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Onde di Elliott e Fibonacci: dalla ciarlataneria all’analisi ciclica
Fibonacci e onde di Elliott: vade retro, Satana!
Fino a qualche lustro fa era assolutamente proibito parlare delle onde di Elliott e dei numeri di Fibonacci in campo finanziario.
Chiunque avesse osato farlo era immediatamente scomunicato e, quando andava bene, veniva confinato nell’eremo dei cantastorie mentre quando andava male veniva incarcerato tra i truffatori seriali senza possibilità di appello.
Oggi queste due tecniche di previsione dei prezzi di Borsa vengono insegnate nelle Università e blasonati editorialisti finanziari le citano serenamente nei propri elzeviri
Prima di venire a bomba spieghiamo in maniera semplice cosa è la teoria delle onde di Elliott.
Si tratta di un metodo di previsione ciclico ideato da Ralph Nelson Elliott, che la sviluppò negli anni ’30, basandosi sulla serie dei numeri di Fibonacci.
( il Golden Ratio di Fibonacci Fonte: www.lombardreport.com )
La serie di Fibonacci è una serie di numeri che hanno diverse proprietà matematiche: la serie è data da
1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34 …
Le proprietà matematiche sono le seguenti:
- La somma di due numeri vicini forma il numero successivo della serie: 2+3=5; 13+21=34; 89+144=233; etc..
- Il limite che tende ad infinito del rapporto tra un numero e il successivo è uguale a 0,61803.
- Il limite che tende ad infinito del rapporto tra un numero e il suo precedente è uguale ad 1,618.
- Il rapporto di un numero per il secondo che lo precede è sempre pari (tendente a) 2,618, che è il quadrato di 1,618.
Ebbene le onde di Elliott sono basate proprio sui numeri di Fibonacci.
Nella sua teoria infatti Ralph Nelson Elliott ha identificato due categorie fondamentali di onde: l’onda d’impulso, caratterizzata da una struttura composta da altre 5 onde, e l’onda correttiva, con una configurazione di 3 onde. Queste due tipologie d’onda costituiscono l’architettura di base del modello elliottiano.
Il ciclo elementare nel contesto della teoria di Elliott è articolato in otto onde. Le prime cinque, denominate onde 1, 2, 3, 4 e 5, si concatenano per formare un movimento ascendente, noto come “impulso”. Seguono poi le onde correttive A, B e C, che delineano una correzione del movimento precedente.
Elliott enfatizza la natura frattale del mercato, suggerendo che questo schema di otto onde sia potenzialmente infinito. Ogni onda, infatti, può essere decomposta in cicli più brevi, seguendo lo stesso principio.
( Fonte: www.lombardreport.com )
Fino a qua una spiegazione che potete trovare tranquillamente altrove su internet.
Vediamo di mettere ordine in questa teoria che potrebbe dare adito a qualche sospetto di cialtroneria.
L’analisi tecnica può essere suddivisa in due grandi sottoinsiemi di tecniche: quelle che seguono il trend e quelle che si basano sulla regressione alla media. Partendo da questa prospettiva, dare un inquadramento concettuale della teoria delle onde di Elliott diventa molto più semplice. Ogni volta che ci si imbatte in una nuova metodologia, infatti, bisogna chiedersi a quale di queste due categorie appartiene.
I trend non durano per sempre
Ed è per questo che esistono i cicli: i trend terminano e si verifica una regressione alla media. Il mercato alterna questi due comportamenti. Poiché i cicli esistono nei mercati finanziari esiste l’analisi ciclica che li studia in tutte le loro forme.
L’analisi ciclica è un argomento rispettabile che viene regolarmente insegnato nelle università, solitamente con l’ausilio di alcuni sofisticati strumenti statistici come gli studi econometrici sulla stagionalità o l’analisi di Fourier.
Teoricamente le onde di Elliott appartengono alla categoria dell’analisi ciclica. Ma i critici della teoria delle onde di Elliott sottolineano la mancanza di test statistici a sostegno e l’assenza di solide prove che dimostrino la loro efficacia.
