categoria: Vicolo corto
Prezzi e occupazione, è davvero tutta colpa delle auto elettriche?
Post di Alberto Stecca, CEO Silla Industries –
“Stiamo regalando il nostro mercato auto alla Cina”
“Passare alle auto elettriche farà perdere 70.000 posti di lavoro”
“Le auto elettriche costano troppo”
“Nessuno vuole le auto elettriche”
In questi ultimi giorni sono stati pubblicati report e ricerche che presentano un quadro molto particolareggiato della situazione della mobilità elettrica ma che, come succede spesso, viene interpretato al contrario di quello che i numeri dicono.
Una ricerca prodotta dal Centro Studi Fleet&Mobility racconta come i prezzi medi delle auto siano passati dai 18.000 euro del 2013 ai 28.000 del 2022.
Ma visto che in Italia le nuove immatricolazioni di vetture elettriche pesano solo per il 3,9% (dato a fine giugno 2023) non è chiaramente possibile che sia loro la responsabilità dell’aumento del prezzo medio delle auto, ci deve essere un’altra spiegazione.
Il Centro Studi, in un articolo, attribuisce gli aumenti al fatto che le case automobilistiche stiano alzando i prezzi delle vetture endotermiche per “finanziare gli investimenti sull’elettrificazione, ingentissimi e dal ritorno dubbio”.
Potrebbe benissimo essere questo il motivo, ma c’è un’altra spiegazione molto più semplice: le case automobilistiche hanno già deciso da tempo di passare a produrre solo veicoli elettrici, prima ancora di quel 2035 fissato dalla Comunità Europea, e sono quindi ora in piena fase “milking cow”, cioè alzano artatamente i prezzi dei veicoli endotermici, giocando sull’effetto urgenza dato dalla deadline del 2035, per sfruttare un mercato che si sta comunque restringendo.
Il mercato si restringe, colpa delle auto elettriche?
Anche perché contemporaneamente o quasi all’aumento dei prezzi delle vetture endotermiche si sta verificando l’esatto opposto nel comparto delle vetture elettriche. Non solo Tesla ha abbassato i suoi prezzi già da qualche mese, ottenendone in cambio il record di vendite trimestrali, subito seguita dalle riduzioni di prezzo di Ford di questi giorni, ma è tutto il settore che vede prezzi costantemente in calo. Negli USA i prezzi sono già scesi del 20% nell’ultimo anno e l’Europa seguirà (come è successo con Tesla).
Già, il mercato si sta restringendo. Le immatricolazioni di nuove vetture, in Italia, sono passate dai 2,2 milioni di auto immatricolate nel 2008 ai 1,3 milioni dell’anno scorso. Meno auto immatricolate significa meno auto prodotte. “Meno auto prodotte” potrebbe essere la causa della diminuzione dei posti di lavoro nel settore? Io ritengo di sì, e non è certo colpa delle vetture elettriche se le case automobilistiche hanno ridotto la loro produzione negli ultimi quindici anni o se hanno delocalizzato la produzione all’estero.
La scelta europea di produrre in Cina e i suoi effetti
Ricordo anche un’analisi di Bain, spesso citata, che evidenzia come “dal 2015 al 2022 la produzione auto cinese sia salita dal 27 al 33% del totale mondiale, mentre quella europea scendeva dal 24 al 19%, perdendo 5,3 milioni di pezzi e relativi addetti”.
Si, sono più o meno 10 anni che stiamo regalando il mercato delle vetture endotermiche ai cinesi, e forse è il caso che i produttori europei si diano una mossa prima di perdere la grossa opportunità data dal passaggio alla mobilità elettrica. Ma è l’inerzia dell’Europa e dei produttori Europei che ha portato a queste quote di mercato, non dipende certo dall’auto elettrica.
E’ invece vero “l’effetto Cuba”, cioè il progressivo invecchiamento del parco circolante. Se il numero di passaggi di proprietà (vetture usate) ha seguito l’andamento delle nuove immatricolazioni, attestandosi dal 2013 al 2022 tranne qualche eccezione intorno al 66% del totale immatricolazioni, è evidente che il peso percentuale di veicoli molto eanziani è aumentato moltissimo, soprattutto per quelli con 10 e più anni divita. Ma l’aumento delle compravendite di veicoli molto vecchi non è di certo imputabile ai prezzi dei veicoli elettrici, quando è ormai chiaro che sono quelli endotermici a vedere prezzi crescenti da anni.
Usato transizione verso le auto elettriche
E se il prezzo troppo alto dei veicoli nuovi spinge ad orientarsi verso il mercato dell’usato, la scelta di veicoli così vecchi può essere dettata anche da altri fattori. Ad esempio il desiderio di attendere che arrivino veicoli elettrici a prezzi più accessibili investendo nel contempo il meno possibile per un veicolo che si considera “di transizione”. Altri potrebbero essersi indirizzati su veicoli così vecchi per poterli poi utilizzare per accedere agli incentivi con rottamazione, dove è richiesto di essere proprietari del veicolo da rottamare da almeno 12 mesi. Oppure il timore che un veicolo nuovo endotermico si svaluti troppo man mano che ci si avvicina alla fatidica data del 2035.
Non è stato il regolatore
Non è stato “il regolatore a spingere nell’angolo l’industria sull’elettrificazione, incurante dell’impatto devastante sul lavoro”, come è stato scritto, l’industria automobilistica europea ci si sta infilando da sola. E se qualcuno pensa che Tesla stia sbagliando quando pianifica di raddoppiare lo stabilimento di Berlino per arrivare ad 1 milione di vetture elettriche all’anno prodotte in Europa, temo che avrà un triste risveglio.
Probabilmente troppo tardi.