Bancomat addio in piena estate, al Sud più che al Nord. Ecco perché

scritto da il 16 Agosto 2022

Post di Rosy Abruzzo, Public Relations Ma­nager, giornalista, conduttrice e social media specialist. Collabora con diverse testate giornalisti­che online e insegna diritto –

Continua inarrestabile la corsa alla chiusura degli sportelli Bancomat in giro per l’Italia anche in piena stagione estiva con lamentele e disagi che ora arrivano non solo dai cittadini ma anche dai turisti. Il fenomeno non è di questi giorni e non è destinato ad arrestarsi se non con il raggiungimento di uno scenario che ai più sembrerà improbabile se non apocalittico.

È in atto, infatti, già da tempo una riduzione dei punti fisici di prelievo del contante che, iniziata in modo graduale, oggi avanza a grandi passi fagocitando ogni anno migliaia di bancomat nelle piccole come nelle grandi città, al sud più che al nord, con oltre 2.800 comuni italiani che attualmente non hanno neanche uno sportello bancomat.

Il punto è che, proprio negli ultimi mesi, in coincidenza con la stagione estiva e con la presenza di turisti ed avventori, la chiusura di ATM e sportelli Bancomat sembra avere subito un’accelerazione tanto drammatica quanto foriera di disagi. E questo proprio mentre, dopo le restrizioni imposte dalla pandemia, l’estate 2022 segna la ripartenza del turismo, degli eventi, della movida e per conseguenza degli acquisti connessi alla vita da “liberi” e da “turisti”.

Nell’ambito delle dinamiche urbane, la difficoltà a reperire sportelli bancomat per approvvigionarsi di contante sta generando non pochi problemi logistici. Difficoltà di parcheggio, code e file troppo lunghe agli sportelli, interi quartieri privi di Atm che si riversano nei centri intasando istituti di credito e filiali, commissioni sempre più esose per il prelievo presso gli sportelli di altri operatori bancari, sono solo alcune delle problematiche di cui in questi giorni sempre più spesso si legge nelle cronache locali.

La questione, come se non bastasse, sta anche diventando causa dell’ennesima “disuguaglianza” tra nord e sud del Paese. Si perché a pagare il prezzo più caro della scomparsa dei bancomat è il sud Italia che già sconta maggiori difficoltà in quasi tutti i settori economici e che subisce, più del nord, le conseguenze di un difficile accesso al prelievo del contante ancora di uso prevalente rispetto alla moneta elettronica. I cittadini, naturalmente, protestano. Protestano associazioni e comitati di quartiere, spesso sostenuti nelle loro rimostranze da politici e sindacati, preoccupati per le conseguenze che investono la popolazione, specialmente quella anziana, e i lavoratori del settore bancario che rischiano il posto anche in conseguenza di tali chiusure.

Ma il trend è in crescita ed è irreversibile perché le chiusure di ATM e Bancomat fanno parte di un percorso pianificato per arrivare, nel giro di pochi anni, all’eliminazione di tutti gli sportelli.

(Instantvise - stock.adobe.com)

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Chiusure bancomat: i numeri di una strategia che mira a “sportelli zero”

A fronte di quasi duemila sportelli bancari chiusi nel 2021 (1.831 per l’esattezza) che hanno portato da 23.481 del 2020 a 21.650 il numero degli sportelli operativi in Italia nel 2021, il trend nel 2022 non ha certo invertito la rotta anzi sono arrivati a quota 2.800 i comuni italiani che addirittura non hanno neanche uno sportello ATM, con una concentrazione di chiusure soprattutto, come si diceva, nel sud del Paese.

Il processo come si diceva è in atto da tempo e a ben vedere, cercando nel passato, i dati confermano il quadro. A titolo esemplificativo si consideri che a dicembre 2009 il numero degli sportelli bancari in Italia era di 34.036 e a dicembre 2017 di 27.374 (con una perdita di 6.662 sportelli equivalente al -20% in 8 anni).

Sorte similare per i dipendenti bancari il cui numero in Italia nel dicembre 2009 era di 330.512 mentre nello stesso mese del 2017 tale numero era sceso a 286.200 (-56.512 unità per un -17%). Solo nel 2017 in Italia hanno chiuso 66 banche, 1.653 sportelli, si sono persi 13.499 posti di lavoro (-4.5%) percentuale che in Sicilia, secondo i dati di Banca d’Italia saliva all’ 8,6% mentre 95 comuni rimanevano senza servizi bancari.

Ma quali sono le ragioni strategiche di queste chiusure?

Da un punto di vista politico la chiusura degli sportelli ATM si inserisce strutturalmente nell’ambito della lotta del Governo all’evasione fiscale. La strategia attuata dal Governo con la chiusura dei punti di prelievo è quella di ridurre il ricorso al contante favorendo l’uso della moneta elettronica e di strumenti di pagamento tracciabili in parallelo con lo sviluppo di servizi digitali che portino l’Italia sullo stesso livello degli altri Paesi europei maggiormente emancipati dall’uso del denaro contante. Nella stessa direzione va la normativa che prevede dei tetti massimi all’uso di denaro contante che tuttavia, e questa è la preoccupazione maggiore, gli evasori potranno sempre procurarsi finché sarà possibile prelevarlo dai bancomat. Per questo l’obiettivo del Governo è quello di eliminarli gradualmente, tutti.

