Etica, dati, algoritmi e persone: le sfide (e i limiti) dell’AI

scritto da il 13 Gennaio 2025

Post di Andrea Zinno, Data Evangelist di Denodo

L’applicazione dell’intelligenza artificiale è ormai trasversale a tutti settori e, anche nel nostro Paese, l’interesse verso le potenzialità di questa tecnologia è in costante aumento: infatti, secondo l’ultimo Rapporto di Anitec-Assinform, “Il digitale in Italia”, nel primo semestre del 2024 il valore del mercato dell’AI in Italia è stato di 39,2 miliardi di Euro, con un incremento del 2,9% rispetto allo stesso periodo del 2023.

Di pari passo, però, cresce sempre più anche l’attenzione verso le questioni etiche legate all’impiego dell’AI e alle decisioni che gli algoritmi possono suggerire (o prendere), sulla base dei dati con cui sono stati addestrati.

La riflessione che scaturisce è complessa e richiama inevitabilmente l’etica, sostantivo che non ha una definizione assoluta e che non può essere utilizzato per dare una risposta oggettiva a tutte le cose. L’etica non è infatti universale, ma bensì è influenzata profondamente dal contesto in cui si sviluppa. Per ogni comportamento, decisione o scelta esistono molteplici letture: la connotazione positiva, negativa o neutra è attribuita dal singolo individuo, sulla base dei propri principi e da quelli derivanti dagli scenari sociali in cui si inserisce.

Questo porta di conseguenza a domandarsi se anche per l’intelligenza artificiale sia necessario riconoscere un’etica e, in caso affermativo, come definire confini oltre i quali non ci si può spingere.

Scegliere l’AI e decidere mettendo al centro l’umanità

Quando ci si trova davanti a un bivio, la tecnologia può facilitare il momento della scelta, presentando le alternative possibili in modo chiaro e fruibile. Di fronte alla decisione, questo contributo, invece, va però inevitabilmente a scemare: se da un lato la decisione finale è di certo strettamente legata alle alternative a disposizione, dall’altro questa si basa quasi sempre su elementi aggiuntivi, che spesso afferiscono a considerazione organizzative, etiche, sociali e culturali.

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Ha senso parlare di etica dell’intelligenza artificiale? Sì, ma solo se la si associa all’etica dell’uomo e si accetta che sia questa a tracciare la via (Designed by Freepik)

Inoltre, quando si parla di decisioni e scelte, l’etica diventa cruciale perché si entra nel campo dei bias e delle discriminazioni, che per essere mitigati richiedono non solo trasparenza e accountability, ma anche la chiara attribuzione delle responsabilità. La sfida, quindi, è definire quali decisioni possono essere delegate all’intelligenza artificiale e quali devono tassativamente rimanere sotto il controllo umano.

Il dialogo tra tecnologia ed etica si rivela così essenziale per stabilire un equilibrio tra l’automazione e l’uomo che, a prescindere dall’intelligenza artificiale, deve rimanere al centro delle decisioni.

Utilizzo responsabile dell’intelligenza artificiale: è possibile?

Come detto, l’AI rappresenta una delle innovazioni tecnologiche più potenti e promettenti dello scenario odierno, ma solleva anche importanti questioni. Esplorarne le sfide e i vantaggi, mentre siamo ancora nella fase iniziale di questa rivoluzione, è fondamentale per garantirne un utilizzo responsabile nel prossimo futuro.

Fin dai primi passi nell’adozione dell’AI è emerso come la percezione di questa tecnologia sia spesso influenzata da pregiudizi. Ad alimentarli contribuisce il fatto che, talvolta, i dati a cui attinge, sia in addestramento che in esecuzione, sono raccolti in modo non ottimale, rischiando di perpetuare disuguaglianze sociali, economiche e culturali che, spesso inconsciamente, sono quelle di chi ha condotto tale raccolta

Non solo: guardando nuovamente alla questione delle decisioni, si può evidenziare che alcuni modelli di AI, come le reti neurali, funzionano come “scatole nere”, ovvero è difficile comprendere come vengono prese certe decisioni e questa mancanza di trasparenza può minare la fiducia degli utenti.

Un altro tema è legato al ruolo dei dati, il carburante dell’intelligenza artificiale, che permettono a questa tecnologia di “auto addestrarsi”. Spesso, però, si scontrano con problemi di privacy e di sicurezza: non tutte le piattaforme di AI, infatti, sono trasparenti e chiare sulla gestione e sull’utilizzo delle informazioni personali che vengono richieste.

Inoltre, la raccolta incompleta e inesatta dei dati può portare a risultati distorti ed errati, contribuendo ad alimentare i pregiudizi che ad oggi aleggiano intorno all’AI. La stessa ChatGPT, nell’interfaccia utenti, dichiara “ChatGPT può commettere errori. Considera di verificare le informazioni importanti”.

AI e e principali sfide da affrontare nel prossimo futuro

L’intelligenza artificiale ha il potenziale per migliorare significativamente la quotidianità delle persone e trasformare la società, ma per sfruttarlo appieno è necessario affrontare con serenità le sfide etiche, tecnologiche e sociali che ne derivano. Garantire agli utenti che l’AI rimanga un mezzo al servizio dell’umanità e non il contrario, richiede un impegno collettivo e una visione responsabile per il futuro.

Tra le sfide principali che organizzazioni e individui dovranno affrontare nei prossimi anni ci sarà sicuramente la creazione di linee guida nazionali e globali, come l’AI Act, per l’utilizzo responsabile di questa tecnologia, volte a bilanciare innovazione e rispetto dei diritti umani. Fondamentale sarà poi educare e formare le persone a comprendere, utilizzare e controllare l’AI, promuovendo una maggiore alfabetizzazione digitale. Inoltre, governi, aziende e società civile dovranno collaborare alla definizione di strategie condivise per mitigare i rischi e massimizzare i benefici dell’intelligenza artificiale.

Allo stato attuale, ha quindi senso parlare di etica dell’intelligenza artificiale? Sì, ma solo se la si associa all’etica dell’uomo e si accetta che sia questa a definire la prima, ovvero che sia questa a tracciare la via e che la prima non potrà non seguirla, forse aggiustando leggermente la traiettoria, ma non certo cambiandone radicalmente la direzione o il verso. La pretesa di un’etica oggettiva in senso assoluto è invece effimera, soprattutto se si pensa che la principale caratteristica dell’intelligenza artificiale è proprio la capacità di adattarsi costantemente a un mondo fluido, interconnesso, spesso entropico e in continua evoluzione.