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Il problema dei tassisti non è Uber, ma Waymo
La cronaca ci riporta di nuovo delle agitazioni dei tassisti per vicende politiche legate a Uber, la piattaforma che i conducenti delle auto pubbliche hanno eletto a nemico pubblico numero uno. Su questa vicenda le opinioni sono le più disparate e difficilmente ognuno le cambierà. Quindi può essere interessante spostare il punto di vista, magari ampliandolo un po’.
La rivoluzione di Uber, e in generale di tutta la sharing economy (altrimenti nota come on demand economy), deriva dal progresso tecnologico, quindi dallo sviluppo delle tecnologie di comunicazioni, delle reti e della potenza di calcolo delle macchine. Questa evoluzione è la stessa che sta producendo ricerche avanzatissime sull’intelligenza artificiale, che proprio nell’automotive vede uno dei suoi principali campi di applicazione, così come anche le nuove tecnologie di trasmissioni, e segnatamente le reti mobili 5G. Nell’arco di un quinquennio si stima che i device connessi a reti 5G saranno milioni e questo incoraggerà lo sviluppo di tecnologie per auto intelligenti, ossia capaci di guidarsi da sole.
È notorio che Google sta lavorando da anni a un progetto di auto “intelligente”, che si chiama Waymo. E proprio in questi giorni si è parlato del primo trattore senza guidatore, mentre nel trasporto su ferro i sistemi driverless sono ormai molto diffusi. Il problema dei tassisti, perciò, è lo stesso che nell’arco di qualche anno avranno in generale i conducenti di autovetture, non solo i tassisti ma anche gli autisti che usano Uber. E non dipende da un’app, ma dallo sviluppo tecnologico, di cui Uber è solo una declinazione circostanziale.
Una interessante simulazione, contenuta in uno studio sull’intelligenza artificiale diffuso nel dicembre scorso dalla Casa Bianca stima che una quota di posti di lavoro compresa fra i 2,2 e i 3,1 milioni nel settore dei trasporti potrà essere seriamente minacciata dallo sviluppo delle tecnologie di automazione dei veicoli (automated vehicles, AVs). Questa stima, come tutte quelle del genere, va prese con le pinze, tenendo conto che non considera i posti di lavoro che le nuove tecnologie creeranno in sostituzione più o meno parziale di quelli distrutti, e che questi cambiamenti impiegheranno anni a verificarsi. Tuttavia sarebbe poco saggio sottovalutarli. Le tecnologie AVs, piaccia o no, sono il futuro.
Questa tabella riepiloga il loro impatto sui lavoratori Usa impegnati nel settore dei trasporti censiti dalle statistiche nel 2015.
Come si può osservare si parla di un settore che impiega quasi quattro milioni di persone negli Usa, che si connotano per una paga oraria inferiore ai 20 dollari. In tal senso, lo sviluppo di questa tecnologia provoca esternalità che colpiscono innanzitutto i lavoratori con i redditi più bassi, i low skilled, come vengono definiti. Costoro, se è pur vero che godono, in quanto consumatori, dei vantaggi che lo sviluppo tecnologico sta portando sul versate dei costi di molti beni e servizi, sono comunque quelli maggiormente sotto pressione sul versante dei redditi e lo saranno ancor di più in futuro. Parliamo di milioni di persone. Sarebbe poco saggio ignorarle.
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