Energia e data center, il dilemma degli obiettivi NetZero troppo costosi

scritto da il 13 Dicembre 2022

Post di Sammy Zoghlami, Senior Vice President EMEA, Nutanix – 

Se COP26 ci ha insegnato qualcosa, l’Egitto ha avuto il suo bel da fare per convincere le persone che un’altra conferenza dedicata ai cambiamenti climatici avrebbe potuto dare un contributo positivo. COP27, che ha preso il via il 7 novembre nella località turistica di Sharm El Sheikh, sul Mar Rosso, ha promesso di “dare un’accelerata”, ma il timore è che non ci sia nulla di nuovo. Come ha dichiarato l’attivista per il clima Greta Thunberg prendendo in giro la conferenza l’anno scorso, tutto può essere ridotto a semplici chiacchiere.

Per le aziende e i CIO in particolare, potrebbero essere argomenti non prioritari. Piuttosto che su COP27, la loro attenzione è focalizzata sull’aumento dei costi energetici (tra i tanti), la carenza di competenze, la volatilità delle economie e le difficoltà che la supply chain si trova ad affrontare. Eppure, quando si tratta di NetZero, di fissare obiettivi e di mettere in atto piani di decarbonizzazione, la maggior parte delle aziende, sicuramente nel Regno Unito, in Francia, in Germania, in Canada e in Giappone secondo i dati del NetZero Tracker, desiderano essere aggiornati. Il problema nasce dalla credibilità e dalla capacità di queste aziende di fare qualcosa di positivo.

La ricerca NetZero Tracker ha rilevato che circa due terzi (456 su 702) delle azioni intraprese dalle aziende non soddisfano ancora gli standard procedurali minimi per la definizione degli obiettivi. In breve, le aziende non lo “stanno facendo bene” o sicuramente non sono abbastanza impegnate. È difficile trovare un equilibrio. Come suggerisce McKinsey, il raggiungimento del NetZero entro il 2050 potrebbe comportare un aumento del 60% della spesa in conto capitale per gli asset fisici, rispetto ai livelli attuali.

Per i CIO si tratta di un problema significativo, soprattutto perché la tecnologia viene abitualmente indicata come la principale fonte di emissioni e di consumo energetico all’interno di un’azienda. La previsione di Greenpeace del 2019, secondo la quale entro il 2025 il settore IT potrebbe consumare fino al 20% dell’elettricità mondiale, pesa ancora molto. La tecnologia è fondamentale per le moderne aziende digitali, ma è anche parte del problema ambientale.

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Immagine di Ian Battaglia per Unsplash

I data center in particolare, si sono fatti carico di gran parte di questo onere, nonostante i significativi miglioramenti in termini di efficienza energetica conseguiti negli ultimi decenni. Si tratta di uno dei settori più avanzati in termini di efficienza energetica e decarbonizzazione, ma anche di uno dei settori con una domanda costante. Nella sola regione EMEA, i data center consumano oltre 90TWh all’anno con un livello di emissioni equivalente a circa 5,9 milioni di veicoli (27 milioni di tonnellate di CO²e). Gli interventi in questo ambito possono avere un impatto enorme sul cambiamento climatico, ma devono essere valutati tenendo conto della necessità delle aziende di competere efficacemente in mercati sempre più digitali.

È quindi importante capire come le diverse tecnologie di data center si pongano rispetto ai pro e ai contro legati al raggiungimento del NetZero. Naturalmente, le aziende dovrebbero migliorare la gestione complessiva dei dati, soprattutto per quanto riguarda quelli che Gartner chiama “dark data”. Conservare e pagare per dati che non vengono utilizzati (secondo alcune stime si tratta di ben il 70-80% dei dati) è uno spreco di denaro, ma anche un elemento che contribuisce in modo significativo alle emissioni.

La realizzazione di un’infrastruttura dati adeguata è oggi fondamentale per qualsiasi azienda. La crescente dipendenza da prodotti e servizi basati sul cloud non fa che aumentare l’urgenza e per tale motivo abbiamo commissionato uno studio per analizzare i benefici e i rischi legati alle diverse infrastrutture, al fine di determinare i consumi e le emissioni attuali e di definire gli impatti futuri.

Un recente studio di Atlantic Ventures, Improving sustainability in data centres, ha rilevato che, oltre all’automazione, ai sistemi innovativi di raffreddamento e alle energie rinnovabili, la trasformazione delle tradizionali architetture 3-Tier verso modelli di nuova generazione, come le infrastrutture iperconvergenti (HCI), sarà fondamentale per ridurre il consumo energetico e le emissioni di carbonio dei data center. Una vasta gamma di aziende, dai grandi hyperscaler ai fornitori di servizi gestiti fino alle grandi imprese e piccole aziende, potrebbe ottenere benefici misurabili. Considerando i recenti dati di Statista, secondo cui i data center hyperscale hanno raddoppiato la domanda di energia fin dal 2015, ciò potrebbe essere fondamentale per il cloud.

Lo studio di Atlantic Ventures ha rilevato che le architetture di iperconvergenza di nuova generazione sono in grado di ridurre il consumo energetico e le emissioni di anidride carbonica di circa il 27% all’anno. In tutta l’area EMEA, questo tipo di trasformazione potrebbe potenzialmente ridurre il consumo energetico di 56,7 TWh e le emissioni di 14,2 milioni di tonnellate di CO²e entro il 2025. Per esempio, nel Regno Unito, ciò significherebbe 8,1 TWh di energia risparmiata e una riduzione di 1,8 milioni di tonnellate di CO²e, pari all’incirca all’eliminazione di 400.000 auto dalla strada.

Lo studio ha inoltre rilevato che i data center in co-location su larga scala offrono un fattore PUE (Power Usage Effectiveness) molto più basso rispetto alle tipiche strutture on premise. Il passaggio ad architetture iperconvergenti potrebbe teoricamente aumentare il risparmio energetico di circa il 30-40%. I data center di co-location di nuova generazione potrebbero fornire accesso all’energia rinnovabile attraverso contratti di acquisto Power Purchase Agreements (PPA), contribuendo così all’obiettivo di neutralità climatica senza dover investire in certificati CO2. Le aziende che stanno pianificando il passaggio a un’architettura HCI (Hyper-Converged Infrastructure) all’interno dei propri data center on premise dovrebbero anche valutare le tecnologie di raffreddamento di nuova generazione, visto l’aumento dei prezzi dell’energia.

Si tratta di risultati positivi per i CIO e per il raggiungimento degli obiettivi NetZero. Poiché ai CIO viene richiesto di fornire dati dettagliati sulle emissioni di anidride carbonica dei data center per i requisiti di rendicontazione aziendale e legale futuri, la pressione per un’azione positiva non potrà che aumentare. Tutto ciò, naturalmente, deve essere bilanciato con la crescente domanda di applicazioni digitali. Tutto – dai processi di produzione autonomi passando per i digital twins, la robotica e l’analisi avanzata, fino alla guida autonoma, ai servizi di mobilità in rete, all’ecommerce e al lavoro ibrido – richiederà ai data center un’enorme disponibilità di risorse. È fondamentale che l’infrastruttura sia adeguata, in termini di scalabilità ma anche di consumo energetico ed emissioni. Non solo per la redditività futura dell’azienda, ma anche per il bene del mondo in cui viviamo e lavoriamo.