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Come trasformare le regole Esg in un vantaggio competitivo
Post di Luigi Fontanesi, partner, e Camilla Di Fonzo, senior associate, di Greenberg Traurig Santa Maria –
Negli ultimi anni, il panorama normativo europeo ha subito un’accelerazione significativa sul fronte della sostenibilità, con una serie di regolamenti e direttive che mirano a rafforzare la trasparenza aziendale sui temi ESG (Environmental, Social, Governance). Tra questi, il Regolamento Ecodesign (ESPR), la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CS3D) rappresentano pilastri fondamentali per le aziende per la transizione verso un’economia circolare e sostenibile.
ESG, un quadro normativo convergente
Queste normative, pur operando su livelli distinti, convergono verso un obiettivo comune: integrare la sostenibilità in tutte le fasi dell’attività aziendale. Il Regolamento Ecodesign, ad esempio, si concentra sul prodotto, introducendo il Digital Product Passport (DPP) per garantire tracciabilità e trasparenza durante tutto il ciclo di vita, dalla progettazione allo smaltimento. Parallelamente, la CSRD e la CS3D spostano l’attenzione a livello corporate, imponendo alle aziende di rendicontare in modo dettagliato le loro pratiche operative, la governance e la sostenibilità delle catene di fornitura.
Questa convergenza normativa offre un’opportunità significativa per le aziende, che possono sviluppare strategie ESG integrate per semplificare la conformità e migliorare la fiducia degli stakeholder. Tuttavia, la complessità di gestire obblighi che spaziano dal livello prodotto a quello corporate rappresenta una sfida non indifferente, soprattutto per le imprese meno strutturate. Una gestione centralizzata delle informazioni ESG sarà cruciale per affrontare tali sfide.
Trasparenza e comunicazione: dalla compliance al vantaggio competitivo
Le nuove normative non solo introducono obblighi di rendicontazione, ma influenzano profondamente anche la comunicazione commerciale. In particolare, la Direttiva Green Claims e la Direttiva Empowering Consumers for the Green Transition si concentrano sulla protezione dei consumatori, assicurando che le affermazioni ambientali siano accurate, verificabili e supportate da dati concreti. Questo rappresenta un passo avanti nella lotta al greenwashing, fenomeno che negli ultimi anni ha spesso minato la credibilità delle imprese.
La trasparenza obbligatoria richiesta dalle normative potrebbe anche contribuire a superare il fenomeno opposto, il greenhushing: il silenzio delle aziende per evitare accuse di greenwashing. Adottando strumenti come il DPP e rendendo pubbliche le informazioni sulla sostenibilità, le imprese possono comunicare il proprio impegno in modo credibile, trasformando un obbligo normativo in un’opportunità per rafforzare la reputazione e il vantaggio competitivo.
Focus sul settore moda: un banco di prova per la sostenibilità
Un settore che ha spesso attirato l’attenzione per le sfide legate agli ESG, complice il forte richiamo esercitato sul pubblico e la costante attenzione mediatica, è quello della moda. La visibilità intrinseca di questo comparto lo rende particolarmente esposto alla lente d’ingrandimento di consumatori, investitori e autorità, amplificando l’impatto di eventuali pratiche scorrette o comunicazioni ambigue.
Casi recenti, come quelli legati al greenwashing o al mancato controllo lungo le catene di fornitura, hanno mostrato quanto sia cruciale per le aziende adottare un approccio strutturato e proattivo alla sostenibilità. Dichiarazioni ambientali imprecise o ingannevoli, così come pratiche opache nei rapporti con i fornitori, non solo rischiano di danneggiare la reputazione aziendale, ma possono portare a sanzioni e procedimenti giudiziari. Tali episodi evidenziano l’importanza di applicare trasparenza e controllo lungo tutta la supply chain, ripensando anche a una più equa redistribuzione del valore per garantire sostenibilità e responsabilità lungo l’intera filiera.
In questo contesto, è essenziale per le aziende del settore sviluppare strumenti e strategie che vadano oltre la semplice conformità normativa. L’adozione di una supervisione rigorosa, supportata da consulenti legali ed esperti ESG, diventa essenziale per gestire in modo efficace la comunicazione aziendale e i processi interni, riducendo il rischio di errori e rafforzando la fiducia di consumatori e stakeholder. Un approccio olistico alla sostenibilità non rappresenta solo un obbligo, ma anche un’opportunità per valorizzare il proprio ruolo nel panorama economico e sociale.
Costruire una strategia ESG solida e coerente
L’attuale quadro normativo, certamente complesso e in continua evoluzione, rappresenta senza dubbio una sfida significativa per le imprese, ma può rappresentare anche un’opportunità per distinguersi in un mercato affollato e sempre più sensibile alla sostenibilità.
La compliance alle nuove regole non deve essere vista come un semplice adempimento, ma come un’occasione per costruire una strategia ESG solida e coerente, in grado di migliorare la fiducia di investitori, consumatori e stakeholder. Le aziende che sapranno adottare un approccio trasparente e integrato non solo rispetteranno le normative, ma potranno posizionarsi come leader in un’era di crescente attenzione alla sostenibilità.