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I dieci principali rischi per gli investitori, dalle banche al protezionismo
L’anno che ci siamo lasciati alle spalle è stato caratterizzato da importanti e numerosi eventi politici che hanno influenzato l’andamento e la volatilità dei mercati. In particolare, l’esito referendario in UK ed i risultati delle elezioni presidenziali americane con la vittoria di Trump ad inizio novembre scorso. Inoltre, nell’ultimo trimestre del 2016, il nostro Paese ha sperimentato un ulteriore fattore di incertezza, derivante dal referendum costituzionale, che ha dominato tutto il dibattito interno ed il cui risultato ha indebolito il Governo prospettando una fine anticipata della legislatura.
Le forti reazioni di sorpresa, registrate sui mercati europei a seguito degli eventi politici citati, sono state parzialmente assorbite. come mostrano una graduale discesa della volatilità (si veda il seguente grafico dell’indice EURO STOXX 50 Volatility calcolato per riflettere le aspettative di medio-termine della volatilità del mercato equity europeo) e una ripresa delle quotazioni azionarie.
Tuttavia, come evidenzia anche l’ultimo rapporto ESMA (European Securities and Markets Authority) il livello complessivo dei principali rischi permane alto mentre l’outlook su rischi di mercato, liquidità e contagio è valutato stabile.
L’attuale contesto di bassi tassi di interesse, le forti incertezze sulla crescita in Europa e gli ultimi sviluppi geopolitici unitamente alla recente crisi del mercato bancario, fanno registrare un livello molto alto sui rischi sia di mercato sia di credito, alimentando le preoccupazioni, da parte dell’Esma, sull’eccessivo livello di risk taking (assunzione dei rischi da parte degli investitori).
Il livello di rischio contagio è valutato alto, determinato da un elevato grado di connettività e interdipendenza in molte industrie e tra differenti segmenti dei mercati finanziari. Il rischio sistemico, registrato dall’indice composito calcolato dall’Esma (CISS, composite systemic stress indicator) segna una diminuzione nell’ultimo trimestre del 2016 supportato da una ripresa dei mercati azionari ed obbligazionari congiuntamente ad una politica monetaria accomodante. Rimangono, tuttavia, importanti fattori di rischio connessi alla debole e irregolare crescita dei paesi UE, la lenta implementazione delle riforme strutturali (soprattutto vale per il nostro Paese) e le incertezze sugli sviluppi politici conseguenti all’esito del referendum nel Regno Unito.
I dieci principali fattori di rischio per il 2017
Il quadro macroeconomico risulta caratterizzato da una divergenza nella crescita tra i Paesi membri della UE, inoltre le incertezze sugli impatti finali del Brexit non appaiono ancora del tutto chiari, fino ad oggi l’effetto prodotto si è potuto apprezzare in una svalutazione del Pound (la sterlina) nei confronti dell’Euro con una discesa di oltre il 15% dal referendum in UK.
Il seguente grafico rappresenta una panoramica sui principali dieci rischi globali, valutati sulla base delle risultanze emerse sia dall’ultimo rapporto ESMA sia dall’ultimo survey del World Economic Forum (report sul Global Risks Perception) pubblicato settimana scorsa. La metodologia di valutazione segue quella del WEF, valutando i rischi su una scala di probabilità da 1 (poco probabile) a 7 (molto probabile) e valutando l’impatto su una scala da 1 (impatto minimo) a 5 (impatto catastrofico). La dimensione delle sfere è legata al prodotto delle due dimensioni e rappresenta la valutazione finale sul rischio individuato.
