categoria: Vendere e comprare
E-commerce, questo sconosciuto (in Italia)
Se acquistare e vendere beni e servizi tramite il web è divenuta oramai una pratica di uso comune in molti paesi, avanzati e non, in Italia l’e-commerce rimane ancora su una scala molto contenuta. Come emerge dal Rapporto sull’e-commerce 2016 elaborato da BEM Research (disponibile per il download in formato PDF da questo link), il valore del commercio elettronico tra imprese e consumatori (o business-to-consumer, indentificato con l’acronimo B2C) è stimabile in Italia, secondo i dati relativi al 2015, in circa 21 miliardi di euro. Rispetto al complesso del mercato europeo, che raggiunge una dimensione di poco meno di 600 miliardi di euro, l’e-commerce italiano è pari ad appena il 3,6% (grafico 1), contro una quota dei consumi delle famiglie italiane, effettuati attraverso tutti i canali di acquisto possibili, pari al 12%.
Grafico 1. UE28: mercato dell’e-commerce B2C – composizione percentuale
Dati relativi al 2015 – prodotti e servizi non finanziari
Fonte: elaborazioni e stime BEM Research su dati Eurostat.
I prodotti e servizi acquistati dalle famiglie italiane attraverso il web si concentrano per il 18% su viaggi e trasporti, seguiti da abbigliamento (16%), prodotti tecnologici (14%), articoli per la casa (13%), film, musica e biglietti per spettacoli (12%), libri e giornali (12%), telefonia e servizi assicurativi (6%).
Nel Rapporto di BEM Research si è rilevato come l’utilizzo dell’e-commerce nel paese di origine costituisca uno stimolo fondamentale per le imprese domestiche per affacciarsi ai mercati digitali. La relazione tra quanti individui in un paese europeo abbiano acquistato beni e/o servizi sul web e il numero di ordinativi online ricevuti dalle aziende dello stesso paese è positiva e statisticamente significativa (grafico 2). È interessante notare come il legame tra domanda e offerta sia più rilevante per le imprese di grandi dimensioni rispetto a quelle medio-piccole. Ciò sembra indicare che le imprese di maggiore grandezza tendono ad affacciarsi al web soprattutto se stimolate dalla domanda interna. Le aziende di minor dimensione, invece, vedono probabilmente in Internet un canale di vendita che consente loro di aumentare il giro di affari anche oltre il mercato domestico, potenzialmente quindi all’estero.
Grafico 2. UE28: relazione tra domanda e offerta nel mercato dell’e-commerce B2C
Dati relativi al 2015
Fonte: elaborazioni BEM Research su dati Eurostat
La scarsa attitudine delle famiglie italiane all’acquisto online ha quindi effetti sulle imprese che sono poco propense ad affacciarsi sui mercati digitali. Nel 2015 sono state appena il 7% le imprese non finanziarie italiane ad aver ricevuto un ordine tramite il web. La media dell’Area euro è stata invece pari al 17%. La possibilità di ricevere ordini via Internet è limitata dalla bassa diffusione delle imprese italiane che dispongono di un sito web abilitato all’e-commerce, pari a meno di un quinto del totale (tabella 1).
Da una maggiore diffusione dell’e-commerce l’Italia avrebbe molteplici vantaggi. Nel Report è stato posto in evidenza che nei mercati in cui questa forma di vendita è più diffusa le aziende sono più grandi, assumono e investono di più, i lavoratori sono più produttivi e guadagnano di più. Tutto il sistema ne risulta quindi avvantaggiato: grazie ai redditi più alti le famiglie possono consumare di più; il più alto costo del lavoro non incide però sulla competitività internazionale in quanto la produttività è un fattore compensativo.
Tabella 1. Aziende italiane che dispongono di un e-commerce
Dati relativi al 2014
Note: dati ponderati per i pesi campionari.
Fonte: elaborazioni BEM Research su dati Istat