Eterna corsa agli incentivi o Stato pro innovazione? Alcune risposte

scritto da il 05 Settembre 2023

Nel corso dell’estate ho visto tanti panorami montani interrotti da gru e cantieri per l’ultima corsa ad accaparrarsi le agevolazioni legate al 110%. Una enorme mole di denaro pubblico a sostegno del settore edile che ben pochi benefici porterà nel lungo periodo all’economia del nostro Paese.

In attesa della definizione della prossima manovra finanziaria dovremmo riflettere sui risultati di questa infinita corsa verso l’economia del sussidio che appesantirà il nostro Paese a causa di un ulteriore incremento di debito pubblico senza purtroppo creare le condizioni per una futura crescita sostenibile.

Se mi perdonate la metafora, un po’ come i bambini che gettano la carta nel camino, affascinanti dalla fiammata che ne deriva e ancora, e ancora, perché la fiamma è si spettacolare ma effimera rispetto a quella più calda e sostenibile della legna.

Sono un vecchio liberale e notoriamente pro mercato. La premessa è d’obbligo.

I principali limiti e distorsioni generati dagli incentivi e dalle agevolazioni pubbliche

Proviamo ad esaminare insieme i principali limiti e distorsioni generati dagli incentivi e dalle agevolazioni pubbliche:

1. Creazione di dipendenza:

Gli incentivi ed agevolazioni pubbliche possono creare una dipendenza da parte delle imprese o settori beneficiari. Se le imprese si abituano a ricevere agevolazioni pubbliche come una forma di supporto costante, potrebbe ridurre la loro motivazione ad innovare o a cercare soluzioni più efficienti.

2. Distorsioni di mercato:

Gli incentivi e le agevolazioni pubbliche possono portare a distorsioni di mercato, in cui alcune imprese o settori vengono favoriti rispetto ad altri. Questo può creare una competizione distorta e mettere in svantaggio le imprese che non beneficiano di tali incentivi. In alcuni casi, potrebbe anche portare a sovvenzioni inefficaci che non portano a benefici concreti per l’economia.

3 . Allocazione inefficiente delle risorse:

I programmi di incentivi ed agevolazioni pubbliche potrebbero non servire bene allo scopo di stimolare l’innovazione o la crescita economica. In alcuni casi, le risorse pubbliche potrebbero essere allocate inefficientemente, senza un adeguato monitoraggio e valutazione dell’impatto effettivo delle agevolazioni sulle imprese beneficiarie. Ciò potrebbe comportare una mancanza di trasparenza e potenzialmente uno spreco di risorse.

4. Effetto di “corsa al sussidio”:

incentivi ed agevolazioni pubbliche possono creare una competizione tra le giurisdizioni per attirare imprese o settori specifici. Questa “corsa al sussidio” può portare ad una competizione dannosa tra i governi locali, nella quale i finanziamenti pubblici vengono sprecati per attirare o trattenere le imprese, senza un reale beneficio a lungo termine per l’economia.

5. Rischi di corruzione e nepotismo:

L’assegnazione degli incentivi ed agevolazioni pubbliche potrebbe essere soggetta a rischi di corruzione o nepotismo. Se non sono presenti meccanismi di selezione, valutazione e monitoraggio adeguati, esiste il rischio che le agevolazioni vengano assegnate in modo non trasparente o a favore delle aziende o individui con relazioni privilegiate.

incentivi

(Ansa)

Per mitigare questi limiti e distorsioni, è importante adottare un’approccio oculato nella progettazione e nel monitoraggio degli incentivi ed agevolazioni pubbliche. La trasparenza, l’equità e l’efficacia dovrebbero essere priorità, al fine di evitare l’abuso di risorse pubbliche e favorire un ambiente di mercato sano e competitivo.

La necessità di stimolare una forte domanda di innovazione da parte dello Stato

Mi occupo da tempo di startup ed imprese innovative e sono perfettamente consapevole che quello che realmente manca nel nostro Paese è una forte domanda di innovazione. In parte perché la struttura industriale in Italia è dominata da PMI ma, siamo sinceri, soprattutto perché nel nostro Paese la libera concorrenza è fortemente avversata e quindi la domanda di innovazione ne risente.

Inoltre la nostra Pubblica amministrazione spesso anagraficamente vecchia e tecnologicamente antiquata non alimenta adeguatamente quella che dovrebbe essere un importante motore di crescita del Paese: la domanda pubblica di innovazione.

