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Silver economy: gli anziani sono una minaccia alla sostenibilità fiscale?
Post di Katerina Serada, fondatrice del SDG Hub (Center for Sustainable Economies and Innovation); Valerio Mancini, direttore del Centro di Ricerca di Rome Business School; Emanuele Cacciatore, Docente dell’International Master in HR and Organization di Rome Business School –
Nel 1995 l’Italia è stata la prima nazione a sperimentare la storica inversione demografica. I tassi di fertilità in caduta libera e l’aspettativa di vita media che continua ad allungarsi progressivamente stanno modificando il profilo demografico di molti paesi, soprattutto di quelli che rientrano nel gruppo delle cosiddette economie avanzate di Europa, Stati Uniti, Giappone, Canada. Oggi, infatti, 34 Paesi “sviluppati” convivono con questa tendenza, che continuerà ad aumentare e toccherà 90 Paesi entro il 2050; il mondo intero assisterà quindi a questa transizione epocale a partire dal 2075. Tutte le regioni del mondo vedranno un aumento della quota di popolazione anziana tra il 2020 e il 2050 e sperimenteranno l’inversione storica – con gli over 65 che supereranno la popolazione sotto i 15 anni entro il 2075.
La tendenza demografica globale
L’invecchiamento globale è una delle tendenze demografiche più importanti del nostro tempo che mette in prova i nostri attuali assetti economici e politici, le istituzioni, i mercati e la tenuta stessa delle imprese. Attualmente, il ruolo e gli impatti diretti della popolazione cosiddetta “silver” all’interno dell’economia mondiale, europea e nazionale è ampiamente sottovalutato. Infatti, le persone di età superiore ai 50 anni sono indubbiamente protagonisti di una quota maggiore di attività economiche rispetto al passato e contribuiscono allo sviluppo dell’economia come lavoratori, consumatori, assistenti, volontari, imprenditori e mentori.
– Si prevede che entro il 2050, gli ultracinquantenni sosterranno 1,5 miliardi di posti di lavoro (equivalenti al 38% dei posti di lavoro nel mondo) e il loro impatto sul reddito da lavoro sarà più che raddoppiato, raggiungendo i 53 miliardi di dollari.
– Gli ultracinquantenni rappresentano la metà della spesa globale in termini di consumi (35 miliardi di dollari nel 2020), ed entro il 2050 questa cifra raggiungerà quasi il 60% (o 96 miliardi di dollari). L’Italia risultava nel 2020 al primo posto in questa speciale classifica, con una percentuale di spesa da parte degli over50 del 67,7%, seguita da Hong Kong (60,8%), Grecia (60,4%) e Danimarca (60,2%).
Sostenibilità fiscale nell’era della crisi demografica
Questo processo di invecchiamento globale viene spesso dipinto come un “peso sociale”, soprattutto per le sfide che può porre alla sostenibilità fiscale e, più in generale, alla crescita economica. L’invecchiamento comporta infatti sfide strutturali significative per le nostre attuali politiche fiscali, ancora fortemente ancorate ad una realtà oggi lontana di forte crescita industriale.
Tradizionalmente, l’imposta sul reddito rappresenta la quota maggiore delle entrate pubbliche totali in tutte le economie sviluppate e, pertanto, le entrate pubbliche sono esposte all’impatto dell’invecchiamento sui mercati del lavoro. Questo, quindi, comporta una riduzione dei lavoratori attivi, e quindi riduce le entrate fiscali del governo per finanziare i regimi pensionistici e le prestazioni dei pensionati, abbassando quindi i contributi sociali imposti ai lavoratori e l’emissione di titoli di Stato. In alcuni Paesi, tra cui l’Italia, la Danimarca, la Finlandia, i Paesi Bassi e il Portogallo, si è stabilito un legame automatico tra i futuri aumenti della speranza di vita e l’aumento dell’età pensionabile. Allo stesso tempo, un semplice aumento della vita lavorativa attiva non è sufficiente.
Silver economy e mercato del lavoro
L’Italia ha bisogno di aumentare il tasso di partecipazione alla forza lavoro per compensare le tendenze demografiche sfavorevoli e urge l’esigenza di affrontare le sfide fiscali attraverso riforme strutturali del mercato del lavoro. È fondamentale, in primis, aumentare la partecipazione femminile al mercato del lavoro italiano, che consentirebbe di mantenere un essenziale equilibrio tra lavoro e vita privata. Attualmente, tra le economie avanzate l’Italia presenta il più basso tasso di partecipazione femminile (55%). Questo divario tra la percentuale di donne occupate in Italia rispetto alla media dell’UE è aumentato durante la pandemia COVID-19. Secondo Eurostat: soltanto il 49,4% delle donne di età compresa tra i 15 e i 64 anni risultava “occupata” nel 2021, ben 14 punti percentuali in meno rispetto alla media UE del 63,4%.