Segue una descrizione dei principali fattori di rischio per il 2017:
1.Fallimento nel funzionamento dei mercati zona Euro
Durante l’ultimo trimestre 2016 non si sono registrate disfunzioni sui mercati EU, mostrando anzi un discreto grado di resilienza durante i periodi di maggiore alta volatilità nei mercati finanziari. Il rischio Paese tuttavia percepito riguarda il futuro delle istituzioni UE e del relativo outlook economico. Altri fattori che potrebbero influire su una maggiore volatilità nei prezzi degli asset quotati nei mercati UE riguardano gli esiti incerti delle prossime importanti scadenze elettorali in Europa. Il quadro sino ad ora delineato evidenzia un trend di lungo periodo con un aumento delle disuguaglianze e una profonda polarizzazione sociale e politica che intensifica i sentimenti nazionalisti dei Paesi membri UE, minando la cooperazione necessaria per il processo di riforme.
Inoltre, una vittoria di Le Pen in Francia aumenterebbe il rischio di tenuta dell’Unione Europea. Peraltro, il rischio disaggregazione della UE è il primo rischio percepito dai gestori di fondi di investimento, secondo una ricerca pubblicata da BofA Merrill Lynch.
2.Rischi sulla tenuta del sistema bancario europeo
Le preoccupazioni riguardano i livelli di NPL e l’incapienza della patrimonializzazione delle banche sul nostro continente, in particolar modo in Italia. La spinta derivante dall’avanzamento della tecnologia e della digitalizzazione insieme ad un contesto di bassi tassi di interesse, pongono pressioni sui prezzi e sui modelli di business adottati dalle banche.
3.Rischi sul debito sovrano UE
L’ultimo quarto del 2016 ha evidenziato una diminuzione in media degli spread sui bond sia corporate sia governativi UE, tuttavia le strategie di gestione volte alla ricerca di maggiori yield sul mercato preoccupano l’ESMA. L’andamento delle correlazioni tra gli yield sul decennale tedesco e gli altri governativi UE, unitamente alla loro dispersione, ha visto un aumento durante il 2016, parzialmente rientrato a fine anno, indicando che il rischio contagio permane alto, però con un outlook stabile (si veda grafico seguente):
Il rischio di credito in Europa è valutato dall’Esma ad un livello molto alto. Il terzo quarter 2016 ha registrato un aumento della emissioni degli High Yield bond pari a 21 billion di euro (+50% rispetto al medesimo trimestre dell’anno precedente), come evidenzia l’ultimo report dell’Esma.
4.Rischio cybersecurity
I rischi operativi connessi allo sviluppo e diffusione delle tecnologie digitali e la crescente innovazione dell’industria finanziaria ha creato spazi fertili per lo sviluppo di pratiche non conformi ai dettami normativi ovvero alla manifestazione di “Conduct risk” (rischio di condotta) con comportamenti intenzionali o accidentali inerenti il “market abuse”.
In tal senso, il Parlamento Europeo ha recentemente approvato l’adozione di una prima direttiva contenente un insieme di norme riguardanti la cyber-security, individuando un livello minimo di sicurezza, richiesto ad ogni stato membro UE, sulle tecnologie digitali e sui servizi di rete.
5.Rischio tassi di interesse USA
Un dollaro più forte ed una politica protezionistica potenzialmente maggiore negli USA avranno un impatto sui paesi emergenti che difficilmente supereranno la crescita attesa. Il graduale processo di ritorno ai livelli più elevati dei tassi di interesse fissati dalla FED appare fino ad ora interpretato correttamente da parte del mercato.
6.Rischio Giappone
Nel paese del Sol Levante, gli stimoli della politica “Abenomics” non sono riusciti a risolvere il problema della deflazione. Le dinamiche salariali e dei consumi non accennano a ripartire e la politica monetaria, con gli attuali livelli di tassi nulli, non ha possibilità di incidere ulteriormente. La situazione economica interna del Giappone potrebbe, pertanto, aggravarsi ulteriormente con un impatto globale.
7.Rischio geopolitico
La Cina è un paese pieno di contraddizioni, alternando l’eccessivo interventismo del governo centrale con la lecita ambizione di sviluppare un’economia di mercato. Uno dei principali rischi riguarda la difesa dell’industria europea dal dumping cinese. Con riferimento al survey di BofA Merrill Lynch, i gestori finanziari concordano nell’individuare il rischio di una svalutazione della moneta cinese tra i primi tre grandi rischi (“tail risks”). Un crollo dell’economia cinese, con una conseguente crisi del debito, avrebbe certamente ripercussioni importanti su tutta l’economia globale; tale scenario, tuttavia, appare poco probabile.