Sia chiaro che suggerisco di rinnovare e rendere più efficace ed efficiente la PA non di sussidiare la domanda in maniera artificiale. E sia parimenti chiaro che non sottovaluto i rischi e gli aspetti negativi di un incremento di spesa pubblica. Eppure…

Una forte domanda da parte dello Stato di innovazione può favorire l’innovazione tecnologica e la crescita di imprese tecnologiche e startup. Ecco alcuni motivi per cui ciò può avere una forte ricaduta sull’occupazione di qualità nel lungo periodo:

1. Stimolo alla ricerca e sviluppo:

Una forte domanda da parte dello Stato di innovazione può incentivare le imprese a investire maggiormente in ricerca e sviluppo (R&S). Questo può portare a nuove scoperte scientifiche, tecnologiche e avanzamenti nel settore, che a loro volta possono aprire la strada a nuove opportunità di business e di occupazione.

2. Creazione di ecosistemi innovativi:

Una domanda stabile ed elevata da parte dello Stato per soluzioni innovative può favorire la creazione di ecosistemi di innovazione. Questi ecosistemi comprendono università, centri di ricerca, incubatori di startup e imprese tecnologiche consolidate, che lavorano insieme per promuovere l’innovazione, lo sviluppo di nuove tecnologie e la formazione di figure professionali altamente qualificate.

3. Attrazione di talenti:

Una forte domanda da parte dello Stato può attrarre talenti e competenze specializzate nel settore dell’innovazione. Le imprese tecnologiche e le startup potrebbero affluire in un Paese che offre incentivi e opportunità per sviluppare e commercializzare le loro innovazioni. Ciò può stimolare l’occupazione di qualità in settori ad alta tecnologia e attrarre investimenti stranieri diretti.

4. Crescita delle imprese esistenti:

Una domanda stabile e crescente per soluzioni innovative può sostenere la crescita delle imprese tecnologiche esistenti. Questo può contribuire alla creazione di posti di lavoro altamente qualificati e alla formazione di un ecosistema di imprese innovative che si supportano a vicenda, favorendo ulteriormente la crescita economica e l’occupazione di qualità.

5. Supporto alle startup:

Una forte domanda da parte dello Stato può anche favorire la crescita di startup innovative. Attraverso finanziamenti, mentorship e programmi di sostegno, le startup possono sviluppare idee e tecnologie innovative, creando così posti di lavoro di qualità nel settore tecnologico.

Stimolare una forte domanda da parte dello Stato di innovazione può contribuire a promuovere l’innovazione tecnologica e la crescita di imprese tecnologiche e startup. Questo può avere una forte ricaduta sull’occupazione di qualità nel lungo periodo, creando nuove opportunità di lavoro altamente qualificato e sostenendo la crescita economica del Paese.

Nonostante i limiti del sistema, in Italia c’è molto da fare

Qualcuno potrebbe giustamente osservare che per competere con i big internazionali servono enormi capitali ed una forte collaborazione tra uno Stato capace di sviluppare una politica economica di lungo periodo ed imprese private innovative e di grandi dimensioni.

Eppure in Italia c’è molto da fare. Abbiamo realtà eccellenti da far crescere (dalle multinazionali tascabili alle università) creando un ambiente a loro favorevole ed una ampia fascia di settori ed imprese così arretrati che basterebbe poco per migliorarne la competitività.

Nel mio piccolo ricordo solo gli effetti dell’introduzione di internet nei rapporti tra commercialisti e Agenzia delle Entrate e gli effetti dell’introduzione della fatturazione elettronica.

Certamente rivoluzioni a metà, mal gestite e costantemente frenate dalla burocrazia (sia pubblica che privata) ma pur sempre importanti passi in avanti.

Creare un ambiente più favorevole all’innovazione

Si potrebbe suggerire di condurre un’analisi approfondita per identificare i settori o le aree in cui il Paese ha il potenziale per sviluppare innovazioni significative. Questo potrebbe includere la valutazione dei punti di forza e delle risorse esistenti, nonché l’individuazione di lacune o di eventuali ostacoli da superare.

Si potrebbe auspicare la creazione di un ambiente favorevole all’innovazione e l’adozione di politiche che favoriscano la collaborazione tra il settore pubblico e privato.  Magari incrementando in maniera significativa le borse di studio per gli studenti di scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM), nonché la creazione di hub universitari dedicati all’innovazione.

Per non subire passivamente il cambiamento

Sicuramente c’è chi è più bravo di me ad analizzare e suggerire l’adozione delle best practices internazionali in materia di stimolo dell’innovazione.

Attraverso un’analisi comparativa, potrebbero essere identificati gli approcci più efficaci adottati da altre economie avanzate e adattati alle esigenze e alle risorse locali.

Io mi limito a ricordare che adottare in maniera consapevole strumenti come l’ identità digitale, l’intelligenza artificiale, il cloud, l’auto elettrica, ecc oltre che garantirci un vantaggio competitivo (o forse più propriamente garantirci di competere alla pari con chi queste innovazioni già le sta adottando) ha anche dei risvolti legati alla sicurezza nazionale che dovrebbero ulteriormente incentivare il legislatore ad intervenire nella regolamentazione senza subire passivamente il cambiamento.