E questo senza menzionare il fatto che R.N. Elliott, che ha inventato questa teoria delle onde, morì povero. Questo fatto solleva in molti un dubbio: quanto può essere stata efficace questa tecnica di previsione di Borsa se il suo inventore è morto in bolletta ? Parlando francamente io credo che il portafoglio di un inventore, di un qualsiasi inventore, non abbia nulla a che fare con la sua capacità di pensare. Tra il portafoglio di un inventore e l’intelligenza della sua invenzione ce ne passa …
I seguaci della teoria delle onde di Elliott, numerosi anche in Italia e spesso combattivi su questo argomento, rispondono tenacemente a tutti queste critiche sostenendo che l’analisi tecnica è un’arte, non una scienza. Quindi con questa loro replica tutte le affermazioni diffamatorie nei confronti delle onde di Elliott sono destinate a un rapido insuccesso.
Tre decenni fa devo confessare che io ero tra i più accaniti oppositori delle onde di Elliott. Ero nel campo di chi pensava che questo approccio mancasse di qualsiasi fondamento statistico e quindi non potesse essere preso sul serio.
Tuttavia, negli anni, ho incontrato diversi trader professionisti che mi hanno convinto del contrario, e tra tutti cito Virginio Frigieri, forse oggi l’analista tecnico italiano che più ha approfondito questa teoria.
Quello che posso aggiungere è che molto raramente le onde di Elliott vengono utilizzate dai trader professionisti come tecnica di trading autonoma. I punti di entrata e di uscita effettivi di un trade sono calcolati secondo le tecniche di analisi tecnica più salutari. Così, le onde di Elliott forniscono solo un indizio sul ciclo di mercato e sul prossimo cambio di direzione del trend.
Quindi, in pratica, ciò che la teoria delle onde di Elliott fa è ricordare che un trend non è per sempre e bisogna essere pronti in qualsiasi momento ad affrontare un cambio di trend
È lo stesso promemoria vale per ogni imprenditore: ogni azienda ha un ciclo di vita in cui nasce, prospera e poi alla fine declina. L’imprenditore deve essere abbastanza agile da cogliere il momento giusto per capitalizzare esattamente come quello giusto per iniziare un nuovo business.
( Fonte: www.lombardreport.com )
La mia convinzione personale è che la teoria delle onde di Elliott, nella sua interpretazione più pura, esprima un approccio di “regressione alla media” o in altre parole un approccio simile all’antico adagio “dopo la pioggia, esce il sole” e viceversa.
Lo stesso avviene in Borsa: dopo un rialzo viene un ribasso e via andare.
Questo è un approccio più facile da predicare che da seguire nella pratica a causa della mancanza di un timing preciso. Ma ricorda comunque al trader che c’è sempre un possibile cambio di direzione del trend in arrivo.
E qual è il momento in cui si guadagna di più dai mercati? È proprio durante un cambio di direzione del trend. Quando un trend consolidato cambia direzione è il momento in cui o si viene stoppati in perdita o si fa fortuna.
Quindi, quale conclusione possiamo trarre da tutto questo?
Nel libro di Qohelet (Ecclesiaste) della Bibbia c’è una citazione ben nota che “tutto sarà ridotto di nuovo in polvere”. E questo è anche il messaggio che riceviamo dalla teoria delle onde di Elliott: ogni trend ha un inizio e una fine, prima o poi.
Un trend non dura per sempre.
E poiché i trend non durano per sempre, esistono i cicli. E il trader quando ha avuto la bravura di azzeccare un trend ricordi che anche quel trend con la relativa fortuna accumulata un bel giorno scomparirà come neve al sole. Questa conclusione può sembrare banale, ma è l’essenza dell’analisi tecnica ciclica.
E se continua ad apparirvi banale chiedetelo a tutti quegli investitori che hanno brillantemente accumulato una fortuna in borsa per poi vederla un giorno scomparire senza avere avuto il coraggio di convincersi in tempo “che non può esserci il sole per sempre”.
Twitter @EmilioTomasini