Per quanto attiene i paesi emergenti, si registra un miglioramento del quadro generale con un ritorno ad un regime più stabile nei prezzi delle materie prime. La Russia appare fuori dal pericolo recessione, permane tuttavia un rischio sotto controllo per i numerosi tentativi di influenzare gli esiti delle politiche dei paesi occidentali e, non ultimo, dell’intervento nella crisi medio-orientale con particolare riferimento alle vicende in Syria.
8.Rischio hard Brexit
L’esito del referendum di giugno 2016 nel Regno Unito (UK) ha segnato un elemento di discontinuità, da molti osservatori percepito come rischio di esodo di massa dalla city di Londra, il cosiddetto “hard Brexit”. Il rischio connesso ad una drastica evoluzione rappresentata da una fuga degli operatori della finanza londinese, avrebbe un effetto dirompente sia sull’economia inglese sia sull’economia del vecchio continente. A parte un primo effetto registrato dalla svalutazione della sterlina, il vero nodo sarà però dato dall’esito delle negoziazioni sui trattati tra UK e UE con particolare riferimento all’accesso al mercato unico da parte della Gran Bretagna. Il processo di uscita, almeno ufficialmente, non si è ancora attivato; permangono dunque importanti elementi di incertezza e potenziali ripercussioni sui mercati finanziari.
9.Rischio protezionismo (commercio estero)
Gli scambi commerciali internazionali rappresentano un importante elemento della domanda aggregata, con particolare riferimento alla stabilità economica dei paesi occidentali. I recenti attriti tra USA e Cina ed il rapporto tra UK e UE creano incertezze sull’evoluzione della globalizzazione e sulle chiusure delle economie alla libera circolazione delle merci.
10.Rischio terrorismo
La drammatica evoluzione della crisi in Siria, connessa all’emergere degli estremismi religiosi cha hanno dato forma all’ISIS, rappresenta una seria minaccia per la crescita globale e potrebbe causare frizioni e profonde crisi nei rapporti commerciali tra paesi, nella sicurezza e stabilità dei paesi occidentali che rappresentano obiettivi sensibili a rischio terrorismo. Inoltre, il proliferare del terrorismo internazionale avrebbe ripercussioni impattando sui consumi interni per i paesi europei.
Livello di rischio per gli investitori
La valutazione complessiva del livello dei rischio per gli investitori, secondo l’ultimo report dell’ESMA, evidenzia un rischio medio. I principali driver di rischio riguardano il deterioramento della qualità degli attivi in portafoglio e le incertezze sull’outlook economico e politico della UE, unitamente ad un aumento delle correlazioni tra gli asset.
Risulta interessante notare come l’ESMA registri una diminuzione del profilo di rischio per i fondi retail sulle diverse asset class, con riferimento all’indicatore sintetico di rischio-rendimento (SRRI, indicatore che esprime il grado di rischio di un fondo in una scala da 1 – rischio molto basso a 7 – rischio molto alto) rappresentato dal seguente grafico:
Mentre dalla ricerca di BofA Merrill Lynch, prima citata, emerge che per i gestori dei fondi di investimento intervistati, il livello di risk appetite risulta invece superiore alla media, in altre parole si attendono un aumento nel livello di assunzione del rischio, come mostrato dal seguente grafico:
Abitualmente ogni inizio anno ci si interroga sulle previsioni relative all’andamento dei mercati. Il 2017 in particolare si prospetta caratterizzato da numerose incertezze. Forse una focalizzazione sugli investimenti più tradizionali, quelli legati all’economia reale, può realizzare un effetto di “copertura” all’andamento volatile dei mercati finanziari quotati.
Chi non risica, non rosica.
[proverbio italiano]
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