Donne e giovani: più educazione finanziaria per ridurre le disuguaglianze

scritto da il 10 Maggio 2022

Post di Greta Antonini, Marketing Manager di Opyn –

Le donne e i giovani sono le due categorie più colpite dalle disuguaglianze economiche che caratterizzano il nostro Paese. Una situazione che richiede una serie di azioni coordinate, che parta dal livello legislativo ma che coinvolga anche tutti gli stakeholder e che passi da una maggiore educazione finanziaria. Partiamo dai numeri che indicano lo status quo per poi indicare quelle che potrebbero essere delle soluzioni.

La pandemia ha accresciuto le difficoltà di accesso delle donne al mondo del lavoro

L’Italia è notoriamente caratterizzata da rilevanti differenze di genere in vari ambiti: mercato del lavoro, partecipazione a processi decisionali, livelli d’istruzione, accesso alla salute. La crisi pandemica da Covid-19 ha esacerbato tali disuguaglianze accrescendo le difficoltà nell’occupazione, nella conciliazione vita-lavoro, oltre che il numero degli episodi di violenza sulle donne”. Si apre così il documento di valutazione ex ante della Ragioneria dello Stato e del Ministero del Tesoro, in riferimento al Pnrr.

I numeri sono chiari: il tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro è del 22,7% per le donne (41% al Sud) contro il 16% degli uomini. La presenza di figli in età prescolare rende più difficile l’accesso delle madri al mercato del lavoro: l’indicatore di occupazione relativa delle madri è in diminuzione di 0,9 punti percentuali rispetto al 2019. Infatti, nel 2021 la percentuale di donne fra i 25 e i 49 anni con un figlio di età inferiore ai 6 anni occupate è del solo 54%. Persiste una forte disparità salariale nei guadagni complessivi (gender overall earnings gap) che in Italia è pari al 43%, a fronte di un valore medio per i Paesi dell’Unione europea (UE-27) del 36,7%. Anche la pensione percepita dalle donne in media è inferiore a quella degli uomini a causa di una carriera lavorativa frammentata.

Sappiamo che le donne si fanno carico della maggior parte del lavoro di cura familiare: fatto pari 100, alla donna va il 60,9% al Nord, e il 69,7% nel Mezzogiorno. Solo il 21,3% dei padri usufruisce dei congedi parentali e si rileva una forte carenza generale di servizi di cui le famiglie possono usufruire per far fronte alle esigenze di cura ed educazione per la prima infanzia.

E se le donne laureate sono il 12% in più nel 2019 sull’anno prima, continua a essere bassissima la partecipazione delle ragazze a percorsi universitari nelle discipline STEM (nel 2019 il 5,8 per mille della popolazione totale in età 20-29 anni).

Giovani a rischio povertà per la precarizzazione del lavoro

Per quanto riguarda i giovani, una ricerca di SdgWatch Europe (l’alleanza UE delle Ong), li descrive come le prime vittime della precarizzazione dei lavoratori, fenomeno che rischia di generare un cospicuo numero di lavoratori poveri e di poveri assoluti.

La proposta del gruppo europeo per far fronte alla disuguaglianza intergenerazionale è quella di aumentare l’imposta sull’eredità e le donazioni, e di inserire una dote universale per i giovani, in modo da trasferire alle nuove generazioni l’accumulazione di ricchezza con effetti positivi in termini di giustizia ma anche di efficienza ed innovazione.

Le scarse competenze finanziarie di giovani e donne (in particolare)

Noi di Opyn pensiamo che una parte fondamentale sia giocata dalla formazione e quella finanziaria in particolare. È noto che la cultura finanziara dei giovani non è ad un livello sufficiente come conferma ogni biennio la ricerca OCSE-Pisa sulla Financial Literacy degli Under 15. L’ultima (i dati sono del 2018) indica che uno studente italiano su cinque non possiede le competenze minime necessarie a prendere decisioni finanziarie responsabili e ben informate e ben il 36% non parla di questioni legate al denaro. Il più alto livello di competenza, che comprende la capacità di analizzare prodotti finanziari complessi, è padroneggiato solo da uno studente ogni venti, rispetto ai due studenti ogni venti dei Paesi industrializzati. Tra questi giovanissimi esiste un gender gap del 15% a favore degli uomini (la media OCSE segnala invece solo un 2% di differenza tra ragazzi e ragazze).

immagine tratta da Unsplash

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Ma anche tra gli adulti, da cui secondo l’OCSE gli under 15 apprendono ciò che sanno di finanza, le cose non vanno benissimo in termini di cultura finanziaria, come rileva la Consob nel suo ultimo rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie. Le conoscenze finanziarie di base risultano ancora poco diffuse, seppure in crescita del 3%: solo la metà degli italiani padroneggia cinque nozioni di base (relazione rischio-rendimento, tasso di interesse composto, inflazione, mutuo, diversificazione del rischio). Emerge dal report che gli under 35 ne sanno meno di chi ha tra i 35 e i 44 anni e, le donne, in genere sono meno istruite sui temi finanziari.

La correlazione tra scarse competenze e fragilità finanziaria

L’Italia è al 63esimo posto al mondo nella classifica delle conoscenze finanziarie, e solo il 37% degli adulti possiede delle competenze ritenute adeguate per investire. E forse non è un caso che i risparmi fermi sui conti correnti – che l’inflazione pian piano erode – ammontino a oltre 2mila miliardi di euro, ben oltre il valore del PIL corrente. Uno studio realizzato dalla società di ricerche Doxa insieme al Comitato Edufin indica la stretta correlazione tra livello di conoscenza e fragilità finanziaria. Tra coloro che non conoscono le fondamenta dei risparmi e degli investimenti, la quota di quanti non arrivano a fine mese si attesta al 59%.

Le iniziative per migliorare la situazione

L’educazione finanziaria è importante soprattutto in un momento di crisi come quello attuale che si trascina e si arricchisce di elementi nuovi e dirompenti, dalla pandemia, alla guerra in Europa. La conoscenza e la consapevolezza sono le chiavi per ripartire con slancio. E ne siamo certi anche basandoci sul fatto che promuovere la conoscenza in senso lato sia uno dei 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’Onu, oltre ad essere una priorità dell’Agenda europea 2030 e anche del già citato Pnrr e della sua versione europea il Next Gen Eu.

Intanto, le iniziative per far fronte a questa emergenza educativa si moltiplicano: Consob non si limita più solo a rilevare la mancanza di competenze ma ha lanciato un portale dedicato all’educazione finanziaria, così come il Mise che continua a arricchire il suo programma di iniziative nel corso del mese dell’educazione finanziaria, che cade ogni ottobre. Conosciamo le soluzioni, abbiamo le risorse, tutto sta a spingere sull’acceleratore delle cose giuste da fare.

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