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L’ossessione di Elon Musk per i media e la [sua] libertà di parola
Post di Pier Luca Santoro, consulente di marketing, comunicazione & sales intelligence, project manager di DataMediaHub –
La fuga di inserzionisti e il pesante calo di ricavi della piattaforma di microblogging sono il risultato della gestione di X da parte di Elon Musk. Anche il rebranding si è rivelato un flop. A più di duecento giorni da quel 23 luglio 2023 in cui Twitter è stato rinominato X sono pochissime le persone che lo chiamano con il nuovo nome.
E, rispetto al picco di 368,4 milioni di utenti a fine 2022, si stima che questi saranno 335,7 milioni a fine 2024. Ovvero circa 33 milioni in meno, pari ad un calo di quasi un utente su dieci [- 8.8%].
Secondo diversi esperti di comunicazione e marketing, consultati di recente da CNN, Musk in pochi mesi ha rinunciato a un grande patrimonio costruito negli anni intorno all’identità di Twitter.
Tra i forti utilizzatori di Twitter vi erano sicuramente le testate giornalistiche e i giornalisti, che ne apprezzavano la sua immediatezza e l’accesso a numerose fonti per raccontare i fatti mentre accadevano in tempo reale. E che in questi mesi ne hanno raccontato la deriva.
La battaglia di Elon Musk contro i media
Solo per stare ai fatti più recenti, il 25 marzo ultimo scorso, il tribunale federale di San Francisco ha emesso una decisione sulla causa intentata da X contro il Center for Countering Digital Hate, organizzazione no profit che combatte l’incitamento all’odio online, per le sue segnalazioni di incitamento all’odio e disinformazione su X, ritenendola “infondata e intimidatoria”. E pochi giorni prima X ha cambiato la sua politica sulla privacy per vietare agli utenti di pubblicare i veri nomi di persone dietro account anonimi dopo aver sospeso gli account che smascheravano un sospetto fumettista neonazista.
Ed ancora, al inizio di questo mese, X ha promosso un titolo falso sull’attacco dell’Iran a Israele sulla sua pagina Esplora, dopo che Elon Musk ha promesso “notizie personalizzate in tempo reale create da Grok AI”.
In tutto questo Elon Musk sta conducendo una vera e propria battaglia contro i legacy media, i media tradizionali, e in favore della [sua] libertà di parola, i cui contorni sono quantomeno dubbi. Spesso lo fa rilanciando i contenuti di DogeDesigner, account con oltre mezzo milione di follower, che twitta dati di cui non si conosce la provenienza.
I dati sul crollo del traffico
È il caso del supposto crollo di traffico al sito di Bloomberg, piuttosto che quello di Reuters, o dei dati stando ai quali X starebbe [il condizionale è d’obbligo] rimpiazzando fonti d’informazione con il NYTimes o il Wall Street Journal. Con appelli ai suoi, quasi, 180 milioni di follower di mandare ad amici e conoscenti link ad X per far sapere loro che succede con l’informazione tradizionale che, tra le altre cose pubblicherebbe dati falsi sul declino della piattaforma social che invece, sempre stando ai dati senza fonte del suo account “amico preferito”, crescerebbe di giorno in giorno.
Insomma, non passa giorno nel quale Musk non conduca la sua battaglia, senza esclusione di colpi, contro i media tradizionali colpevoli, a suo dire, di censura e falsità. Ma cosa ne pensano le persone al riguardo?
Cosa dice l’analisi delle conversazioni
Per provare a dare una risposta al riguardo, sono state analizzate le conversazioni online [social + news online + blog e forum] negli ultimi trenta giorni. a livello globale, relativamente proprio a Musk.
Quasi 4,5 milioni di citazioni per Musk, da parte di più di 540 mila utenti unici, i cui contenuti hanno convolto [con like e reaction + commenti e condivisioni] 36,7 milioni di persone.
Conversazioni online che hanno una connotazione in netta prevalenza negativa per quanto riguarda il sentiment, la quota di emozioni e, appunto, sentimenti contenuti nelle verbalizzazioni online sull’eccentrico miliardario. E che, come mostra la word cloud, la nuvola di parole con i termini maggiormente utilizzati in queste conversazioni, ha proprio sui media e le news, le notizie, una delle principali criticità [rosso = sentiment negativo].
La schiera di adoranti di Musk e la maggioranza contraria
Relativamente ai Post di/su Elon Musk e altri a lui correlati emergono accuse di parzialità politica, in particolare contro i democratici, e sforzi per mettere a tacere alcune voci. Commenti di un conduttore della CNN su schiavitù ed equità, seguiti da una risposta di Elon Musk e dal successivo rammarico per la provocazione razziale. Un tweet cancellato di un conduttore di MSNBC, canale televisivo all news statunitense via cavo, in cui si sosteneva che Trump avrebbe condotto un altro bagno di sangue se avesse perso le elezioni, ma in realtà si riferiva all’industria automobilistica. Piuttosto che il forte coinvolgimento e sostegno contro la censura anti-filopalestinesi messa in atto da Musk.
In conclusione, dunque emerge chiaramente che, se il proprietario di X ha una schiera di adoranti che gode e approva, la netta maggioranza delle persone non approva e critica le sue posizioni. Il rischio di bruciare i 44 miliardi investiti, e di un’implosione di quello che è stato per anni il newswire per eccellenza, appare concreto.
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