetrazione di scuole e alfabetizzazione perché le persone erano sempre più capaci di fare i lavori che...