categoria: Vicolo corto
Smart working, non sempre i giovani lo preferiscono a tempo pieno
Post di Giordana Baldassarre, ricercatrice statistica esperta in raccolta e analisi dei dati –
Secondo l’ultima indagine sull’organizzazione del lavoro agile realizzata da Aidp (Associazione Italiana per la Direzione del Personale) e presentata nel mese di marzo è emerso in maniera evidente come la richiesta di lavorare in smart working da casa provenga soprattutto da una fascia di giovani (tra i 18 e i 35 anni) ai primi impieghi, soprattutto laureati con competenze specialistiche, tecniche elevate e buone retribuzioni.
L’esigenza nasce dal desiderio di libertà nell’organizzazione del lavoro che contraddistingue particolarmente questa generazione.
Tuttavia, molte esperienze dimostrano che questa formula non è adatta per un giovane al primo impiego, poiché la mancanza del “fattore umano” non favorisce l’integrazione nel contesto aziendale e crea un percorso di crescita professionale più lento. Ciò vale soprattutto per le attività professionali a carattere pratico, tecnologico, informatico e scientifico.
Questa tendenza sta creando molte problematiche nel mercato del lavoro con un forte gap tra domanda e offerta, dove la prima si dimostra scarsa a causa del basso numero di profili presenti nelle piattaforme di recruitment e della ridotta disponibilità ad accettare un impiego anche in presenza. Dall’altro lato, anche l’offerta di lavoro si trova in difficoltà soprattutto nella ricerca di risorse umane specializzate in discipline economiche, ingegneristiche e informatiche, che oggi sono sempre più necessarie nelle aziende che si occupano di innovazione tecnologico-scientifica e trasformazione digitale dei modelli di business e dei processi. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, sono proprio questi settori a raggiungere la loro massima efficacia nella forma ibrida di integrazione tra tecnologia e relazioni professionali.
In un ambiente che favorisce relazioni umane di qualità, con un’elevata attenzione alla gestione delle risorse, ruoli e obiettivi assegnati ben definiti, alta formazione, costanti feedback sul proprio lavoro e percorso professionale e con una comunicazione interna chiara, i giovani sono invece disposti a cambiare idea e a preferire una formula di lavoro ibrido.
È il caso di Armundia Group, digital company specializzata nella progettazione e fornitura di soluzioni Fintech e Insurtech, che nel mese di febbraio 2022 ha commissionato un’indagine online sul clima aziendale, a carattere totalmente anonimo e su base volontaria, volta a consentire a tutto il personale di esprimere liberamente il proprio parere su alcuni punti nodali della propria vita aziendale e permettere all’azienda stessa di impegnarsi per migliorare e andare incontro alle attese dei dipendenti, cogliendone i suggerimenti.
Le aree di indagine esplorate hanno riguardato l’azienda, il team di appartenenza e il proprio percorso professionale, con un questionario finale sulla personale esperienza lavorativa in remote working.
Insieme a un gruppo di colleghi esperti analisti, abbiamo elaborato le risposte e fornito un report strutturato per aggregazioni, garantendo in tal modo l’anonimato, che ha consentito di capire gli orientamenti del personale sui diversi quesiti ordinandoli secondo una scala di giudizi su 5 valori: 2 positivi, 2 critici e una possibile risposta intermedia.
Il questionario è stato sottoposto a 109 colleghi in Italia con una percentuale di risposte pari al 75%. Sebbene si tratti di un’azienda con un’età media molto giovane, sotto i trent’anni, non sono state rilevate differenze significative nell’adesione all’indagine, che ha visto la partecipazione di ogni grado di seniority.
Ne è emerso che i giudizi sull’azienda nel suo insieme sono risultati estremamente positivi, oltre ogni aspettativa, con oltre l’80% di positività riguardo la struttura organizzativa, il clima, i rapporti con i colleghi, la chiarezza sul responsabile e sugli obiettivi assegnati, percentuale che ha raggiunto il 94% tra la classe più giovane e gli “under 18 mesi”, soprattutto sull’area di appartenenza e sul percorso professionale.
Riguardo al remote working, il 54% ha espresso con favore la modalità ibrida, con 3 giorni in presenza e 2 da remoto, con una punta del 63% tra i più giovani. Se questa è stata la maggiore richiesta, nella pratica poi è stata registrata una vera e propria tendenza crescente a un’ulteriore maggiore presenza in ufficio. Sempre più giovani, infatti, hanno richiesto di potere utilizzare la sede aziendale come appoggio lavorativo per coltivare relazioni personali e per il riconoscimento del lavoro condiviso in un team.
Avere un’immagine precisa del clima aziendale non è solo uno strumento di valutazione delle politiche in atto, ma permette anche di pianificare con attenzione le attività che definiscono l’attrattività di un’impresa per i potenziali dipendenti.
Il clima aziendale, l’ottimismo sulle prossime tappe di sviluppo, l’integrazione nella cultura aziendale e le relazioni umane risultano, dunque, un forte stimolo per la crescita personale e professionale dei più giovani e un momento di scambio fondamentale per l’efficacia delle strategie aziendali.