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Startup e Pmi, le tre mosse per un vero rilancio
Post di Farhad Alessandro Mohammadi, CEO dello Startup Studio Mamazen –
Ad oggi, le manovre di governo prospettate per supportare le PMI e le startup sembrano irrisorie rispetto alle reali esigenze per il rilancio economico italiano. Se si ritiene fondamentale puntare sulle imprese innovative, bisogna considerare che il settore sta crescendo e che gli investimenti di Venture Capital in Italia potrebbero raggiungere fino a 1,7 miliardi di euro entro la fine dell’anno (fonte: Growth Capital).
Tuttavia, gli incentivi fiscali approvati di recente dal Senato della Repubblica non sembrano essere sufficienti. Il punto più “forte” del testo può essere identificato nella possibilità di trasformare l’eventuale eccesso di versamento del credito d’imposta in credito per gli anni successivi, incentivando la capitalizzazione finanziaria e democratizzando l’accesso al mercato per nuovi investitori.
Bisogna però considerare che i big player – quelli con maggiore capacità di indirizzare capitali in Italia e all’estero – non basano le loro strategie sugli incentivi fiscali messi a disposizione dal governo, i quali risultano invece attraenti solo per i piccoli investitori. Questo rischia di attrarre solo player minori, spesso sprovvisti di una formazione finanziaria adeguata, il che potrebbe portare a una sfiducia generale nel mercato, creando un effetto boomerang.
Un sistema ancora poco attrattivo. Perché?
Si tratta dunque di una proposta che non aggiunge molto rispetto al precedente Startup Act e porta ben poca linfa al settore. Lo Stato dovrebbe fare di più per mettersi in gioco con le startup: se si guarda alle possibilità messe a disposizione da altri Paesi come il Regno Unito, risulta evidente come il nostro sistema sia ancora poco attrattivo.
Anche i numeri parlano chiaro: Global Data riporta che nel 2024 le startup inglesi hanno raccolto circa 9 miliardi di dollari nei primi sette mesi, con un incremento del 7,9%, mentre le startup italiane hanno chiuso il terzo trimestre con solo 524 milioni di euro investiti. La ragione di questa disparità è semplice: gli investitori sono maggiormente tutelati in Regno Unito, dove possono beneficiare di detrazioni significative (fino al 70% del capitale) sia al momento dell’investimento sia in caso di fallimento della startup. Questo rappresenta un potente incentivo per i finanziamenti verso le giovani realtà imprenditoriali.
Una nota negativa dalla manovra fiscale: la nuova Webtax
Un’ulteriore nota negativa viene dalle proposte contenute nella manovra fiscale, che prevedono, tra l’altro, l’estensione della Webtax al 3% sul fatturato senza alcuna soglia e l’imposizione di un tetto massimo di detrazione per chi investe in startup con redditi superiori a 75mila euro.
Fino ad oggi, solo le big tech erano soggette alla Webtax, ma dal gennaio 2025 il Governo punta a estenderla a tutte le aziende che offrono servizi su internet in Italia. Questa uniformazione potrebbe ostacolare le startup digitali e limitare la crescita e gli investimenti che si sperava di incentivare con la stessa manovra.
Il limite per le detrazioni, inoltre, rischia di allontanare i Business Angel – che rappresentano circa il 15% degli investimenti in fase pre-seed e seed – con conseguenze negative sugli investimenti nelle fasi iniziali.
Tre consigli al governo per il rilancio di Pmi e startup
Su cosa puntare allora?
È essenziale considerare una defiscalizzazione più incisiva, sul modello del Regno Unito, che preveda una detrazione iniziale del 30%, seguita da un ulteriore 30% in caso di insuccesso della startup. Inoltre, l’esenzione totale o parziale delle plusvalenze sugli investimenti di lungo termine incoraggerebbe ulteriormente il flusso di capitali.
È anche cruciale promuovere collaborazioni tra vari attori di mercato, come le PMI e le startup, incentivando le aziende a investire in realtà innovative attraverso maggiori detrazioni IRES e ampliando i programmi di co-investimento tra Governo e startup.
Infine, aumentare e rendere accessibile il fondo nazionale per startup e PMI innovative fin dalle prime fasi (pre-seed e seed) e facilitare l’accesso al credito bancario garantito dallo Stato rappresenterebbe un importante supporto per le giovani imprese. Perchè non pensare di introdurre incentivi fiscali per chi lavora nelle startup, con l’obiettivo di dare un impulso concreto al settore innovativo in Italia?