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Green bond, la finanza (con la politica) spinge il boom dell’auto elettrica
Post di Pietro Sette, Research Associate di MainStreet Partners –
Oltre il 20% delle obbligazioni emesse in Europa nel terzo trimestre del 2022 è stato utilizzato per finanziare progetti ambientali e/o sociali, chiamati tecnicamente “Green, Social and Sustainability (GSS) bonds”. Si tratta di un record, ottenuto durante uno degli anni più negativi del secolo per i mercati finanziari.
Nel corso dell’anno il debito GSS ha fatto anche fronte con il crescente peso delle politiche monetarie delle banche centrali, ed ha perso parte del momentum acquisito ad inizio 2022. Se infatti nel primo trimestre abbiamo visto il 30% del totale emesso nell’anno, nell’ultimo trimestre solo il 20%.
Green bond, un mercato volatile
La volatilità dei mercati ha anche reso piuttosto instabile la cadenza con cui società e governi hanno emesso GSS bonds: in alcuni mesi sono stati emessi meno di 15 miliardi di euro in obbligazioni, ed in altrettanti ben oltre 60 miliardi di euro.
Fa certamente anche notizia il fatto che il 2022 è il primo anno in cui l’ammontare emesso sui mercati di questa tipologia di obbligazioni ha subito una battuta di arresto. Parliamo di 850 miliardi di euro, contro i 1.000 miliardi emessi nel 2021.
Ma quali sono le caratteristiche essenziali su cui si basa il successo dei green bonds? Certamente riteniamo che la trasparenza sui progetti finanziati e la disponibilità di dati quantitativi siano le caratteristiche essenziali dei green bond, ed il motivo principale per cui sempre più investitori, ed emittenti, si interessano a questo mercato. Nello specifico, l’energia rinnovabile è la tipologia di progetto più finanziato – parliamo di oltre 600 miliardi dedicati ad impianti di rinnovabili. Scegliere fotovoltaico piuttosto che gas può sembrare scontato oggi, ma 10 anni fa i costi erano molto più elevati. I green bond hanno rappresentato un importante nesso tra aziende ed investitori interessati a finanziare progetti a basso impatto ambientale.
Il boom dei green bonds nei trasporti elettrici
Oggi stiamo assistendo ad un vero e proprio boom nel mondo dei trasporti elettrici e più in generale volto ad una mobilità sostenibile. Tale processo è alimentato sia dalla domanda dei consumatori, che dalla determinazione dei produttori di rimanere competitivi. Il trend che osserviamo vede contrapposti, da un lato un forte aumento delle vendite di auto elettriche, +75% su base annua nella prima metà del 2022, e dall’altro l’installazione delle colonnine di ricarica, che stenta invece ad accelerare.
Il costo delle nuove auto non è il vero problema
Per motivi operativi e strategici, stiamo osservando che le case automobilistiche stanno focalizzando la loro attenzione quasi unicamente sullo sviluppo di auto elettriche. Il vero ostacolo ad una maggiore crescita, però, non è il costo dell’auto elettrica, ma piuttosto la mancanza di infrastrutture di ricarica. Si stima che al fine di rispettare gli obiettivi europei al 2030, le installazioni dovrebbero accelerare di 9 volte, ed avvenire con molta più omogeneità. Troviamo, infatti, dall’altro lato il comparto delle utilities, e non le case automobilistiche, che si sta incaricando dell’onere di gestire questo delicato aspetto della transizione. Le utilities possono infatti far leva sull’ esperienza nel gestire la domanda di elettricità e nel coordinare la progettualità di complessi piani di investimento.
Mille miliardi da investire entro il 2050
La priorità dei produttori di auto sembra essere accorciare le catene di approvvigionamento, internalizzando i processi produttivi e riducendo i legami con fornitori esteri. Questo si tradurrebbe, solo in Europa, in addizionali 150 miliardi di euro in investimenti nei prossimi 8 anni, e mille miliardi entro il 2050.
Più green bond per le gigafactory (batterie)
Le batterie sono il componente principale del costo di produzione di un veicolo, ne rappresentano il 40% del costo di produzione. Tra i principali ostacoli risulta il fatto che il 70-80% degli attuali componenti della produzione di batterie provengono dalla Cina, in un momento in cui le tensioni con l’occidente sono ai massimi storici. In risposta alla necessità strategica di internalizzare e di investire di più, Volkswagen, Ford e General Motors sono solo alcune delle grandi aziende che hanno emesso green bond nel 2022. I green bond emessi da società automobilistiche hanno visto un vero e proprio boom tra il 2020 ed il 2021, passando da rappresentare il 7% del totale emesso da società non finanziarie al 19%.
Colonnine in crescita grazie alle obbligazioni verdi
Il mondo dei green bond ci sta però anche fornendo importati segnali di come il divario tra vendita di auto e l’installazione di colonnine si stia rapidamente attenuando. I risultati di impatto ambientale pubblicati dagli emittenti di green bonds mostrano come il numero di installazioni sia effettivamente in rapida ascesa. Ad oggi, a livello globale, il totale di colonnine di ricarica finanziate tramite green bond si aggira intorno alle 25 mila, a cospetto di sole 5 mila installate a fine 2021.
La spinta decisiva dell’Unione europea
Da non dimenticare poi come i progetti dedicati allo sviluppo e vendita di veicoli elettrici, così come anche all’installazione di colonnine di ricarica, siano fortemente supportati a livello regolamentare europeo. Con il programma “Fit for 55”, l’Unione Europea impone che tutte le nuove auto siano elettriche a partire dal 2035 (il 14 febbraio è arrivato il via libera definitivo dell’Europarlamento). Ne risulta infatti che queste attività siano considerate “sostenibili” dalla Tassonomia Europea, il manuale che informa società ed investitori quali attività siano da considerare “green”. Il fatto che il mondo degli investimenti dovrà iniziare a render conto di quanto i propri capitali siano effettivamente ‘green’, favorirà senza dubbio le società più virtuose, e premierà gli emittenti di green bonds, che continueranno ad usare questo strumento per comunicare chiaramente obiettivi e traguardi legati al loro percorso di sostenibilità.