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La terra non è piatta. Rischi e opportunità per le aziende italiane
Post di Mario Angiolillo, Direttore dell’Osservatorio Relazioni EU-UK-USA di The Smart Institute. Esperto di tematiche geopolitiche e di relazioni internazionali, svolge attività di advisory per diverse società con particolare riferimento agli impatti e alle opportunità offerte da Brexit –
Alla vigilia di due momenti importanti quali le elezioni europee e le elezioni americane, cresce l’attesa su quali ne saranno le ricadute sull’attuale situazione geo-politica e geo-economica, e quali le ricadute per l’economia italiana e per le aziende italiane, in un contesto caratterizzato da una sempre più evidente frammentazione geo-politica e dalla conseguente situazione di instabilità.
Una situazione determinatasi in questi ultimi anni, con Brexit che ha anticipato in Europa un fenomeno proseguito con la cosiddetta guerra dei dazi, passato per la pandemia da Covid-19, per la disarticolazione delle catene del valore tradizionali, fino a giungere oggi alla crisi generata dai conflitti drammaticamente in corso nel mondo.
La terra non è piatta: cosa rischiano le aziende italiane?
È di questo che si è discusso nel webinar organizzato da The Smart Institute e dallo Studio Legale LCA, tenutosi lunedì 6 maggio, sul tema “La terra non è piatta. Rischi e opportunità per le aziende italiane nel post-globalizzazione”.
Occasione per il webinar è stata la presentazione della seconda edizione del Report “Brexit Paper” e dell’indicatore “Brexit Shock Index”, realizzati da Mario Angiolillo e Stefano Riela di The Smart Institute, che analizzano gli effetti di Brexit sull’economia italiana ed europea.
Nel corso del webinar, moderato dalla giornalista e Ceo di Laurus Project Laura Lamarra, insieme ai due autori del Report sono intervenuti Alessandro Umberto Belluzzo, Presidente della Camera di Commercio Italiana nel Regno Unito, Simone Crolla, Consigliere Delegato della Camera di Commercio Americana in Italia e Steven Sprague, Presidente della Camera di Commercio Britannica in Italia. I lavori sono stati aperti da Pasquale Merella, Presidente di The Smart Institute, con le conclusioni di Leah Dunlop, Partner dello Studio Legale LCA.
Il “Brexit Paper” e l’indicatore “Brexit Shock Index”
Il dibattito è partito dalla presentazione del Report e dell’indicatore, con una rapida overview sui cambiamenti intercorsi per effetto dell’accordo di recesso tra UE e Regno Unito, il cosiddetto Withdrawal Agreement, e dall’accordo sulle relazioni nel post Brexit, il Trade e Cooperation Agreement (TCA).
Sono poi stati illustrati i dati e le tre variabili analizzate: commercio di beni, commercio di servizi, investimenti diretti esteri (IDE).
Guardando ad esempio al commercio di beni, negli ultimi 12 mesi (marzo 2023 – febbraio 2024) l’interscambio è stato di 34,5 miliardi di euro e per l’Italia si è registrato un saldo di 17,6 miliardi euro.
È stato poi illustrato l’indicatore, realizzato partendo dall’analisi delle tre variabili in entrata e in uscita, osservandone le variazioni annuali rispetto alla media 2014-2015, periodo pre-referendum.
Il Brexit Shock Index tra Italia e Regno Unito, con i dati disponibili completi al 2021, risulta positivo: questo significa che i rapporti economici tra i due Paesi sono complessivamente aumentati rispetto al periodo pre-referendum (media 2014-2015).
Lo stesso è positivo anche per i rapporti tra gli altri Paesi dell’UE (UE 26) e Regno Unito, ma inferiore rispetto a quello italiano.
In entrambi i casi si evidenzia l’aumento degli IDE che si contrappongono al calo significativo del commercio di beni e servizi.
In questa analisi bisogno comunque considerare come non sia stato possibile isolare gli effetti di Brexit dagli effetti di altri impattanti accadimenti geo-politici e geo-economici tra cui il periodo caratterizzato dalla pandemia da Covid-19.
Le relazioni tra Italia e Regno Unito
Nel corso della tavola rotonda, che ha visto interventi puntuali e molto competenti, sono stati trattati diversi temi.
Si è partiti dallo stato delle relazioni tra Italia e Regno Unito, sottolineando come i rapporti economici siano ancora molto buoni, anche se oggi ci sono maggiori complessità da tenere in conto rispetto alla situazione ante Brexit.
Le opportunità di business oltre Manica risultano positive e si registra un incremento del numero e delle dimensioni delle aziende italiane presenti. In particolare i settori in maggiore sviluppo sono quelli dell’innovazione, il digitale, il green e il benessere.
È stato poi evidenziato come oggi il Regno Unito stia attraversando un cambiamento epocale per effetto dell’inaspettato salto verso l’ignoto determinato da Brexit, che ha generato una situazione di incertezza. Questa si è sommata all’incertezza determinata da altri fattori quali ad esempio il Covid, le tensioni geopolitiche, il climate change. Il Regno Unito ha così dovuto ripensare il suo ruolo di isola in un mondo molto diverso da quello del 1973 quando entrò nel mercato comune, e l’attuale Governo ha cercato di avere punti di appoggio in Europa. Questo ha creato una vicinanza politica con l’Italia che ha portato, ad esempio, lo scorso aprile alla firma tra i due Governi di un Memorandum di Intesa sulla Cooperazione Bilaterale tra Italia e Regno Unito.
Le relazioni tra Stati Uniti e Regno Unito
È stato poi evidenziato come la cosiddetta “relazione speciale” tra U.S.A. e Regno Unito non sia cambiata per effetto di Brexit. Sono anzi aumentati gli scambi commerciali tra le due parti, con un incremento delle esportazioni U.S.A. che registra una bilancia commerciale attiva. Sono inoltre fortemente cresciuti gli investimenti U.S.A. nel Regno Unito. I due Paesi continuano inoltre ad essere accomunati da una politica di contenimento delle crisi geopolitiche nel mondo e da una forte presenza nella NATO.
Questa relazione speciale è stata di recente riconfermata dai Presidenti Biden e Sunak che hanno parlato di una Atlantic Declaration che potrebbe poi trasformarsi in un Free Trade Agreement che però probabilmente non verrà realizzato prima delle prossime elezioni americane e di quelle nel Regno Unito.
Il Commonwealth e le opportunità per l’Italia
In questo contesto è interessante guardare anche al Commonwealth. Nel Post Brexit sono sensibilmente cresciuti gli scambi commerciali tra Regno Unito e Paesi Commonwealth ed in particolare con Australia, Canada, India, Singapore e Sudafrica.
L’area Commonwealth è da monitorare con attenzione anche dall’Italia per cogliere le opportunità offerte da questi mercati.
Conclusioni: la grande frammentazione
Lo scenario geo-politico e geo-economico è oggi caratterizzato da una grande frammentazione. Nei prossimi mesi si terranno le elezioni europee, quelle americane e anche quelle nel Regno Unito. E in questo anno saranno chiamati alle urne 64 Paesi pari a circa il 49 per cento della popolazione mondiale, tra cui l’India che conta circa un miliardo di elettori.
La situazione è quindi ancora in forte e veloce evoluzione.
Vi è quindi l’intenzione di ritrovarsi, a seguito della pubblicazione della terza edizione del Report di The Smart Institute, per continuare a monitorare e a confrontarsi sui temi e sugli accadimenti oggetto del dibattito.
Linkedin: Mario Angiolillo