Delibera Arera, 4 luci e 4 ombre sulle comunità energetiche

scritto da il 03 Gennaio 2023

Post di Andrea Prato, COO di Rete Albatros – 

A tredici mesi dalla pubblicazione del D.Lgs 199/21, il “padre” delle comunità energetiche rinnovabili, è giunta la delibera ARERA 727, “la madre” che regola incentivi e funzionamento dell’energia prodotta localmente e condivisa sotto la cabina primaria della rete.

Finalmente va in pensione la vecchia e inconcludente normativa, che ha dato vita a pochissime realtà e si ottiene il tanto atteso semaforo verde sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) – associazioni di cittadini, imprese e comuni di riferimento che si uniscono per produrre energia in un territorio e consumarla nel territorio stesso – e sull’autoconsumo diffuso e a distanza.

Le quattro buone notizie per le comunità energetiche

Questa è la prima buona notizia perché da oggi si può costruire su fondamenta solide l’autosufficienza energetica di famiglie piccole e medie imprese e autorità locali, mettendo in tal modo in sicurezza l’asse portante della struttura sociale ed economica del Paese.

La seconda buona notizia, soprattutto al Nord Italia è che sono confermati i consistenti incentivi che fino al l’ottenimento di 5 GW resteranno stabili, senza che siano ipotizzabili brutte sorprese.

La terza buona notizia è che c’è tutto il tempo per realizzare le opere perché chi decidesse di intraprendere l’iter amministrativo e ingegneristico è consapevole di avere a disposizione un arco temporale sufficiente per progettare e realizzare la comunità energetica nel migliore dei modi. Nasceranno migliaia di CER e vivremo in un Paese più pulito e autosufficiente energeticamente, molto migliore di quello appena lasciato nel 2022.

Infine, la quarta buona notizia è che lo strumento non pesa sul bilancio pubblico nazionale. Non si corrono, dunque, i rischi di proliferazione al ribasso di regole stile “eco bonus 110%” perché gli incentivi si pagano con le bollette di famiglie e imprese italiane e non sarà possibile per i burocrati del MEF cambiare le regole a loro piacimento.

comunità

Fonti rinnovabili. Un’installazione di pannelli solari

Le quattro (principali) notizie negative

Fin qui le luci, ma non mancano le ombre, ecco le principali quattro.

La prima è che il regolamento disciplina la produzione di energia elettrica e non di energia termica e visto che abbiamo atteso tanto tempo si poteva fare di più, visto che l’utilizzo delle fonti fossili per riscaldare abitazioni uffici negozi e fabbriche è molto rilevante.

La seconda, piuttosto inattesa, è che al momento, salvo successive modifiche, è più conveniente creare un modello di autoconsumo diffuso rispetto alla comunità energetica rinnovabile perché gli incentivi sono quasi uguali ma le azioni da compiere e i costi da sostenere sono molto superiori per le CER.

La terza è che restano sospese alcune decisioni importanti che saranno chiarite lungo l’arco del 2023. Ora si può partire ma in parte alla cieca. C’è da sperare che il legislatore intervenga per stringere il campo discrezionale per i soci della comunità energetica su quale modello utilizzare per creare la società di gestione (referente) perché se fossero lasciati liberi di realizzare la CER come meglio credono, si rischia seriamente il fallimento di due su tre realtà.

La quarta è che non si comprende in alcun modo la riduzione di incentivo al centro e al Sud Italia. La motivazione sarebbe anche legittima (al sud a parità di impianti si guadagna di più rispetto al nord perché durante l’anno le ore di sole sono maggiori) ma per una volta tanto in cui è più conveniente investire al sud per motivazioni naturali, non si comprende questa menomazione d’incentivo che non migliora la norma e non riduce i 5 GW attesi. Equiparare gli inventivi lungo tutto lo stivale potrebbe contribuire a migliorare lo stato sociale ed economico del mezzogiorno sempre più lontano da Roma e dalle regioni più prospere del Paese.