categoria: Res Publica
I diritti degli immigrati e le preoccupazioni elettorali dei partiti
Post di Simone Moriconi, Professore di Economia presso IÉSEG School of Management e direttore del Centro di Ricerca IÉSEG sull’Economia della Famiglia, il Lavoro e la Migrazione
Giovanni Peri, Professore di Economia presso University of California, Davis
Riccardo Turati, Assistente Professore presso il Dipartimento di Economia Applicata dell’Universitat Autonoma de Barcelona –
I diritti di cittadinanza ai figli degli immigrati nel dibattito politico
La concessione del diritto di cittadinanza ai figli degli immigrati ricopre un ruolo importante nel dibattito politico italiano da quasi 20 anni. Dalle prime proposte di uno “Ius soli temperato”, fino al disegno di legge attualmente in esame alla camera (“Ius Scholae”), l’accento è sempre stato su una riforma che combinasse il prerequisito della nascita (o residenza nei primi anni di vita) nel territorio nazionale con un numero minimo di anni di scolarizzazione nel sistema scolastico italiano (cinque anni nella proposta Ius Scholae).
Fino ad oggi nessuna maggioranza parlamentare si è mai formata su una proposta di riforma, neanche nel corso della legislatura appena trascorsa in cui partiti tradizionalmente su fronti opposti si sono trovati all’interno della stessa maggioranza di governo. L’impossibilità a convergere su posizioni comuni è dovuta ad una netta forte contrapposizione tra le forze politiche, con i partiti di centro-destra che hanno sempre osteggiato le proposte di legge avanzate dai partiti di centro sinistra.
Ma quali fattori determinano tale contrapposizione ideologica? Al di là delle visioni radicalmente diverse della società italiana tra partiti di destra e sinistra, sembra naturale chiedersi se la difficoltà a convergere su una riforma non possa essere almeno in parte legata a motivi elettorali. Infatti, la cittadinanza conferirebbe ai figli degli immigrati il diritto di manifestare le proprie preferenze politiche, attraverso il voto alle elezioni nazionali.
Il voto delle seconde generazioni nel panorama politico italiano
Quale sarebbe il peso dei figli degli immigrati da un punto di vista elettorale? I dati dello European Social survey (ESS) mostrano che tra il 2001 ed il 2017 la quota di immigrati di seconda generazione sulla popolazione europea tra i 18 ed i 37 anni è cresciuta dal 3% a quasi il 5% per i paesi dell’Europa Occidentale. Per quanto riguarda l’Italia, l’ISTAT stima per il 2018 una quota pari al 2% della popolazione complessiva. Si tratta indubbiamente di una quota piccola rispetto ad altri paesi come Francia, Regno Unito o Belgio, caratterizzati da un background coloniale, e che hanno sperimentato flussi di immigrazione consistenti già a partire dagli anni ’80 e ’90.
Ciò nonostante, il peso dei figli di immigrati sulla popolazione italiana appare in crescita. A fronte di uno stock di immigrati in leggero ma costante aumento (intorno 10% nel 2021, sulla base dei dati Eurostat), e tassi di natalità della popolazione nativa in continua diminuzione, la quota dei nati da immigrati è triplicata in meno di 20 anni passando dal 5% del 2000 al 15% nel 2017. È quindi plausibile che questo gruppo diventi rilevante dal punto di vista elettorale tra una o due generazioni.
Le preferenze politiche dei figli degli immigrati rispetto ai nativi
Da un punto di vista politico diventa quindi importante capire se esistano differenze sistematiche nel voto di figli immigrati e nativi tali da suggerire un effetto duraturo dell’immigrazione sul panorama politico Italiano. In uno studio recente, utilizziamo dati d’inchiesta a livello individuale della `European Social Survey’, per analizzare le differenze di voto tra individui nati da un padre immigrato ed altri individui con stesso genere, età, istruzione, background socioeconomico, e familiare, ma nati da genitori italiani.
Osserviamo le differenze di voto alle elezioni politiche nazionali in 22 paesi europei tra il 2001 ed il 2017. Tra questi paesi non c’è l’Italia, caratterizzata da un campione troppo piccolo di figli di immigrati per essere analizzabile. Sono però presenti altri paesi Europei (tra cui Germania, Francia, Spagna, Portogallo), sufficientemente simili all’Italia sotto il profilo economico ed istituzionale, ma con una incidenza dell’immigrazione più elevata. Questo consente di interpretare i risultati del nostro studio come una predizione di quello che porebbe accadere in Italia nei prossimi decenni.
