categoria: Res Publica
Ue e transizione ecologica: cosa frena il biometano?
Post di Catia Tomasetti, partner di BonelliErede e leader del Focus Team Infrastrutture, Energia e Transizione Ecologica –
L’azione della Commissione Europea nel contesto del REPowerEU – considerando il biometano come una delle fonti energetiche più efficaci per accelerare la decarbonizzazione (soprattutto nei settori del trasporto su gomma e marittimo, grazie per esempio alla compatibilità con le infrastrutture esistenti) e con l’obiettivo di consolidare il percorso già avviato di rafforzamento strategico dell’indipendenza energetica – prevede di incrementare la produzione di biometano fino a 35 miliardi di metri cubi all’anno (smc/a) entro il 2030.
Biometano prodotto e impianti, Italia seconda dopo la Francia
Secondo l’ultimo report dell’European Biogas Association (EBA), nel 2024 l’Europa ha raggiunto una capacità produttiva di 6,4 miliardi di smc/a, con un aumento del 37% rispetto la precedente rilevazione. Nel report l’Italia è al secondo posto dopo la Francia per numero di nuovi impianti installati e biometano prodotto, anche in ragione degli ambiziosi obiettivi di produzione fissati dal PNRR (pari a 0,6 miliardi di smc/a entro il 2023 e 2,5 entro la fine del 2026), che sta cercando di raggiungere, non senza le attese difficoltà. A tali obiettivi sono stati stanziati fondi PNRR per un totale di circa EUR1,7 miliardi.
Non solo, per favorire una graduale transizione regolamentare relativa agli incentivi, in vista del nuovo meccanismo di incentivi (DM 15/09/2022), finanziato dal PNRR, il precedente (DM 02/03/2018) è stato prorogato nell’agosto del 2022.
L’attuale sistema di incentivi ha due componenti: (a) un contributo in conto capitale pari al 40% dell’investimento sostenuto per la realizzazione degli interventi (riconversione di impianti a biogas esistenti per la produzione di energia elettrica ovvero costruzione di nuovi impianti per produzione di biometano) e (b) un incentivo alla produzione (cd. tariffa) spettante per un periodo di 15 anni.
Gli incentivi sono assegnati sulla base di procedure competitive aperte a cadenza periodica dal GSE che hanno permesso ad oggi di allocare circa il 70% della capacità produttiva incentivabile. Tuttavia le stime potrebbero dover essere riviste al ribasso data la complessità degli impianti da realizzare e le incertezze normative ancora presenti.
Incentivi generosi, ma ancora troppi ostacoli
Nonostante il grande sforzo delle istituzioni, permangono alcuni temi che non permettono al settore di crescere rapidamente. Gli incentivi, seppur generosi, contengono passaggi molto rigidi: manca la previsione di un meccanismo automatico di adeguamento annuo della tariffa all’inflazione (attualmente è previsto l’aggiornamento solo all’inflazione esistente al mese di pubblicazione del bando della relativa gara). Oltre a ciò, possono accedere al contributo in conto capitale solo gli impianti che entrano in esercizio entro il 30/06/2026, termine che già in due occasioni (forza maggiore per mancato collegamento alla rete e ai sensi del Decreto Ucraina) è stato escluso dalla possibilità di beneficiare di proroghe ex lege.
Persiste poi la difficoltà di individuare con precisione i passaggi per addivenire all’entrata in esercizio, data la poca uniformità delle regole di connessione dei singoli gestori di rete e la poca visibilità delle attività effettuate da quest’ultimi per rilasciare il verbale di verifica di attivazione dell’impianto (la cui data costituisce la data di entrata in esercizio). Al riguardo gli operatori auspicano l’emanazione di nuove norme che possano proteggere coloro che per cause di forza maggiore diverse da quelle già normate (ovvero, altre circostanze legittime) non riescano a rispettare la scadenza per l’entrata in esercizio.
Biometano, serve uno sforzo normativo
Il 18 novembre il GSE ha lanciato la quinta (e, per ora, ultima) procedura competitiva, la cui graduatoria sarà pubblicata entro il 17 aprile 2025 e dunque a meno di 14 mesi dal termine del 30 giugno 2026.
In conclusione, il settore del biometano è sicuramente strategico per la transizione ecologica europea e l’Italia è uno dei paesi chiave per attuarla, ma occorre un ulteriore e tempestivo sforzo normativo per poter rispettare gli obiettivi prefissati e consolidare la posizione di leader in Europa.