Dare per avere, una cultura del lavoro sana per risultati e crescita

scritto da il 30 Ottobre 2023

Post di Mario Alessandra, Fondatore e Amministratore Delegato di Mindwork, società che si occupa di benessere psicologico per le aziende –

Lo psicanalista tedesco Erich Fromm sosteneva che in amore bisogna imparare a dare prima ancora che a ricevere. Non che il rapporto tra azienda e lavoratrici e lavoratori sia una relazione romantica, sappiamo che raramente è così. Ma certamente da quanto ci insegna Fromm si possono trarre delle indicazioni sulla direzione che le organizzazioni devono necessariamente prendere per restare rilevanti nell’era della poli-crisi.

Partiamo intanto dal chiederci come stanno le persone nelle aziende italiane. I dati 2023 dell’Osservatorio BVA Doxa-Mindwork sul benessere psicologico nelle imprese italiane, ormai alla quarta edizione, fotografano un malessere cronicizzato tra i lavoratori e le lavoratrici, con 3 persone su 4 che dichiarano di aver provato almeno uno dei sintomi del burnout e una su 5 alla quale invece il burnout è stato proprio diagnosticato. E a gravare sulle aziende italiane anche il numero di persone che lasciano il lavoro per motivi legati al malessere psicologico, più di una su 2.

I costi della salute mentale in Europa

A corredo di questo scenario non idilliaco, vanno tenuti in considerazione i costi della salute mentale, per aziende e società tutta. Da una parte le aziende che affrontano costi in termini di minore produttività, maggiore assenteismo e scarsa capacità di intercettare i talenti migliori, soprattutto tra le persone più giovani. Dall’altra, i crescenti costi sociali legati al disagio psichico e il conseguente peso sul sistema sanitario pubblico, di certo non in grado di accoglierlo in toto. In particolare, la stima dei costi più recente e affidabile è quella della Commissione Europea che ha definito in 600 miliardi di euro l’anno il costo del malessere psicologico nell’Unione Europea, ovvero il 4% del prodotto interno lordo (PIL) dell’UE.

Una cultura del lavoro sana e sostenibile

In questo contesto, è evidente che le imprese debbano giocare un ruolo non solo nel favorire la crescita professionale, ma anche – e in maniera prioritaria – nel far fiorire le proprie persone in quanto tali. Perché persone migliori dentro l’azienda saranno cittadine e cittadini migliori, in grado di generare benessere per sé e di avere un impatto positivo sulle comunità che abitano.

Come ci ricorda Guido Stratta, People & Organisation Director di Enel Group, infatti, “le emozioni sono alla base della creatività umana, dobbiamo lasciare le persone libere di esprimere il proprio talento in un contesto di fiducia. Solo in questo modo vedremo le nostre aziende fiorire: con le persone.”

Più facile a dirsi che a farsi. Si, vero. Ma il cambio di passo non è più rinviabile e l’elemento imprescindibile di questa trasformazione è la cultura organizzativa. Secondo il Mental Health at Work report, pubblicato da Harvard Business Review lo scorso 10 ottobre, infatti, più del 70% delle persone reputa prioritaria l’adozione di una cultura del lavoro sana, sicura e sostenibile, anche rispetto al supporto psicologico o a risorse di self-care. Strumenti però necessari – anche se non sufficienti – e di sempre più diffusa adozione nelle aziende italiane (più del 30% delle aziende in Italia li ha già implementati, secondo la suddetta ricerca BVA Doxa-Mindwork).

Dare e avere sul lavoro, il ruolo dei vertici aziendali

Un vero e proprio cambiamento di paradigma culturale deve però partire dalla testa dell’azienda, da CEO e C-level che devono avere il coraggio di ispirare comportamenti attenti e inclusivi delle esigenze di tutti e tutte e di scegliere prime linee e middle manager che facciano propri i valori e le istanze del nuovo corso. Ed ecco allora che ci viene in aiuto il succitato Erich Fromm. Attivare un cambiamento culturale orientato al benessere e impegnarsi concretamente perché sia reale ed efficace è il “dare” dell’azienda, è quello che ci si aspetta ed è un imperativo di sostenibilità economica, umana e sociale.

lavoro

La cura del benessere delle persone può farle fiorire, dentro e fuori le aziende (Immagine di Andrew Small per Unsplash)

Dall’altra parte però è necessario che individualmente si prenda coscienza del fatto che il benessere non è assenza di malessere, che l’attività lavorativa, così come ogni altra esperienza umana, fisiologicamente non è scevra da vissuti negativi. E che la relazione tra azienda e lavoratori e lavoratrici semplicemente non è se non è funzionale al raggiungimento degli obiettivi di business.

Quindi sì, come in amore, bisogna saper dare e, non c’è dubbio, che debba essere l’azienda a farlo, ma a differenza dell’amore, il dare sottende giustamente la pretesa di ricevere. Benessere, sicurezza psicologica e flessibilità, dunque, in cambio di risultati e crescita.