Le preferenze dei figli degli immigrati per partiti e politiche di sinistra
La Figura 1 (cliccare sull’immagine per ingrandirla) riporta la differenza stimata nel voto tra immigrati di seconda generazione e nativi da sinistra (valori negativi) a destra (valore positivo). Lo zero in figura denota la posizione media dell’elettorato europeo, che consideriamo centrista. La figura evidenzia una maggiore propensione a votare per partiti di sinistra da parte dei migranti di seconda generazione rispetto ai nativi. Questa tendenza a sinistra dei figli degli immigrati ha una grandezza simile all’effetto di altre caratteristiche socioeconomiche dell’individuo, come il grado d’istruzione secondaria (rispetto alla primaria), o la residenza in un’area urbana (piuttosto che rurale).
Per capire meglio in cosa consiste questa preferenza a sinistra dei figli degli immigrati, nello studio combiniamo l’informazione sul partito votato da ciascun individuo, con indicatori di contenuto tratti dal suo programma politico disponibili dal `Manifesto Project Database’. In questo modo riusciamo a risalire alle preferenze politiche dei votanti rivelate dal voto per un determinato partito.
L’analisi mostra come il voto degli immigrati rifletta una specifica domanda per posizioni politiche in supporto della diversità culturale e dei diritti civili (per esempio in relazione alle preferenze sessuali). I figli degli immigrati votano partiti che sostengono il processo di integrazione dell’UE e che considerano importante l’intervento pubblico per ridurre le disparità di reddito, finanziare l’istruzione, e sostenere i lavoratori. Gli immigrati sembrano meno inclini dei nativi ad identificarsi con una specifica ideologia politica, a votare partiti che hanno un’agenda sovranista, o populista.
Voto ed esperienza dei figli di immigrati: il ruolo della famiglia
Cosa determina queste preferenze di voto? Occorre precisare che la nostra analisi tiene conto del paese di origine dei figli degli immigrati (ovvero il paese di nascita dei genitori). Questo ci consente di interpretare la tendenza a sinistra dei figli di immigrati in relazione ad uno status specifico (ovvero il fatto di avere un padre straniero), piuttosto che un effetto culturale trasmesso dal paese di origine.
ll posizionamento politico degli immigrati non sembra legato a richieste specifiche di politica migratoria da adottare nel paese di residenza (ad esempio leggi di naturalizzazione più lassiste). Le preferenze non sembrano neanche collegate alla percezione individuale di essere discriminato (per motivi di nazionalità, razza, etnia, ma anche genere). E, infine, non sembrano esserci differenze rilevanti nel voto in base al grado di assimilazione alla cultura del paese di destinazione (rivelato dalla lingua parlata in famiglia).
Un risultato interessante riguarda il ruolo della famiglia, ed in particolare l’esperienza lavorativa del padre: se il padre del cittadino immigrato ha dovuto accettare un impiego al di sotto delle sue professionalità (esempi comuni tra immigrati in Europa sono persone con laurea in medicina o legge che si trovano a fare i camerieri o i tassisti) la preferenza di sinistra espressa dal voto del figlio è più forte.
Questo sembra suggerire che a fronte di difficoltà legate al processo di integrazione economica della sua famiglia nel paese di destinazione, il figlio o la figlia di un immigrato maturi una maggiore consapevolezza dell’importanza di politiche che possano proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione e favorire la mobilità sociale.
Quali possibili effetti dell’immigrazione sul panorama politico italiano?
Simulazioni basate sui nostri risultati suggeriscono che, anche in caso di concessione del diritto di cittadinanza ai figli degli immigrati, complessivamente l’immigrazione potrebbe avere un effetto limitato sul panorama politico italiano nel lungo periodo. In media, l’elettorato italiano di per sé è caratterizzato da posizioni moderate di centro destra rispetto alla media Europea.
Le nostre simulazioni mostrano che il voto ai figli degli immigrati non sarebbe in grado di spostare significativamente queste preferenze medie verso sinistra, neanche in presenza di una quota di figli di immigrati pari al 10% della popolazione, quindi 5 volte superiore a quella attuale (in linea con paesi che hanno una lunga tradizione coloniale come Francia e Belgio).
I timori relativi agli effetti che un’eventuale riforma del diritto di cittadinanza potrebbe avere sugli esiti delle prossime tornate elettorali appaiono quindi infondati. La scelta del legislatore se concedere o meno il diritto di cittadinanza (quindi il diritto di voto) ai figli degli immigrati può essere fatta esclusivamente sulla base di un giudizio di merito sui diritti civili effettivamente maturati da questa fascia della popolazione, a prescindere da valutazioni di opportunità politica.