La sottile linea rossa fra risparmiatori e investitori

scritto da il 05 Gennaio 2016

Pubblichiamo un post di Massimo Scolari, presidente di ASCOSIM, Associazione delle Società di Consulenza Finanziaria. Scolari è stato membro del Consultative Working Group Investor Protection & Intermediaries dell’ESMA. Ricopre inoltre la carica di presidente del Cda di Compam Fund, Sicav di diritto lussemburghese. Si è laureato in Economia Politica presso l’Università Bocconi di Milano. Dopo un triennio di esperienza maturato presso il Servizio Studi della Banca d’Italia, ha collaborato con il gruppo Banca Sella. Successivamente ha ricoperto la carica di amministratore delegato di Zenit Alternative Investments Sgr e di Pragma Alternative Sgr – 

RISPARMIATORI & INVESTITORI

di Massimo Scolari

Nelle ultime settimane si è sviluppato un dibattito acceso sulla definizione di risparmiatore e investitore, in relazione alle gravi perdite sopportate dai possessori di obbligazioni subordinate in conseguenza della risoluzione di alcune banche italiane.

Ci si è chiesto, da parte di taluni osservatori, quale sarebbe il confine tra il risparmio che la nostra Costituzione tutela “in tutte le sue forme” e la partecipazione al mercato finanziario tramite investimenti in strumenti rischiosi, tanto rischiosi da comportare, in ipotesi estrema, la perdita di tutto il capitale investito. Insomma, la signora ultraottantenne che si compra delle obbligazioni lower tier 2 di banca Etruria è una risparmiatrice o una speculatrice senza scrupoli? Cerchiamo di fare chiarezza sul punto, che ce n’è parecchio bisogno.

In Italia, nonostante la grave crisi economica e finanziaria di questi anni, le famiglie hanno continuato ad accumulare risparmio, anche se a ritmi inferiori rispetto al passato, in misura di circa il 10-11% del reddito. Naturalmente non tutte le famiglie riescono a risparmiare, ma si stima che circa il 44% dei nuclei famigliari riesca, nonostante la crisi, ad accantonare una quota del proprio reddito.

I risparmi generati di anno in anno alimentano la crescita della ricchezza finanziaria delle famiglie per un importo, dai dati pubblicati da Banca d’Italia, di circa 100 miliardi di euro all’anno. L’ammontare complessivo della ricchezza finanziaria ammonta a fine 2014 alla notevole cifra di 3.900 miliardi di euro, 4 volte più grande del reddito disponibile.

Le famiglie risparmiano per diverse motivazioni: assicurarsi un adeguato tenore di vita per il futuro, lasciare una eredità ai figli oppure costituire un cuscinetto per i momenti difficili, ciò che gli inglesi chiamano il risparmio “per i giorni di pioggia”.

Una buona parte degli italiani può quindi definirsi “risparmiatore”, indipendentemente dalla consistenza più o meno rilevante dell’importo risparmiato. E tutto il risparmio, proprio perché costituisce uno degli elementi di maggior forza economica della nazione, è incoraggiato e tutelato dalla Costituzione.

La primaria destinazione del risparmio, la più immediata, è costituita dal deposito bancario o postale che è detenuto da circa l’80% delle famiglie. Il risparmio detenuto sotto forma di depositi bancari e postali ammonta a più di 1.000 miliardi, pari a più di un quarto dell’intera ricchezza finanziaria.

Quanto alla scelta di mantenere i propri risparmi presso una banca (sotto forma di deposito o obbligazione bancaria) no, non è esente da rischi. Anche la banca, come ogni impresa, può fallire e le conseguenza per i risparmiatori, fatta salva la tutela assicurata dal Fondo Interbancario per i depositi fino a 100 mila euro, possono essere gravi, in particolare dopo l’entrata in vigore della nuova Direttiva europea che disciplina il processo di risoluzione delle banche (l’ormai molto ben noto bail-in).

Il risparmio costituisce la materia prima del mercato finanziario nel quale le famiglie impiegano le proprie risorse mediante gli investimenti di natura finanziaria.

Così alcuni risparmiatori – non pochi, visto che sono il 32% secondo le ultime stime della Consob – quando decidono di acquistare o sottoscrivere strumenti o prodotti finanziari, divengono anche “investitori”, ossia partecipano direttamente al mercato finanziario.

Qualche anno fa una mia amica mi chiese di incontrare l’anziana madre, vittima di perdite rilevanti sulle famose obbligazioni Parmalat. Ci trovammo per bere un tè e le dissi: “Signora sua figlia mi ha detto che purtroppo ha subito gravi perdite dall’investimento in Parmalat bond”. E lei: “Caro signore, è vero, ma lei non sa quanti soldi avevo guadagnato prima…”.

E tuttavia la scelta di investire in strumenti rischiosi (azioni, obbligazioni, fondi di investimento, polizze vita) al fine di ottenere un maggiore rendimento, non è da considerare meno meritevole di tutela e di protezione. Lo stesso articolo 47 della Costituzione infatti “favorisce l’accesso del risparmio …… al diretto ed indiretto investimento azionario …..”.

Insomma, sia che si mantengano i propri attivi su un deposito bancario, sia che si effettuino investimenti in obbligazioni o in altri strumenti finanziari, inevitabilmente si va incontro a rischi di diversa natura ed intensità.

La conoscenza dei potenziali rischi connessi alle proprie scelte, un’adeguata diversificazione degli investimenti tra diverse tipologie e strumenti ed il bilanciamento dei rischi con le relative aspettative di rendimento costituiscono gli ingredienti dell’approccio più efficace per ogni investitore.

Twitter @massimoscolari