Sono docente di People Management and Organization alla School of Management del Politecnico di Milano ed al Cefriel.
Mi occupo, quindi, di formazione manageriale (leadership, team management, negoziazione, problem solving, processi decisionali).
Il che vuol dire che faccio quel che mi piace: da che me lo ricordo condividere idee è una delle cose che più mi divertono, insieme a camminare nel silenzio.
Che poi, forse, sono un po’ la stessa cosa, anche se non sembra.
Per il resto, scrivo. Sul mio blog, su alcune riviste e, naturalmente, qui su Econopoly.
Ho cercato di dare consistenza ai miei pensieri in un paio di libri:
Il design delle idee - Progettare discorsi e presentazioni
Compito e Relazione - Idee e metodi per gestire efficacemente un team
Nei miei post precedenti ho descritto due coppie di approcci ai processi di problem solving e di innovazione focalizzati, rispettivamente, il primo sulla tipologia di relazione che si instaura tra i membri di un team durante questi processi (approccio imparziale oppure approccio parziale), il secondo sulla tipologia di apporto ricercato in termini di contenuto (ricerca oppure creatività).
Dedico questo ultimo post a fondere queste due dimensioni in una matrice che si potrebbe definire come una sorta di tassonomia delle tipologie di relazioni e di attori coinvolti nei processi di innovazione: la matrice dell'innovazione,...
Nel mio post precedente ho messo l’accento su un tema (la relazione tra consenso e conformismo) che impatta direttamente sui processi di problem setting (definizione di un problema ed analisi delle sue cause) e di problem solving (ricerca e valutazione delle possibili soluzioni) nei team di lavoro.
Oggi vorrei introdurre un’ulteriore dimensione che ha a che vedere con la tipologia di output atteso di questi stessi processi, per poi riservare un ultimo post allo scopo di mettere in relazione queste due dimensioni (le dinamiche relazionali da un lato e la tipologia di contenuti generati dall’altro).
Per farlo, parto dal condividere...
Nei miei post più recenti ho discusso di due temi:
- qui ho cercato di dare una definizione del potere come una tipologia di relazione pervasiva all’interno delle organizzazioni e ne ho discusso le diverse forme (potere coercitivo, potere economico, leadership)
- qui, invece, ho approfondito il tema della leadership. Ho definito, quindi, la leadership come “una forma di potere basata su uno scambio di beni simbolici, la cui misura è determinata dal consenso”.
Il consenso, quindi, rappresenta la “moneta” della leadership.
E, infatti, chi non vorrebbe, quando dirige un gruppo, che i suoi membri aderissero alle sue idee, ai suoi...
Nel mio post precedente ho proposto alcune definizioni di due termini vitali nella quotidianità delle organizzazioni: potere e leadership, partendo dal presupposto che non condivido gli approcci che tendono a contrapporre questi termini e, nella stragrande maggioranza dei casi, ad attribuire un significato negativo al primo, positivo al secondo (posizioni sintetizzabili nella formula: più leadership e meno potere).
Ho precisato come, nella mia visione, quello di leadership non sia un concetto contrapposto a quello di potere, ma una delle sue forme. Più precisamente, la leadership è una forma di potere basata su uno scambio di beni...
Nella letteratura manageriale, specie degli ultimi 15 anni, sono stati scritti diversi articoli (e anche qualche libro) che mettono in primo piano la contrapposizione, nella gestione dei team, tra un approccio che fa leva sul potere ed uno centrato sulla leadership.
(Un altro filone piuttosto florido è quello “leadership vs management”).
Vedo due limiti in questo approccio:
1) un pensiero dicotomico che, pur se molto efficace in termini comunicativi, non rende giustizia della complessità, della mutevolezza e, spesso, dell’ambiguità della vita organizzativa;
2) una scarsa chiarezza nella definizione dei termini in gioco, per cui...
Le considerazioni di questo post prendono le mosse dalle righe, molto interessanti, proposte da Luca Foresti proprio su questo blog, ormai quasi due anni fa nel suo “Evviva il conflitto (se gestito bene!)”. Vi propongo una visione complementare, che parte da una definizione simile, ma vuole darne una visione più strutturale che comportamentale, nel tentativo di illuminare il tema da un versante diverso e continuare ad alimentare il dibattito (visto che di conflitto ho il timore che sentiremo spesso parlare, nei prossimi mesi).
Il tema è centrale nella vita di un team, tanto che questo termine suscita, in chi gestisce e coordina...
C’è una domanda che, per chi come me si occupa di dinamiche dei gruppi, è costantemente all’ordine del giorno: come costruire consenso all’interno di un team?
Come, cioè, fare in modo che le persone aderiscano alle decisioni assunte, ai progetti varati, alle idee professate e diffuse, agli obiettivi stabiliti per il team? E, attraverso questa adesione, mettano le loro energie migliori al servizio della “causa”?
Chiaramente, questo tema si interseca in maniera inestricabile con quello del consenso politico, proprio perché le dinamiche fondamentali sono le stesse. A differenziare i due ambiti sono, piuttosto, gli strumenti...