categoria: Il denaro non dorme mai
Private credit: i pro e i contro per le piccole e medie imprese in Italia
Post di Claudia Lotti, Senior Managing Director, e Giovanni Patricelli, Managing Director di FTI Consulting –
Il sistema finanziario italiano sta subendo una profonda trasformazione, trainata da una serie di fattori macroeconomici e normativi che stanno ridisegnando le dinamiche di finanziamento del Paese. Negli ultimi anni, l’economia globale ha affrontato una serie di sfide che hanno messo a dura prova i sistemi finanziari e produttivi. L’aumento dell’inflazione e le politiche monetarie restrittive attuate dalle principali banche centrali per contrastarla hanno portato a un incremento del costo del denaro.
Le incertezze geopolitiche e il credito bancario più costoso e meno accessibile per molte imprese, soprattutto per quelle piccole e medie, hanno fatto strada a nuove fonti di credito, tra cui il private credit che, pur non essendo l’unica, si sta affermando come una delle possibili alternative ai metodi di finanziamento tradizionali.
Una cultura legata al territorio e le forme alternative di credito
Oggi, il mercato italiano del private credit riflette la recente evoluzione dell’economia e del contesto industriale locale. Rispetto ad altri Stati europei, le Piccole e Medie Imprese (PMI) italiane rappresentano una quota significativamente elevata del valore aggiunto: nel 2023, ad esempio, le PMI, spesso a conduzione familiare, hanno rappresentato circa il 63% del valore aggiunto del Paese, rispetto al 47% della Germania e al 42% della Francia. Una cultura aziendale così legata al territorio è caratterizzata da un approccio tradizionale al finanziamento, ancora molto basato su relazioni locali di lunga data, piuttosto che su forme alternative di credito, soprattutto se provenienti da istituzioni internazionali.
I tassi di interesse e la competitività del private credit
Per sostenere le imprese durante il periodo pandemico, il governo italiano ha introdotto forme di sostegno finanziario, tra cui garanzie statali, che hanno permesso alle banche di continuare a concedere prestiti spostando il rischio di default su altri tavoli. Questo contesto di generale volatilità ha aperto le porte a tipologie alternative di finanziamento con soluzioni più flessibili e adattabili alle esigenze specifiche delle imprese.
Tra queste soluzioni, il private credit rappresenta un’opzione utile per rispondere alle attuali sfide del mercato e a situazioni in cui l’accesso ai finanziamenti tradizionali diventa più complesso. I tassi di interesse, che hanno iniziato a salire bruscamente dal 2022, hanno ulteriormente contribuito a ridurre il differenziale tra i prodotti per il finanziamento tradizionali e il private credit, rendendo quest’ultimo più competitivo, con fasi di istruttoria e delibere più flessibili rispetto a quelle adottate dal ceto bancario italiano.
In Italia investimenti nel private credit più che raddoppiati
Guardando a qualche numero, dai dati dell’Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt (AIFI) si evince che, negli ultimi anni, gli investimenti totali nel private credit in Italia sono aumentati significativamente, passando da circa 1,3 miliardi di euro nel 2020 a circa 2,9 miliardi di euro nel 2023. Nonostante un leggero rallentamento nel 2023 se paragonato al 2022, questa crescita indica un consolidamento positivo del settore.
L’attrattività del mercato italiano per gli investitori internazionali è cresciuta anche grazie a una serie di riforme che hanno permesso di semplificare le barriere all’ingresso di nuovi capitali e intervenire significativamente sulla legge fallimentare.
I player internazionali hanno visto un aumento considerevole dei volumi investiti negli ultimi anni, passati da circa 1 miliardo di euro nel 2020 a più di 2 miliardi di euro nel 2023, rappresentando il 75% del totale ammontare investito nel 2023 contro il 25% degli operatori domestici. Questo crescente interesse è indicativo della fiducia nella stabilità e nelle opportunità del mercato italiano, che offre un terreno fertile per la diversificazione dei portafogli degli investitori.
I private lenders tendono ad avere processi decisionali più rapidi
Tra i vantaggi competitivi che rendono il private credit una scelta interessante per le imprese c’è innanzitutto la velocità: i private lenders tendono ad avere processi decisionali più rapidi rispetto alle banche tradizionali, grazie a una struttura più snella e a una maggiore adattabilità della due diligence, un aspetto cruciale per le operazioni di M&A per le quali il tempo è un fattore determinante.
Tenendo presente che, a seconda delle esigenze e del profilo di rischio di ciascuna impresa, altre forme di finanziamento potrebbero risultare più appropriate, un altro punto di forza del private credit è rappresentato dalla personalizzazione: a differenza dei prestiti finanziari standard, il private credit può essere personalizzato in base alle esigenze specifiche di un’azienda, con clausole e covenant negoziate bilateralmente a seconda del contesto. Questo consente di rispondere al meglio alle singole situazioni di rischio-rendimento, soprattutto quelle meno appetibili al segmento bancario tradizionale.
Infine, anche la privacy è una caratteristica distintiva del private credit, soprattutto se paragonato a strumenti di debito pubblici. Le transazioni private, infatti, non richiedono necessariamente un numero inferiore di informazioni, ma la loro distribuzione avviene in contesti riservati. Questo consente di ridurre gli oneri amministrativi per le imprese, se paragonati, ad esempio, a pubblicazioni trimestrali agli investitori, e di mantenere un maggiore controllo sulle proprie informazioni finanziarie.
Ci sono dei contro: natura illiquida e prezzi, per esempio
Vi sono tuttavia anche alcuni elementi che rendono il private credit meno attrattivo del mercato del finanziamento tradizionale. La sua natura sostanzialmente “illiquida” e adattabile ai singoli contesti si traduce in un prezzo più elevato sia rispetto ai mercati pubblici di debito, più liquidi, sia al canale bancario tradizionale, più standardizzato. Non è però una panacea, e la sua convenienza dipende dal contesto specifico di ciascuna azienda.
Cosa aspettarsi per il futuro
Guardando alle aspettative future, il mercato del private credit in Italia potrebbe registrare nuovi interessanti sviluppi. La traiettoria della politica monetaria rimarrà un fattore chiave: qualsiasi riduzione dei tassi potrebbe infatti stimolare l’attività di prestito in generale, facendo da volano anche ad una potenziale ripresa delle attività di M&A. A differenza del passato, però, le banche non potranno più contare sul supporto statale e, anche in considerazione di un generalizzato aumento del costo del capitale, potrebbero quindi essere meno propense a concedere prestiti. Questo vale soprattutto per il settore delle PMI, tradizionalmente meno strutturato e quindi potenzialmente più rischioso.