Sul fronte degli istituti bancari va anzitutto evidenziato l’ovvio meccanismo che vede concentrarsi la maggiore presenza di banche e di sportelli bancomat nelle aree più industrializzate, produttive e commercialmente vivaci del Paese. Ragione che da sola spiegherebbe la differenza tra nord e sud d’Italia sul fronte del numero di bancomat attivi. Il dato della distribuzione, aggiornato al 2021, è dettagliato nel report di Bankitalia sulla “Localizzazione degli sportelli”. Ma la motivazione dominante per gli istituti bancari è facile da comprendere ed è quella di tagliare i costi di tenuta e gestione degli sportelli in costante aumento. Questo si inserisce in una politica, ampiamente nota, di chiusura delle filiali sempre orientata al taglio delle spese che in questi anni ha determinato una notevole riduzione del personale e degli operatori di sportello con licenziamenti, esuberi e accorpamenti vari. A ciò si aggiunga l’elevato costo delle commissioni che oggi mediamente si attesta ad 1 euro per ogni operazione e che può arrivare fino a 3 euro se il prelievo avviene allo sportello di una banca diversa. La chiusura degli sportelli bancomat ha dunque lo scopo di spingere i cittadini ad usare la moneta elettronica e ciò è indispensabile per le banche perché possano proseguire nel piano di riduzione di filiali e contenimento dei relativi costi.

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Tabella banca d’Italia – Base dati statistica Localizzazione degli sportelli ATM e POS – per provincia

Nello scenario si è inserita inoltre la variabile Covid. I due anni di pandemia appena lasciati alle spalle hanno cambiato le abitudini di acquisto degli italiani facendo aumentare notevolmente i pagamenti digitali che continueranno a crescere nei prossimi anni rendendo sempre meno indispensabili i bancomat, specialmente per le nuove generazioni di cittadini che hanno maggiore confidenza col web e con le tecnologie digitali.

Su questo fronte la diffusione non omogenea lungo lo stivale della banda larga di internet, potrebbe provocare l’ennesima disuguaglianza tra comuni e, addirittura, il paradosso di aree in cui non è possibile l’accesso ai servizi bancari telematici. Se poi si trattasse di comuni tra quelli dove non c’è più nemmeno un ATM, la questione rischierebbe di diventare una vera e propria emergenza sociale.

La preoccupazione dei sindacati per la qualità del servizio, il costo del credito e il rischio usura

I bancomat sono dunque destinati a sparire completamente dalle nostre città, dalle vie, dalle piazze portando con sé anche posti di lavoro e ricchezza. Si perché, a valle del fenomeno, le conseguenze sono diverse ed includono anche il destino di tanti lavoratori e la quotidianità di tanti piccoli comuni italiani.

“Il fenomeno della chiusura degli sportelli ATM – spiega Antonello Incagnone del sindacato bancario Fisac CGIL di Trapaniè solo la punta dell’iceberg di una rivoluzione il cui processo, seppure non quantificabile temporalmente in modo esatto, è irreversibile e non dipende soltanto da una riduzione dei costi continuamente ricercata dalle aziende bancarie e/o dalla tracciabilità delle transazioni economiche ricercata dagli Stati. Se da un lato, infatti, l’accentramento delle grandi banche alla ricerca di una maggiore competitività si traduce inevitabilmente nella chiusura di filiali – e quindi di sportelli ATM – dall’altro genera la fuoriuscita dal mercato del lavoro del personale bancario maggiormente esperto che viene sostituito (non più del 20%) sempre più, ormai, con personale a contratto ibrido (parte della retribuzione a stipendio, parte a provvigione) a scapito della qualità del servizio fornito alla clientela. Ma non solo, dove diminuiscono gli sportelli aumenta il costo del credito ed aumenta il rischio usura”.

Se dal punto di vista della sicurezza, poi, la minore circolazione di contante dovrebbe prevedere, aggiunge Incagnone, una diminuzione del rischio di furti e rapine, dall’altra parte si dovrà mettere in conto anche una ulteriore riduzione di forza lavoro dovuta, ad esempio, all’inutilità del trasporto valori.

Difficile immaginare, infine, come si possa garantire un’ordinata quotidianità nei piccoli centri dove i bancomat sono introvabili o addirittura non ci sono più. E mentre in giro, in piena estate 2022, i turisti più che alla ricerca di monumenti vanno a caccia di ATM, nell’Italia meridionale si è passati dai 30 sportelli ogni 100.000 abitanti del 2015 a 23 sportelli nel 2021 contro i 35 sportelli ogni 100.000 abitanti a livello nazionale. Come sempre a trainare la media verso l’alto il nord con in testa Lombardia e Trentino Alto-Adige. Mentre il maggior numero di chiusure ha colpito al nord la Valle d’Aosta e al sud Abruzzo, Umbria, Basilicata, Sicilia e Calabria, quest’ultima in fondo alla classifica nazionale con appena 18 sportelli ogni 100.000 abitanti.