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Si parla di merito, ma se ne vede poco. Ecco la speranza che viene da Ca’ Foscari
Nell’interessante volume “Meritocrazia” di qualche anno fa Roger Abravanel ha dimostrato come la società italiana non sia né giusta né meritocratica. L’Italia è probabilmente la società più diseguale e ingiusta del mondo occidentale. Mentre gli Stati Uniti sono caratterizzati da alta disuguaglianza sociale e alta mobilità sociale, in Italia scopriamo tristemente che siamo un caso unico: la nostra è l’unica società con alta disuguaglianza e bassa mobilità. L’immobilità della società italiana rende la sua disuguaglianza profondamente ingiusta e contribuisce al clima di sfiducia che attanaglia il paese.
James Conant, presidente di Harvard University tra il 1933 e il 1953, primo concreto artefice della meritocrazia in chiave moderna ricordava: “Dovremmo essere in grado di portare ogni giovane talento da ogni parte del Paese a laurearsi a Harvard, che si tratti di un figlio di ricchi o che non abbia un penny, che abiti a Boston o a San Francisco”.
Il Collegio Internazionale Ca’ Foscari , costituito nel 2012 su proposta dell’ex rettore Carlo Carraro, dà una speranza affinché in Italia si inverta la rotta, si abbandoni il “familismo amorale” che favorisce solo chi conosce le persone giuste. Il Collegio, diretto dalla professoressa Agar Brugiavini (vincitrice al tempo di una borsa Stringher della Banca d’Italia, PhD alla London School of Economics, oggi una delle massime esperte mondiali di sistemi di welfare), offre a studenti eccellenti e meritevoli saperi più ampi e un ventaglio di competenze innovative: “The College intends to attract the best and most gifted students both from Italy and abroad”. Dopo severe selezioni chi entra al Collegio può usufruire di riduzioni parziali o totali dei costi della retta sulla base del merito.
Chi entra al Collegio è superselezionato in partenza, ben prima dei test di ingresso. I criteri di ammissione prevedono voti alti in terza e quarta superiore – media di voti al terz’ultimo e penultimo anno della scuola superiore uguale o superiore a 7,5/10 – una prova scritta e un colloquio che tende ad appurare la motivazione dei candidati, la conoscenza della lingua straniera (certificato B2) e le conoscenze generali sulle materie prescelte. Completa il tutto una lettera motivazionale in lingua inglese. Non è un caso che il voto di maturità non sia considerato, visto che in molte regioni italiane si “regalano” voti a coloro che migrano verso le università del Nord Italia.
Per fare dei numeri, oggi al Collegio Internazionale ci sono 67 studenti (53 triennali e 14 magistrali), e quest’anno ne entreranno altri 10 (su 50/60 che parteciperanno alle selezioni), ognuno dei quali avrà un tutor e sarà in qualche modo coccolatissimo. Come prevedono i parametri ministeriali, se lo studente non mantiene una media elevata, rischia l’espulsione.
Come viene scritto sul sito del Collegio, “Gli studenti che mantengono standard di eccellenza sia nella carriera accademica che nel programma culturale aggiuntivo conseguono il Diploma di Collegio, che certifica la varietà della loro esperienza, fatta di una molteplicità di attività interdisciplinari, laboratori (Waterlines project per esempio, ossia incontri con scrittori o blogger, ndr) e lezioni di alto livello culturale e di una vita extra accademica speciale, che permetterà loro di soddisfare tutte le curiosità intellettuali ed imparare ad affrontare il mondo dello studio e del lavoro con apertura mentale e una marcia in più”.
Agar Brugiavini spiega: “Il Collegio è una costola dell’Università Ca’ Foscari, come la Galileiana di Padova e il Collegio Superiore di Bologna; lo studente studia economia o filosofia a Ca’ Foscari e, al contempo, effettua nel Collegio (dove risiede) dei percorsi di didattica complementare (in gergo, “Minor”, ossia con un numero di crediti inferiore al corso di laurea) in altre discipline. L’obiettivo è approfondire temi non specifici della propria disciplina. In tal modo lo studente matura molto, apre la propria testa ed è disponibile a mettersi in gioco anche su altre discipline”.
Oltretutto al Collegio vengono portati avanti metodi didattici innovativi: flipped classes, ossia classi “ribaltate” dove l’allievo funge da professore, sono all’ordine del giorno. Si provoca l’allievo per vedere qual è la sua reazione. Case studies e lavori di gruppo consentono di migliorare il percorso nella risoluzione di problemi. Quanto lavoro c’è da fare sulla didattica – supertradizionale, la lezione frontale è da superare – nelle università italiane!
Brugiavini sottolinea un punto molto rilevante, la necessità di conoscenze orizzontali che consentano di affrontare il cambio di tipologia di lavoro durante la propria vita: “L’università deve preparare lo studente a un mondo lavorativo dove il percorso fordista si è esaurito, avremo sempre più ‘carriere interrotte’, caratterizzate da discontinuità”. Un modo per essere pronti è contaminare i saperi e le conoscenze. Ai laureati in lettere, per esempio, durante il percorso magistrale, organizziamo dei laboratori di “Digital humanities”, dove si impara a costruire pagine web, sondaggi su facebook, interviste online”. Con tutti i laureati in discipline umanistiche che abbiamo – vedasi le osservazioni di Nicola Persico su lavoce.info, questo serve come il pane.
Brugiavini aggiunge: “La sperimentazione sarà molto importante per il futuro del sistema universitario. Se noi riusciamo a insegnare allo studente come comunicare in modo efficace, come affrontare senza paura discipline diverse, allora diamo concrete chance per affrontare la dura competizione nel mondo del lavoro. Un periodo all’estero (focus sull’internazionalizzazione) in altre università è obbligatorio”. In altre parole, come sosteneva Edgar Morin, “meglio una testa ben fatta, che una testa piena”.
Aldo Cazzullo sulle pagine di Sette-Corriere della Sera ha giustamente rilevato come i nostri ragazzi – alti, belli, meravigliosi – abbiano consumi culturali che si riducono alla rete, a Whatsapp e Youtube. Cazzullo si chiede – e la stessa domanda ce la facciamo noi: “Ma davvero pensiamo di poter competere nel mondo globale, con i secchioni cinesi e gli ingegneri indiani, preparando i nostri ragazzi in questa maniera?”.
Dal Collegio Internazionale Ca’ Foscari escono laureati che daranno del bel filo da torcere alle migliori teste in giro per il mondo. Ne siamo certi.
Twitter @beniapiccone