categoria: Vendere e comprare
Rifiuti elettronici (Raee), azioni concrete per rispondere all’Europa
Post di Vladimiro Carminati, Presidente di SAFE, hub delle economie circolari –
Lo scorso 2 luglio, la Commissione Europea ha notificato all’Italia la procedura d’infrazione n. 2024/2142 per il mancato raggiungimento degli obiettivi indicati dalla direttiva 2012/19/UE in merito ai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Quest’ultima stabilisce che gli Stati membri debbano garantire la raccolta di almeno il 65% delle AEE (apparecchiature elettriche ed elettroniche) immesse sul loro mercato nazionale o, in alternativa, l’85% dei RAEE prodotti nel loro paese.
Una circostanza che ha imposto a tutti i soggetti coinvolti nella gestione dei RAEE una seria riflessione sulle azioni da intraprendere per affrontare il problema. A partire dal Centro di Coordinamento RAEE (CDC RAEE), che ha segnalato due tipi di problema: da un lato le raccolte carenti, e dall’altro gli ingenti flussi che, pur venendo intercettati dai sistemi di raccolta, poi “spariscono” in quanto codificati in modo scorretto e avviati a filiere che sfuggono al conteggio del recupero dei RAEE. Le soluzioni chiave proposte dal CDC RAEE sono tre: 1) comunicare a cittadini e consumatori le modalità di raccolta; 2) trattare tutti i RAEE ricevuti nella maniera corretta; 3) rafforzare i controlli sulle filiere.
Il CDC RAEE ha sottolineato anche l’importanza di un decreto ministeriale che specifichi criteri, modalità tecniche e di verifica del trattamento dei RAEE.
Le carenze del sistema di intercettazione e raccolta dei Raee
Il mancato raggiungimento degli obiettivi non è imputabile alle filiere di recupero organizzate dai produttori, bensì alle carenze del sistema di intercettazione e raccolta. Secondo gli ultimi dati del CDC RAEE, il 79% dei RAEE viene intercettato nei Centri di Raccolta Comunali, mentre il rimanente 21% fa capo ai Luoghi di Raggruppamento organizzati dai produttori per accogliere i flussi intercettati presso i distributori retail (tenuti a ricevere i RAEE dai cittadini/consumatori in base ai meccanismi dell’“uno contro uno” e dell’“uno contro zero”) oppure presso gli installatori (ai quali frequentemente i cittadini/consumatori affidano le apparecchiature da sostituire).
Le filiere di riciclo dei RAEE messe in piedi dai consorzi e dagli altri organismi dei produttori non hanno alcun problema nell’assorbire i flussi raccolti e potrebbero gestire senza sforzo flussi maggiori di quelli attuali; i loro sistemi di ritiro coprono tutta Italia, incluse le piccole isole e i Comuni in alta montagna, con il 97% dei ritiri che avviene puntualmente.
I produttori, nonostante la legge non glielo chieda, stanno facendo di tutto per incrementare i livelli di intercettazione e raccolta e alimentare le loro filiere tracciate e regolari. Negli ultimi 15 anni i Consorzi hanno consegnato ai sistemi di raccolta oltre 200 milioni di euro di premi di efficienza, fatto bandi per 25 milioni di euro perché migliorassero le strutture di raccolta, e speso 5 milioni di euro in azioni di comunicazione.
Più opzioni, e più comode, per i cittadini
Oltre a questo, i consorzi che aderiscono a SAFE sono direttamente impegnati in azioni di sensibilizzazione con i giovani, perché consegnino i vecchi cellulari e le altre apparecchiature che si trovano nei cassetti di casa, e stanno realizzando percorsi di coinvolgimento e sensibilizzazione degli installatori delle caldaie perché consegnino il rottamato in modo corretto. Ma nonostante questi sforzi molti piccoli RAEE rimangono nei cassetti delle case dei cittadini.
Talvolta, infatti, i Centri di Raccolta comunali sono scomodi da raggiungere, lontani dalle abitazioni e dai percorsi abituali dei cittadini, o hanno regole d’accesso limitanti. Dal canto loro i retailer, pur essendo obbligati per legge a ricevere i RAEE dai cittadini, spesso non promuovono adeguatamente questa possibilità ai loro clienti. Dei circa 200.000 retailer che avrebbero l’obbligo di intercettare i RAEE, solo 10.000 hanno dichiarato di averlo fatto. Perché il livello di intercettazione delle raccolte comunali aumenti, bisogna offrire ai cittadini opzioni più comode delle piazzole comunali, organizzando rotte di raccolta stradale e domiciliare.
Infine, bisognerebbe incentivare i distributori retail, sollevandoli dalla responsabilità penale legata ad eventuali errori nella gestione dei depositi preliminari ubicati nei punti retail; se questi depositi fossero invece gestiti dal Centro di Coordinamento i RAEE, i produttori avrebbero la possibilità di svolgere una funzione di garanzia, mettendo in campo le competenze e le capacità adeguate.
Il problema principale: il mancato conteggio dei Raee raccolti
Ma le attuali carenze nei modi di raccolta non debbono distogliere da quello che è il problema principale, ossia le centinaia di migliaia di tonnellate di RAEE che, pur venendo raccolte, non sono conteggiate nel sistema. Se l’intera raccolta emergesse, l’Italia sarebbe molto vicina al raggiungimento dell’obiettivo europeo. L’attuale sistema “all actors” permette al detentore del rifiuto di consegnarlo al miglior offerente, e spesso le offerte più attraenti arrivano da soggetti che non operano in piena legalità, non classificano correttamente i rifiuti e li avviano a destinazioni inadeguate.
Per superare questa situazione non va messo in discussione il sistema “all actors” perché quest’ultimo garantisce il libero mercato, che è la chiave dell’efficienza. Tuttavia, se le uniche filiere soggette a controlli rigorosi sono quelle dei produttori, non ci si può aspettare che il libero mercato operi in maniera funzionale.
La soluzione è moltiplicare i controlli su tutte le filiere e imporre normativamente gli stessi standard di qualità e vincoli di tracciabilità anche alle aziende che operano al di fuori dei sistemi dei produttori. Fatto questo, ci sarà maggiore certezza che le azioni finalizzate all’incremento della raccolta contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi europei.