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Costituzione, Società Benefit e il futuro del made in Italy


Post di Eric Ezechieli e Paolo Di Cesare, founder di Nativa –
Nel 2022 il Parlamento ha approvato all’unanimità gli emendamenti agli articoli 9 e 41 della Costituzione, segnando una tappa storica nel processo di transizione verso modelli sostenibili. Con questa riforma, la tutela dell’ambiente è stata introdotta come principio fondamentale e si è stabilito inoltre che i danni alla salute o all’ambiente causati da attività economiche private costituiscono una violazione del dettato costituzionale.
L’anno scorso abbiamo visto i primi frutti di questi cambiamenti: entrambi gli articoli sono stati citati dalla Corte Costituzionale nell’ambito del processo per possibile disastro ambientale e inquinamento ambientale e marino nell’impianto di depurazione IAS a Priolo Gargallo, in Sicilia. La Corte[1] ha dichiarato illegittimo il decreto governativo che prevedeva la prosecuzione dell’attività nonostante il sequestro preventivo, in quanto infrastruttura necessaria per la continuità produttiva di stabilimenti ritenuti di interesse strategico nazionale.

In evidenza le modifiche apportate alla Costituzione italiana nel 2022
Un caso emblematico che evidenzia il messaggio inequivocabile dietro gli emendamenti alla Costituzione: la difesa dell’ambiente e della salute sono valori assoluti, inalienabili e che non possono passare in secondo piano rispetto alla priorità dell’attività economica. Anche solo qualche anno fa sarebbe stato inimmaginabile che l’interesse degli ecosistemi fosse considerato con la stessa importanza di quello dell’impresa. Sono modifiche costituzionali che affermano che le attività economiche sono libere sì, ma non possono operare in aperta violazione del diritto alla salute e a detrimento dell’ambiente.
Danneggiare l’ambiente (o le persone) significa violare la Costituzione
Queste modifiche dovrebbero essere un forte richiamo per tutti gli italiani, siano essi imprese private o liberi cittadini: danneggiare l’ambiente o le persone oggi significa violare la nostra stessa Costituzione.
La Costituzione nasce non solo come strumento normativo, ma anche di indirizzo e ispirazione. Queste modifiche testimoniano una scelta di campo per il nostro paese: quella di orientare l’Italia verso una ‘wellbeing economy’, ovvero un’economia del benessere collocata saldamente al centro della transizione ecologica, che non si giudica soltanto sulla base di parametri economici ma anche della salute e del benessere del cittadino, della qualità delle acque, dell’aria e degli ecosistemi. Non solo nel presente ma anche considerando la possibilità per le future generazioni di soddisfare i propri bisogni.
In una recente assemblea, Giuliano Amato, Presidente emerito della Corte Costituzionale, è intervenuto in modo inequivocabile a favore di questi emendamenti. Facendo appello alla popolazione civile, ha sostenuto che portare avanti i principi della costituzione sia un dovere del cittadino, e che tutti i soggetti privati abbiano la responsabilità di contribuire a realizzare la pienezza che gli articoli suggeriscono. ‘Tutti’ comprende anche le imprese, che devono recepire lo spirito della Costituzione: l’obiettivo irrinunciabile per le nostre aziende deve essere quello di costruire progetti e strategie che mettano al centro la sostenibilità e le generazioni future.
Per farlo, esiste un modello di governance già testato da quasi 5000 imprese italiane e scalabile: quello delle Società Benefit
Essere Società Benefit comporta per l’azienda l’integrazione nel proprio scopo aziendale, oltre agli obiettivi di profitto, l’impatto positivo verso persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni e altri portatori di interesse. Su mandato dei soci, gli amministratori di queste aziende sono tenuti a onorare sia la finalità economica che quelle di beneficio comune, adottando meccanismi di controllo e piani d’azione che consentano di operare in modo responsabile e sostenibile verso l’ambiente e la società.
Ogni Società Benefit dunque mette i suoi cittadini / lavoratori in condizione di esercitare pienamente i propri doveri e diritti costituzionali, anche nell’ambito della loro sfera professionale.
La Ricerca Nazionale sulle Società Benefit[2], che ha studiato per la prima volta utilizzando i dati ufficiali del Registro delle Imprese le caratteristiche di queste aziende, evidenzia come i loro obiettivi riguardino sia la sfera sociale (il 51,9% delle finalità di beneficio comune che le Società Benefit sono tenute a specificare nei loro statuti sono categorizzate in quest’area) che quella ambientale (il 25,6% delle finalità). Inoltre sono aziende che distribuiscono maggior valore alle persone (tra il 2021 e il 2023 hanno registrato un aumento del valore riconosciuto ai lavoratori come stipendi del 25,9%, rispetto al 12,5% delle non-benefit) e investono di più su importanti leve strategiche come la sostenibilità ambientale e l’energia rinnovabile.
I benefici della diffusione del modello Benefit. Italia prima nazione al mondo a dotarsi di una legge quadro
La diffusione del modello Benefit permetterebbe a un numero di imprese sempre maggiore di considerare nelle decisioni aziendali gli interessi dell’ambiente e della società, e quindi di impegnarsi a perseguire attivamente i principi ambientali e sociali della Costituzione.
Ma quindi, se questo è un modello di impresa allineato alla Costituzione, ideale per fare emergere il pieno potenziale del Made in Italy e al contempo orientato alla creazione di valore, perché le aziende italiane non sono già tutte Benefit?
L’Italia è stata la prima nazione sovrana al mondo a dotarsi di una legge quadro sulle Società Benefit e la riforma costituzionale ne sigilla la rilevanza e la centralità. La diffusione di questo status giuridico può essere uno degli elementi chiave per la realizzazione di un’economia votata al benessere, oltre che alla competitività e alla creazione di valore economico. Affinché la cura del nostro Paese (quindi delle persone e degli ecosistemi) e l’esercizio della Costituzione possano diventare parte del DNA di qualunque azienda e non solo essere proclamati nella Giornata della Terra, che ricorre oggi.
NOTE
[1] La Corte ha ritenuto la disposizione governativa costituzionalmente illegittima nella parte in cui non prevede che le misure ivi indicate si applichino per un periodo di tempo non superiore a 36 mesi. A seguito della sentenza, il GIP ha confermato il sequestro dell’impianto. Per approfondire: Si riapre caso del depuratore di Priolo, nuovo stop dal gip.
[2] Lo studio è stato realizzato da un gruppo di lavoro eterogeneo di esperti sul tema, composto da NATIVA, Research Department di Intesa Sanpaolo, InfoCamere, Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova, Camera di commercio di Brindisi-Taranto e Assobenefit. Per approfondire: Ricerca nazionale sulle Società Benefit 2025.