Nannicini, come il bambino olandese, cerca di salvare la diga (delle pensioni)

scritto da il 23 Giugno 2016

Tommaso Nannicini, professore “on leave” alla Bocconi, dopo la realizzazione del Jobs Act, è stato premiato da Matteo Renzi con la nomina a sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ora Renzi gli ha assegnato un altro difficile compito: favorire il pensionamento di soggetti che non hanno ancora maturato l’età della pensione, resa più lontana dall’aumento dell’età pensionabile.

Il nuovo anticipo pensionistico (Ape) riguarderà i lavoratori che, compiuti 63 anni, non abbiano maturato i 42 anni di contribuzione necessari per la pensione anticipata. Viene data quindi la possibilità di anticipare il pensionamento fino a tre anni in cambio di una riduzione dell’assegno. L’onere dell’Ape sarà duplice: si penalizzeranno i mancati versamenti contributivi e bisognerà conteggiare il costo del prestito bancario. Secondo le stime di Progetica, per un soggetto che guadagna 2mila euro lasciare il lavoro tre anni prima può costare fino a 400 euro. Sono previste detrazioni fiscali modulari (“per i redditi medio-alti la penalizzazione sarà alta, perché in quel caso la detrazione sarà minima o assente. Al contrario, per i redditi bassi o per i disoccupati la penalizzazione sarà molto piccola”, Nannicini, cit.).

L’Europa, in particolare l’Eurogruppo, invita l’Italia a non fare le riforme al contrario, ossia a disfare le riforme fatte prima, e a prolungare l’età della pensione. Renzi e Nannicini intendono liberare posti vacanti per dare maggiori opportunità ai giovani (tutto da vedere, “Non c’è nessuna base empirica che dimostri un effetto sostituzione. Mi auguro che ciò avvenga, ma da economista non ne ho la certezza”, Nannicini, cit.). Il presidente dell’Inps Tito Boeri è a favore di questa soluzione anche se avrebbe preferito un contributo di solidarietà sulle pensioni più alte. In questo modo il costo dell’operazione sarà interamente a carico del bilancio dello Stato.

Con Tito Boeri, nel 2013, Nannicini si era cimentato sulla voce.info sul tema delle pensioni d’oro. Nell’analisi (“Pensioni d’oro: il diavolo sta nei dettagli”) si leggeva: “Ma il gettito (di un intervento sulle pensioni d’oro, ndr) è, appunto, limitato. Questo non implica che ci siamo pentiti della nostra proposta, che garantirebbe un flusso annuo di risorse fino alla completa transizione al sistema contributivo, che potrebbe essere utilizzato subito per aiutare i lavoratori flessibili nei periodi di disoccupazione o aggredire nuove aree di povertà in un paese che stagna da decenni”.

Coloro che beneficeranno dell’Ape sono pensionandi privilegiati poiché la loro pensione – al contrario di chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 – sarà calcolata con il metodo retributivo. Si tratta nella stragrande maggioranza di persone sussidiate, ossia che avranno un trattamento favorevole, nel senso che il rendimento sui contributi versati è per certi versi astronomico. Versi 100 e ricevi 500, per farci capire. Una visita alla sezione “Porte aperte” dell’Inps, è salutare.

hansbrinker

A me Nannicini ha fatto tornare in mente la leggenda di Hans Brinker, il bambino olandese che restò per una notte intera con il dito infilato nella fessura di una diga per impedire che il mare allagasse le campagne coltivate e il villaggio. E ve lo tenne fino a che non accorsero gli uomini a riparare la falla. Da questo aneddoto la scrittrice americana Mary Mapes Dodge trasse il romanzo per ragazzi “I pattini d’argento” (1873).

Nannicini, nel nostro caso, ha il ditone teso a bloccare la diga pensionistica. Appena il governo invita le parti sociali a discutere sulla flessibilità del sistema pensionistico, i sindacati si buttano a peso morto con l’obiettivo di cancellare la riforma Fornero, unica riforma strutturale – insieme al Jobs Act – degli ultimi anni.

Caro Nannicini, tieni duro. Il costo per le generazioni future dei regali pensionistici del passato è già abbastanza ingente. Le risorse per gli esodati, i lavoratori “precoci”, l’Ape, vanno trovate all’interno del sistema pensionistico, al contrario di quello che pensano i sindacati, ai quali va consegnato l’articolo su “Mondo operaio” dello stesso Nannicini, scritto nel 1999, dal titolo “I limiti della concertazione”.

Twitter @beniapiccone