categoria: Vicolo corto
Digitalizzazione, se l’Italia arranca è solo colpa delle imprese?
Post di di Renzo Ravaglia, CEO e Co-Founder di FibreConnect –
L’Italia fatica a tenere il passo con la digitalizzazione, con molte Piccole e Medie Imprese (PMI) ancora indietro nell’adozione di tecnologie digitali rispetto alla media europea.
Nonostante che le PMI italiane presentino numerosi vantaggi rispetto ai loro concorrenti internazionali, a partire da una maggiore competitività, una migliore ottimizzazione dei processi aziendali, oltre a una maggiore resilienza, nella digitalizzazione le PMI italiane si trovano di fronte a sfide assai impegnative, legate a barriere tecnologiche, culturali ed economiche. È quindi fondamentale che il Paese continui a promuovere iniziative e investimenti per favorire l’adozione delle tecnologie digitali nelle piccole e medie imprese, al fine di sostenerne la competitività e la crescita in un mercato sempre più globale.
Guardando il contesto europeo, la posizione dell’Italia non è particolarmente positiva: l’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI), infatti, colloca il nostro Paese al 18° posto sui 27 Stati dell’UE. Il DESI è un indice che confronta i progressi compiuti dagli Stati membri nella digitalizzazione e aiuta a identificare le carenze, sia a livello di processo, sia di competenze digitali e di diffusione delle reti 5G e in fibra ottica. Tra il 2017 e il 2022, il punteggio dell’Italia nell’indice DESI è passato da 28,2 a 49,3, registrando il progresso più significativo tra tutti i paesi dell’UE, sebbene rimanga ancora inferiore alla media europea (52,3) e a Spagna (60,8), Francia (53,3) e Germania (52,9).
Per quanto riguarda le competenze digitali, l’Italia è nuovamente indietro rispetto agli Stati membri, con solo il 15,5% delle imprese che hanno offerto formazione in ambito ICT ai propri dipendenti, rispetto a una media Europea che sfiora il 20%. Passando al livello di istruzione, la situazione è ancora più critica: la quota di laureati in ambito ICT sul totale della popolazione con una laurea è solo dell’1,4% rispetto al valore UE che, anche in questo caso, raggiunge la quota significativa di circa il 4%, posizionando l’Italia all’ultimo posto tra i Paesi UE.
La carenza di competenze digitali ha un impatto diretto e sensibile sull’economia reale; infatti, il quadro appena descritto viene confermato anche dai significativi dati sul livello di “Digital Intensity” delle imprese italiane rilevati dall’ISTAT. L’analisi ha evidenziato importanti differenze in termini di fatturato medio per addetto tra le imprese con un Digital Intensity Index (indice costruito a livello di microdati che misura l’utilizzo da parte delle imprese di 12 diverse tecnologie digitali) alto rispetto alle imprese con un indice basso. I risultati sono rilevanti: il fatturato medio per addetto delle imprese con più di 10 dipendenti passa da 162.400 euro per le aziende con un indice di “Digital Intensity” molto basso a 408.500 euro per quelle con indice alto. Delle PMI italiane, nel 2023, solamente il 60,7% aveva adottato almeno 4 attività digitali sulle 12 utilizzate per comporre l’indice, facendo leggermente meglio rispetto alle media dei 27 Paesi UE (57,7%).
Digitalizzazione delle aree industriali e artigianali: il contesto italiano
Analizzando più nel dettaglio la situazione del Paese e delle imprese italiane in relazione agli investimenti in ambito ICT, si nota una discrepanza importante: secondo l’ultimo report di Assintel, il mercato ICT business in Italia nel 2023 aveva un valore complessivo di quasi 39 miliardi di euro, con una previsione di crescita nel 2024 fino a raggiungere i 41 miliardi di euro. Tuttavia, gli investimenti sono trainati principalmente dalle grandi aziende che operano in Italia, con quelle con più di 100 dipendenti che rappresentano il 76% del totale investito, mentre le PMI si fermano al 24%.
Questo dato è in contrasto con la realtà imprenditoriale del Paese: il tessuto economico italiano è composto da circa 5 milione di Piccole e Medie Imprese, che per oltre il 70% si trovano in Aree Industriali e Artigianali (AIA) situate al di fuori dei centri urbani.
Secondo le rilevazioni di FibreConnect, operatore italiano che offre servizi di connettività in fibra ottica ad alte prestazioni per imprese non ancora raggiunte dalla connessione, in Italia esistono oltre 14.000 agglomerati industriali, artigianali e commerciali, caratterizzati da una densità decisamente inferiore rispetto ai centri abitati. Le poche unità immobiliari di queste aree sono raggiunte in moltissimi casi solamente dalle tradizionali linee in rame, ovvero molto limitate in termini di velocità e affidabilità rispetto alla fibra ottica.
Nonostante il PNRR abbia previsto importanti investimenti – circa 7 miliardi di euro – anche per la banda ultra-larga, mentre la copertura della rete in fibra ottica (FTTH) per i clienti residenziali ha raggiunto il 54%, secondo un’analisi di FibreConnect realizzata su dati del Registro Imprese, nelle aree industriali e artigianali, cuore pulsante dell’economia, è inferiore al 20%.
Potendo contare su un’infrastruttura di rete interamente in fibra ottica, anche le piccole e medie imprese potranno investire nelle tecnologie emergenti come l’AI o dotarsi di soluzioni professionali di servizi in cloud o di cyber security e raggiungere un livello di “Digital Intensity” che consenta loro di competere alla pari con le grandi aziende, sia a livello nazionale, sia a livello europeo e mondiale.
La mancanza di accesso alla rete a banda ultra-larga e a infrastrutture tecnologiche ad alta velocità rappresenta un grave ostacolo per lo sviluppo delle PMI e per l’intero Paese, limitandone il potenziale di crescita. Affrontare questa sfida richiede un impegno determinato e coordinato da parte di tutti gli attori interessati e solo attraverso investimenti mirati è possibile garantire un futuro digitale per i cittadini e le imprese e lo sviluppo socioeconomico del Paese.
La crescita del Paese passa (anche) dalle Aree Industriali e Artigianali
Le infrastrutture e le tecnologie realizzate da aziende come FibreConnect – che nel 2023 ha reso disponibile la fibra ottica a più di 35.000 aziende, dislocate in 67 diverse Aree Industriali e Artigianali e ha attivato una dorsale di rete di lunga distanza di circa 4.000 km di fibra ottica – unite agli investimenti previsti dal PNRR sono fondamentali per il futuro delle PMI.
Infatti, è essenziale che le aziende possano sfruttare appieno i vantaggi della digitalizzazione, come la semplificazione, l’automazione, la smaterializzazione e l’adozione di processi data-driven, oltreché diminuire i costi e migliorare l’efficienza e la competitività del proprio business.