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Il sogno di una casa per tutti diventa un incubo. Non in Germania
Come tutti i sogni, anche quello di una casa di proprietà per tutti, che ha nutrito per decenni l’immaginario degli americani, ha svelato la sua natura bugiarda. Non bastasse la peggiore crisi finanziaria ed economica degli ultimi tempi, al risveglio gli Usa hanno scoperto di avere meno proprietari di casa di quanti ne avessero nei primi anni del Duemila. Addirittura il risultato peggiore degli ultimi 25 anni.
Trovo questa informazione in un recente outlook che Fitch ha rilasciato per monitorare l’andamento del mercato immobiliare globale, che peraltro mostra come il cattivo sogno americano sia diventato l’incubo di tantissimi paesi, che si trovano nella stessa situazione. Fa eccezione, nel campione osservato, la solita Germania.
Fra i paesi considerati, il dato irlandese è quello più significativo. In pratica, dal 2005, quando i proprietari di casa erano vicini all’80% nella stima 2015 si è arrivati sotto il 70%. Negli Stati Uniti il livello di proprietari di casa è sceso dal 69% al 64% fra il 2006 e il 2015, il livello più basso degli ultimi 25 anni. In pratica il sogno ha avuto come esito che un sacco di americani hanno perduto la casa.
Il calo, spiega Fitch, è guidato dalle procedure esecutive, ma anche le restrizione creditizie seguite alla crisi e l’aumento della disoccupazione hanno avuto il loro peso. E le prospettive, secondo l’agenzia, sono di un ulteriore indebolimento.
Un’altra interessante evoluzione è quella del mercato inglese. Qui nel 2005 i proprietari erano il 70%. Toccarono il picco due anni dopo, aumentando di circa il 3%. Nel 2009, quindi a crisi esplosa, il livello era già tornato al 2005 e da lì in poi non ha smesso di scendere. Oggi siamo intorno al 63%. Questa evoluzione è in parte dovuta alla continua crescita dei prezzi, guidati dagli acquisti internazionali, che ha convinto i regolatori a frenare, imponendo requisiti più stringenti per la concessione di credito. Una misura prudenziale, ma di fatto tardiva: l’aumento dei prezzi, ben al di sopra delle medie storiche, rende l’acquisto di una casa molto più complicato.
E l’Italia? Fitch non riporta il dato sui proprietari, quindi bisogna utilizzare quello Istat, aggiornato al 2014, che calcola nell’81,5% le abitazioni di proprietà. Il dato ha subito qualche oscillazione al ribasso dal 2004 in poi, ma è rimasto sostanzialmente stabile, un po’ come è successo in Germania, dove però la percentuale di proprietari è molto bassa rispetto alla nostra.
Sul nostro Paese, tuttavia, Fitch ci dice altre informazioni interessanti. La prima è che i prezzi nominali sono scesi ancora nel 2015 dell’1%, portando il calo complessivo dal picco del 2008 al 17%. Fitch si aspetta che i prezzi salgano lievemente quest’anno e che le politiche fiscali e bancarie aiutino a mitigare l’eccesso di offerta di abitazioni, prevenendo ulteriori declini. La previsione è che verranno concessi mutui per 105 miliardi a fronte dei 145 stimati nel 2015. È vero altresì che, fatto 100 il livello del 2007 per i nuovi importi lordi di mutui concessi si sta ancora molto sotto 80, quindi oltre il 20% in meno. Ma in conclusione, anche il nostro paese viene considerato fra quelli dove prevale la stabilità.
Un modo elegante per dire che siamo fermi.
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