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Proviamo a capire perché ChatGpt non è la sibilla cumana
Post di Mariachiara Marsella, SEO Strategist & Digital Marketing Consultant –
L’intelligenza artificiale non è – solo – ChatGPT ed esiste da molto, molto prima che ChatGPT esplodesse. Ed esiste per scopi di utilità sociale di gran lunga più importanti per la collettività rispetto al mero farsi-scrivere pezzi di testo a buon mercato. Per fare soltanto un esempio su tantissimi, viene già ampiamente utilizzata nella genetica per capire quali farmaci riescano a trattare gravi malattie: come il caso di Ebola.
Insomma, l’AI è molto più complessa, e quello che la maggior parte delle persone usano (perché gratuito) è un’infinitesima parte del tutto: basta dare un’occhiata all’immagine sotto per comprenderlo.
ChatGpt non è la Sibilla Cumana
Prendo in prestito questa analogia da un vicino con il quale facevo una passeggiata lungo lago. Non si occupa di web marketing né di SEO, ma ritengo che con queste 6 parole “ChatGpt non è la sibilla cumana”, abbia riassunto perfettamente centinaia di articoli lunghissimi sulla questione.
Interrogare questo, come qualsiasi altro, strumento ponendogli domande generiche, senza creare un contesto adeguato o, peggio ancora, cercando previsioni su dati che non può avere, significa ottenere risposte parziali, fuorvianti e alle volte errate. Di certo non utili.
Per “sua” ammissione: as an AI language model, my responses are based on patterns and information available up until September 2021, and I cannot provide real-time updates or insights on specific events that occur after my knowledge cutoff.
Poi, certamente è utile se il “dialogo” non si esaurisce in un mero botta e risposta. Richiede tempo, correzioni e studio (ad esempio qui su LinkedIn, la sola interazione con ChatGPT mi ha richiesto 45 minuti).
Al 2030, fino a quasi due trilioni di dollari USA
Entro il 2030 il valore del mercato dell’intelligenza artificiale è previsto crescere di 20 volte fino ad arrivare a due trilioni di dollari USA con evidenti (positive e negative) conseguenze in, praticamente, tutti i settori.
Mentre parlando solo di ChatGPT, al 2023, ecco qual è il numero di imprese che già sta usando lo strumento: al primo posto il settore tecnico, seguito dall’Education.
Ovvio che questa esplosione sia anche dovuta all’innegabile utilità dello strumento che facilita e velocizza attività che prima ci avrebbero richiesto molto più tempo.
Ma dall’altra parte è proprio questa sua (relativa) facilità di utilizzo a favorire un modus pensandi “pericoloso” che riguarda il business online, ma non solo.
È più facile, è più economico …
Spesso mi capita di percepire, dalle parole dei prospect che vogliono avviare un business online, che “adesso con ChatGPT, è più facile e più economico”. Questo modus pensandi è un errore madornale, non perché non possa essere – in parte – vero ma perché presuppone che l’intento di mettersi online non sia quello di investire ma di risparmiare.
Più che mai ad oggi, partire con questa ottica farà perdere inevitabilmente soldi. Considerando inoltre (non è cosa da poco) che nel caso di un e-commerce il recupero degli investimenti iniziali avviene generalmente in 3 anni, e non in un mese.
Non funziona più così insomma. Sebbene la tecnologia ci sai indubbiamente di aiuto soprattutto rispetto anche solo a 5 anni fa, pensare che allora è tutto più facile ci farà fare dei passi sbagliati e costosi. Presto, ad esempio, su Google ci sarà una sorta di rivoluzione dei risultati dovuta proprio a una più mirata integrazione dell’intelligenza artificiale.
Non basterà più avere un “semplice” sito web per vendere online, bisognerà diventare un brand e per diventare un brand servono soprattutto risorse umane, anche quelle che controllano ChatGPT. Diventare brand, oppure lasciar stare. E lasciar stare non vuol dire aver fallito, tutt’altro.