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Spoils system e la favola del merito nel caso di scuola italiano
Post di Costantino Ferrara, vice presidente di sezione della Commissione tributaria di Frosinone, già giudice onorario del Tribunale di Latina, Presidente Associazione Magistrati Tributari Provincia di Frosinone –
Al funzionamento della macchina pubblica, concorrono, potremmo dire quasi pariteticamente, l’operato degli organi di governo e i vertici dirigenziali della pubblica amministrazione.
Esiste quindi un legame, una necessaria sinergia tra governo e alti dirigenti pubblici. Mentre il primo, però, viene eletto dal popolo e si rinnova in siffatto modo, le cariche dirigenziali avvengono in maniera indiretta, per nomina (politica) e con una certa durata degli incarichi.
Accade sovente, quindi, che governo e dirigenti pubblici siano espressioni di correnti diverse, perché al rinnovamento del governo non corrisponde altrettanto rinnovamento delle cariche dirigenziali nella pubblica amministrazione.
Spoils system e merit system a confronto
In questo ambito, si contrappongono due linee di pensiero. Da un lato, c’è chi auspica un meccanismo di spoils system; in sostanza al rinnovo del governo corrisponde un contemporaneo rinnovo delle cariche dirigenziali pubbliche basato su nomine della forza politica di riferimento in quel dato momento, così da garantire sinergia tra i due apparati. Dall’altro, c’è chi accusa questo sistema di potenziale “clientelismo”, ed è quindi più favorevole al cosiddetto merit system, sistema del merito, in base al quale le nomine dirigenziali avvengono in base ad una valutazione oggettiva sulle capacità della persona di svolgere quel determinato compito.
La favola del merit system
Senza prenderci in giro, possiamo dire che quella del merit system è una favola, a cui però fanno fatica a credere anche i bambini.
Non c’è da sorprendersi se in talune delle democrazie più evolute e moderne, come gli Stati Uniti, si utilizzi lo spoils system, in base al quale nel momento in cui si insedia un nuovo governo, viene completamente cambiato e sostituito tutto l’apparato di vertice della pubblica amministrazione, con persone, oltre che di provata capacità (dovrebbe essere scontato), di indiscussa fedeltà e fiducia rispetto al nuovo leader eletto.
L’esempio italiano
La favola del merit system ce la smonta completamente l’esempio italiano dove, nonostante sia cambiato il governo, prima di lasciare le poltrone che contano, i ministri precedenti si sono affrettati ad occupare le cariche dirigenziali che contano, nominando qualche “fedelissimo”. Come per dire: “Abbiamo perso le elezioni siamo fuori dal governo però contiamo lo stesso”. Ma la cosa peggiore è che ciò accada addirittura a tempo scaduto, a Camere sciolte.
Parliamo, a conti fatti, di un’ottantina di nomine, secondo quanto riportato alcuni giorni orsono dal quotidiano La Verità. Le nomine, in alcuni casi già in itinere in altri casi atti dovuti, sono state formalizzate dopo il 21 luglio (a Camere sciolte) e una quindicina sono state fatte tra agosto e settembre; addirittura 12 dopo le elezioni del 25 settembre.
È questo il merit system? Nominare qualcuno nei posti che contano, non appena si è in procinto di perdere le elezioni e la poltrona?
Equa ripartizione del potere e delle cariche?
La cosa “simpatica” è che, in propria difesa, chi ha fatto queste nomine fuori tempo direbbe che si tratta di un’equa ripartizione del potere e delle cariche. Ma quando poi toccherà ad altri, gli stessi interlocutori definirebbero la cosa come una spregiudicata lottizzazione del potere!
Arrivati a questo punto, è auspicabile che si metta fine a questa prassi, magari con un provvedimento che disponga il divieto di qualsiasi nomina dal giorno della caduta del governo. E, perché no, annulli le nomine fatte a tempo scaduto e nomini una commissione ad hoc. Bisogna ridare credibilità alla politica, occorre riavvicinare i cittadini alle istituzioni. E questo può essere un buon punto di partenza.