La nuova normalità, le Pmi e l’anello mancante

scritto da il 03 Febbraio 2017

Di recente ho avuto il piacere di leggere due interessanti analisi sul tema aziende italiane e crisi. Senza voler riprendere le analisi mi permetto di fare a mia volta una riflessione sulle Medie aziende italiane e il rapporto (o mancanza di tale) che hanno con i Cfo (dall’inglese Chief financial officer, letteralmente direttore finanziario che, nel contesto di riferimento, è più noto come “Direttore amministrazione finanza e controllo”).

Ora, la crisi morde, e siamo sinceri, a mio modesto avviso non ne siamo certo fuori (la famosa luce nel tunnel è più o meno grande quanto uno spillo, in lontananza). Ormai più che parlare di crisi è necessario parlare di nuova normalità. Cosa è la nuova normalità? Se un terrorista butta una granata a frammentazione in un mercato pieno di gente c’è una crisi: urla, fumo, fuoco e, purtroppo, molto altro. La normalità successiva (nuova normalità) è la pulizia della piazza del mercato, la riattivazione dei servizi primari, l’eventuale gestione del traffico di parenti/amici e media che vengono a onorare le vittime. Ultimo passaggio è la popolazione che assesta il suo livello di stress ad un nuovo stato di cose (potenzialmente prolungato).

La crisi del 2007-8 è stata la bomba. A seconda del tessuto industriale la deflagrazione e relativi feriti o morti sono stati distribuiti lungo un percorso temporale di alcuni anni. Ora, auspicabilmente, l’Italia (e relativo tessuto produttivo) si sta, da una parte, lentamente adattando alla nuova normalità, ma da un’altra parte sta reagendo con vigore. Gli imprenditori illuminati non si piangono addosso. Vogliono onorare l’impegno di garantire un futuro ai propri dipendenti.

Cosa significa? Come fare?

anellomancante3

Prima di tutto è necessario rivedere le strategie di business necessarie a conquistare nuovi mercati o a rafforzare le proprie posizioni; fatto questo è indispensabile adeguare la propria struttura organizzativa ad affrontare la nuova sfida.

Nelle aziende di media grandezza chi si occupa di queste cose? In linea teorica dovrebbero essere l’imprenditore e il suo management. In Italia non abbondano le aziende imprenditoriali con una struttura manageriale preparata a queste nuove sfide. Ancor meno troviamo imprenditori che hanno identificato nel CFO il proprio braccio destro, colui che informa costantemente dello stato di salute dell’azienda e condivide le decisioni più importanti. Nella maggior parte dei casi la proprietà si affida a diligenti “responsabili amministrativi” e ai saggi consigli di commercialisti e/o avvocati, ai quali, sia chiaro, non mancano competenza e buon senso.

Sul tema CFO e Pmi, ho fatto quattro chiacchiere con Mauro Milano, partner di yourCFO Consulting Group, (la prima società italiana di CFO Service) che dopo quasi trent’anni passati a fianco di imprenditori ha deciso di mettere a disposizione delle aziende la sua esperienza con l’obiettivo di aiutarle a prevenire o affrontare la crisi.
“Negli ultimi anni”, mi dice Mauro, “le reazioni delle Società alla crisi sono state le più disparate, spesso… disperate. Teoricamente esiste una casistica di segnali o indicatori che, se saputi e/o voluti leggere, annunciano la crisi.”

In tal senso l’Ordine dei commercialisti (ODCEC) ha stilato una breve lista di queste anomalie. Anche il legislatore, con l’obiettivo di richiamare alle proprie responsabilità gli amministratori delle società e gli organi di controllo, sta introducendo norme che descrivono e delimitano i segnali di sofferenza dell’azienda.

Tra questi sintomi di crisi elenco brevemente i più rilevanti.

Pagamenti. Ovviamente in Italia si tira sempre in lungo sui pagamenti ai fornitori, tuttavia se si superano i 90 giorni, a meno che non siate un gruppo famoso (non faccio nomi) che si può permettere di stare lungo, avrete dei problemi.

Bilancio. Ovvio, a tutti può scivolare via uno zero di troppo ma se diventate troppo creativi, come si dice in gergo se cucinate i numeri, potrebbe non essere il massimo della vita specie se volete andare a far due chiacchiere in banca.

