categoria: Distruzione creativa
Come investire in intelligenza artificiale. Tre titoli insoliti da monitorare
Nel 1927 usciva Metropolis, film di fantascienza ambientato nel lontano (allora) 2026 in cui si allude per la prima volta al tema dell’intelligenza artificiale.
A distanza di quasi 100 anni, oggi possiamo affermare che l’IA non appartiene più soltanto alla fantascienza e alle produzioni cinematografiche, ma è diventata realtà in molti ambiti: dalla guida automatica alla sicurezza informatica, dalla chirurgia ai mercati finanziari.
IA, le innovazioni degli ultimi mesi
Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad alcune interessanti innovazioni in ambito IA, come per esempio ChatGPT e GPT-4, dei chatbot sviluppati da OpenAI, società di ricerca sull’intelligenza artificiale.
È evidente che la rivoluzione tecnologica passa (anche) attraverso queste innovazioni, ma non è banale intuire chi potrebbe essere il prossimo “cavallo vincente”. Investing.com, nota piattaforma sui mercati finanziari, ha individuato 3 titoli del settore da tenere sotto controllo. Stiamo parlando di UiPath, Micron Technology e IBM. Vediamo perché, pur essendo titoli meno roboanti rispetto ai noti colossi del tech, hanno un ottimo potenziale.
UiPath
UiPath è una società di software fondata a Bucarest nel 2005 e con sede a New York. La società si occupa di fornire un’ampia gamma di soluzioni avanzate di automazione robotica dei processi (RPA) nell’ottica di progettare, eseguire, gestire e misurare i processi di automazione interni ad un’organizzazione.
La mission di UiPath è quella di incrementare l’efficienza riprogrammando il modo in cui le persone lavorano, garantendo così un significativo miglioramento cognitivo ai robot di automazione. L’IA permette, infatti, ai robot di operare in diverse circostanze: estrarre fatture, instradare e-mail, convertire il parlato in testo scritto e, grazie ad evoluti modelli di machine learning, effettuare valutazioni nel campo immobiliare.
Micron Technology
Micron Technology è una società multinazionale americana con sede in Idaho che fornisce soluzioni di memoria e archiviazione. Tra i principali prodotti dell’azienda è opportuno citare memorie DRAM, memorie grafiche e ad alta larghezza di banda (HBM), memorie Flash NAND e NOR e unità a stato solido (SSD).
Ad oggi Micron vanta una capitalizzazione di mercato di 68,44 miliardi di dollari e il più ampio portafoglio nel settore delle soluzioni a semiconduttore su silicio.
Gli analisti sono convinti che la domanda di memoria digitale sia destinata a crescere nel tempo, un motivo in più per cui si ritiene che Micron possa avere buone possibilità di beneficiare del trend.
IBM
Conosciuta anche come “Big Blue”, IBM è una delle più antiche società del settore informatico. La società opera attraverso 5 sezioni:
1. Soluzioni Cognitive: comprende l’innovativa piattaforma Watson, un software di calcolo cognitivo che interagisce in linguaggio naturale e apprende dall’interazione tra persone e dispositivi.
2. Servizi Commerciali Globali (GBS): fornisce consulenza e servizi di gestione delle applicazioni.
3. Servizi per la Tecnologia e le Piattaforme Cloud: si occupa delle infrastrutture informatiche.
4. Sistemi: si occupa delle infrastrutture tecnologiche.
5. Finanziamento Globale: riguarda gli aspetti commerciali del finanziamento clienti.
IBM investe da oltre 30 anni su piattaforme di IA (come la sopracitata Watson), con particolare attenzione all’ambito sanitario. Uno degli sviluppi più interessanti riguarda infatti la collaborazione con i medici per fornire loro supporto in situazioni delicate.
Si tratta di un business particolarmente settoriale, ma con un’elevata potenzialità di crescita nel lungo periodo.
IA: un salto nel futuro o nell’ignoto?
L’ IA, anche se non è un argomento nuovo, è un tema ampiamente dibattuto. È inoltre considerato uno dei principali megatrend del futuro, ossia quelle forze dirompenti capaci di apportare un significativo impatto sociale nella quotidianità dei cittadini.
L’intelligenza artificiale è oggi uno strumento tecnologico in più rapida crescita e il motivo deriva dalla sua necessità. In un’epoca di forte digitalizzazione, si ha a che fare con una mole di dati impensabile fino pochi anni fa. Ecco perché per elaborare e organizzare questi dati occorre un “software” più rapido del cervello umano.
Un investitore deve però essere in grado di comportarsi in modo selettivo anche di fronte a certe scelte: non tutto ciò che attiene all’intelligenza artificiale è necessariamente buono.
Come analizza Francesco Casarella, responsabile per l’Italia di Investing.com, è necessario prestare molta attenzione: «a distinguere qualità e valutazioni realmente interessanti nelle aziende, rispetto a quelle che invece salgono semplicemente perché spinte dal fenomeno in piena bolla speculativa».
La bolla delle dot.com di inizio millennio ne è un esempio lampante: la maggior parte delle società tech si sciolse come neve al sole, ma alcune delle società sopravvissute continuano ad essere leader del settore ancora oggi (Amazon e Google).