Sorpresa, i trasferimenti fiscali possono danneggiare il Sud

scritto da il 02 Ottobre 2023

Come noto, il PNRR ha tre priorità trasversali, dalle quali si diramano le varie articolazioni del piano. Una delle priorità riguarda la riduzione dei divari di cittadinanza e menziona specificatamente la situazione del Sud Italia. Si tratta di uno di quei temi particolarmente irritanti, perché sentiamo il peso di parlarne e di sentirne parlare da sempre, come se fossimo anche noi nati nel 1861 insieme allo Stato italiano, e perché ci sembra tutto inconcludente e inutile.

Ma inutile non è, anche perché la storia economica è colma di esempi in cui aree geografiche in difficoltà sono riuscite a riscattarsi. Il problema è che lungo i decenni il dibattito si è focalizzato solo su due narrazioni: diamo troppi soldi al Sud o ne diamo troppo pochi. La stessa biforcazione ha inquinato il dibattito su qualsivoglia forma di federalismo o di maggiore autonomia. Molto più raramente, invece,  si riesce ad incanalare la discussione su tematiche inerenti le cause dei divari, che non possono unicamente dipendere dallo stanziamento o meno di maggiori risorse pubbliche.

A tal proposito, ho trovato interessante un recente lavoro di ricerca condotto da Jesús Fernández-Villaverde, Dario Laudati, Lee E. Ohanian e Vincenzo Quadrini.

Uno studio e il confronto con la Spagna

Il paper affronta in primo luogo la prospettiva storica dei divari, abbastanza nota.

Mi ha colpito però un dato di confronto con la Spagna. Il reddito pro capite della Spagna era, nel 1871, il 10% più povero rispetto a quello dell’Italia, mentre la disuguaglianza regionale era più alta in Spagna del 4%. Nel 2005, è rimasta invariata la differenza in termini di reddito, ma la disuguaglianza regionale spagnola è risultata  il 49% inferiore rispetto a quella italiana.

A parte l’introduzione storica, la ricerca si focalizza sulle distorsioni che incidono maggiormente sulle scelte di famiglie e imprese e, quindi, sul mercato. Grazie al modello ed all’utilizzo dei dati ISTAT, i risultati permettono di evidenziare diversi tipi di distorsioni, da quelle sul mercato del lavoro a quelle sugli investimenti, con focus particolare su quelle che incidono sulla total factor productivity (“TFP”).

Non sorprende come tali tipologie di distorsioni siano più accentuate nel Mezzogiorno. Ma quali tra queste incidono maggiormente sui divari di reddito?

In generale, il contributo delle varie distorsioni può essere sintetizzato in questa chiara tabella.

Da ciò che emerge, la Total Factor Productivity incide maggiormente e si pone quindi come una delle principali cause dei divari di reddito. Ma ciò non sorprende. Stupisce invece quel secondo posto per i trasferimenti intraregionali, che merita un approfondimento.

L’effetto distorsivo dei trasferimenti fiscali

Si tratta del famoso tema dei residui fiscali, cavallo di battaglia di alcune regioni settentrionali. Tema che non mi appassiona molto, in quanto non si tratta di veri trasferimenti territoriali, ma di trasferimenti fiscali da persone più ricche a persone meno ricche. Vero che ci sono delle coincidenze territoriali, ma potremmo trovare lo stesso guardando ai trasferimenti tra il centro di una grande città del Nord e la sua periferia. Come spiega la stessa Agenzia per la Coesione Territoriale citata dagli autori:

“Sappiamo che i residui fiscali sono utilizzati spesso come
approssimazione del divario fra aree, forse a volte anche dimenticando che in realtà il
prelievo pubblico riflette semplicemente quella che è la distribuzione della ricchezza sul territorio e la spesa pubblica deriva anche dalle caratteristiche della distribuzione della popolazione stessa, a seconda dell’età, lo stato di salute, la condizione lavorativa, e quindi a volte non c’è un criterio o un obiettivo specifico di redistribuzione territoriale nelle erogazioni, a parte il Fondo Sviluppo e Coesione.”

Ciò precisato, resta comunque molto interessante che, azzerando questi trasferimenti nel modello, si vedono  impatti positivi al Sud e negativi al Nord, con una riduzione dei divari di un quarto.

Sud e trasferimenti, un messaggio alla politica

Il risultato appare particolarmente innovativo e genera riflessioni politiche. Una maggiore autonomia fiscale decentrata potrebbe in ultimo avvantaggiare il Sud più che il Nord? Ovviamente si tratta di teoria, la realtà è estremamente più complicata. Ma -a parer di scrive- fanno bene gli autori a porre l’interrogativo sull’effettivo beneficio delle risorse europee e nazionali in favore delle regioni meridionali. (per non dimenticare nuove risorse PNRR, ZES Unica dal 2024 eccetera)

Questi fondi faranno la differenza? I risultati del nostro lavoro mettono in dubbio l’efficacia di queste politiche regionali di per sé e spingono a considerare l’importanza della qualità delle istituzioni locali e degli incentivi di economia politica nell’assegnazione dei fondi.”.[1]

Una domanda ben posta, ma troppo spesso ignorata.

Twitter @francis__bruno

 

[1] Traduzione non ufficiale a cura dell’autore di questo post