Banca. Come dicevo sopra se intendete ricorrere al credito bancario, piuttosto che a finanziamenti a medio lungo termine, essere persuasivi è necessario ma è indispensabile un bilancio approvato, che non mascheri una situazione di crisi, ed un…

Business Plan realistico e sostenibile. Diversamente, prima o poi i nodi vengono al pettine.

Erario (dicasi anche imposte e tasse). Tasse e morte sono sempre presenti, far finta di dimenticarle o essere particolarmente creativi con la loro gestione non è una soluzione, prima o poi la grande mietitrice (ehm, pardon, lo Stato) verrà a cercarvi.

“Oggi le cose sono un po’ cambiate”, aggiunge Mauro, “l’Agenzia delle Entrate è disponibile a dialogare con quelle società che preventivamente vanno ad esporre i loro problemi”. Detto questo, con sempre meno soldi in cassa, vuoi per una riduzione del fatturato vuoi per i mancati incassi da clienti, le aziende devono decidere che fare. Chi pagare? Come farsi pagare?

Ora, i sintomi e la mancanza di medicine (soldi) possono essere individuati e curati solo dai professionisti tradizionali della società, i già citati commercialisti e/o avvocati? Senza voler mancare di rispetto a queste due categorie di professionisti sarebbe auspicabile che portiate al capezzale del malato (l’azienda) anche un consulente terzo (un Cfo, tanto per intenderci) che, grazie ad una consolidata esperienza maturata in aziende strutturate può offrirvi soluzioni pratiche ed efficaci.

“Sia ben chiaro”, mi dice Mauro, “il Cfo non può fare miracoli. Aspettarsi che in un batter d’occhio risolva problemi che vanno avanti da tre, quattro anni, è fuor di questione. D’altro canto gli ordini (dicasi soldi, la vera linfa di ogni società) non sono svaniti dall’oggi al domani”.

Solo nel 2016 il Cribis riporta una media di 56 aziende fallite al giorno. A questo si aggiunge l’indotto diretto (fornitori delle aziende fallite) e indiretto (banalmente il bar vicino all’azienda che vendeva il caffè, il giornalaio etc..), il danno è ancora maggiore. “E’ importante ribadire”, mi dice Mauro, “che nella maggior parte dei casi si può parlare di fallimenti annunciati dove, escludendo il dolo, i segnali della crisi avevano fatto capolino già tre, quattro, ed anche cinque anni prima”.

Si apre quindi il dibattito su come prevenire la crisi.

Questo tema insieme a quello del “Passaggio generazionale”, peraltro spesso causa della crisi aziendale, è tra i più dibattuti del momento. Un’occasione per capirne di più ci sarà il prossimo 9 Febbraio all’Università Cattolica del Sacro Cuore dove YourCFO Consulting Group ed il Dipartimento di Scienze dell’Economia e della Gestione Aziendale hanno organizzato il convegno, “Prevenzione e gestione della crisi d’impresa: Il ruolo del CFO, dei professionisti e del mercato finanziario. Il convegno ha ottenuto l’accredito all’Ordine degli Avvocati e all’ODCEC e in poco meno di una settimana ha visto esauriti gli oltre 300 posti disponibili.

Intendiamoci i Cfo non crescono sugli alberi, e quelli che hanno una più che solida esperienza sul campo non sono certo economici.

I “MauroMilano” della situazione possono essere una valida alternativa alle consulenze classiche proposte dalle molte società di consulenza strutturate, che spesso sviluppano progetti fotocopia che non realizzano i desideri dell’imprenditore, ma impongono modelli preconfezionati, portando in azienda consulenti junior (per quanto spesso di bell’aspetto), che dopo un estenuante “due diligence” dell’azienda (leggasi fanno domande in giro e ti “leggono i libri”), vengono a spiegarti che ci sono delle “criticità”… Il vantaggio di questa nuova soluzione di Cfo a domicilio? Un costo minore, rispetto al management consulting classico, e un approccio più operativo.

Ora in un contesto dove i consulenti con esperienza di gestione finanziaria scarseggiano (con tutto il rispetto per i professionisti che svolgono lodevolmente il loro lavoro) i “nuovi” Cfo indipendenti sono certamente un valido supporto per la gestione dell’azienda. La domanda che spesso mi pongo a trattare certi temi è tuttavia semplice e complessa allo stesso tempo: le aziende Medie e il relativo imprenditore sono disposti a fidarsi di un “estraneo”?

Twitter @enricoverga