Economia circolare e PNRR
Per far fronte a questa situazione, molte nazioni stanno iniziando a migliorare le loro strutture fiscali riducendo le imposte sul lavoro e ricavando maggiori entrate dalle “tasse ambientali”. A tal proposito, la transizione verso un’economia circolare prevista dal PNRR, potrà sostenere lo spostamento di parte del carico fiscale dal lavoro alle “imposte ambientali”, incentivando così fortemente l’utilizzo di risorse sostenibili, ma ciò non basta.
A causa dell’invecchiamento medio della popolazione si rende necessaria una riorganizzazione strutturale della nostra società rispetto ai modelli attuali di gestione, a partire dall’esigenza, ad esempio, di istituire un Ministro della Terza Età e relativi comitati interministeriali.
Attualmente soltanto 7 Paesi si sono dotati di un Ministero della Terza Età (Australia, Nuova Zelanda, Canada, Malta, Scozia Irlanda, Galles). Tali istituzioni, infatti, potrebbero facilitare lo sviluppo di un approccio olistico alla silver economy e alle problematiche legate alla terza età, dall’educazione permanente alla fruibilità delle tecnologie informatiche, dalla mobilità sostenibile alle esigenze di alimenti funzionali, dal monitoraggio continuo delle condizioni di sicurezza alle forme di cultura modulate sulle capacità ed abilità fisiche ed intellettive.
Opportunità di business
La Silver Economy sta emergendo sempre con più forza in risposta agli impatti dell’invecchiamento che, contemporaneamente, sta plasmando tutti i settori dell’economia, in particolare l’edilizia abitativa, i trasporti, l’alimentazione, le assicurazioni, la tecnologia, la salute (l’e-health), le comunicazioni, lo sport, il tempo libero e i viaggi. La Silver Economy, quindi, non rappresenta semplicemente uno dei “mercati”, ma piuttosto un’”economia trasversale”, che va ad abbracciare un’intera società, un’intera economia.
Oggi, le tendenze legate alla crescente domanda per i prodotti destinati ai consumatori “silver” iniziano ad emergere a livello globale, con l’aumento di beni e servizi più attenti alla qualità, alla sostenibilità, al design inclusivo e rispettoso dell’età. L’invecchiamento globale sta quindi già producendo un impatto significativo sullo sviluppo di specifici prodotti e servizi e questo genererà impatti complessi sulla competitività delle PMI che producono ed esportano beni nei “mercati silver” in tutto il mondo.
Multinazionali, Asset manager e Silver economy
Gran parte delle principali multinazionali investono da molti anni in questo settore e sono in corso grandi operazioni commerciali globali nell’innovazione e nel business dell’economia d’argento. Alcuni esempi provengono da Bank of America Merrill Lynch, Nestle Skin Health, BlackRock, BMW, Intel, GE, Novartis, Aegon, Discovery, Pfizer, multinazionali che hanno adottato l’”invecchiamento” come driver commerciale strategico. L’Oréal, Nestlé e Danone stanno, ad esempio, dando vita a nuove linee di prodotti e servizi, progettando prodotti antietà e prodotti dietetici personalizzati.
L’opportunità per l’Italia
Adattando l’economia italiana dei beni e dei servizi alle tendenze demografiche dell’invecchiamento, si ottiene quindi una grande opportunità che l’Italia deve cogliere assolutamente, trasformando così la presenza di una delle popolazioni più longeve al mondo in un fattore di sviluppo e di benessere. Pertanto, per rimanere competitive nel contest della globalizzazione, le PMI italiane dovranno investire nella ricerca e nello sviluppo del prodotto o trovare la strada di condividere i costi di R&S attraverso operazioni M&A (Mergers and Acquisition).
Silver economy e settore assicurativo
Ad esempio, per quanto riguarda il settore assicurativo, il business silver rappresenta una vera e propria rivoluzione nelle interazioni con i clienti, nei prodotti e servizi e nelle partnership con gli ecosistemi che rappresenta un profondo cambiamento nelle proposte stesse degli assicuratori. Nel settore delle assicurazioni “sanitarie” e “vita” ci si rivolge sempre più alla tecnologia “indossabile”, per incoraggiare i propri clienti a diventare più sani, offrendo loro incentivi finanziari che riducono anche i costi per l’assicuratore. Si tratta pertanto di un business di enormi dimensioni. Infatti, più di 1 miliardo di utenti hanno attualmente bisogno di tecnologia assistiva, una cifra che dovrebbe raggiungere i 2 miliardi entro il 2050 (WIPO Assistive technology trends – 2021).
Innovazione e longevità
L’accelerazione del tasso di invecchiamento della popolazione sta generando quindi nuove opportunità di business in una società sempre più tecnologica, dove l’innovazione sarà fondamentale per soddisfare le esigenze degli anziani. In futuro, la longevità di popolazione determinerà il modo di fare business, chiederà disegnare i servizi digitali e catering adatti alle esigenze della popolazione over 65.