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Green bond ed Esg: a cosa si è disposti pur di essere buoni?
Post di Giulia De Vendictis, laureata all’Università Luiss Guido Carli. Giulia lavora come Trade & Export Finance Officer presso Maire Tecnimont –
È online il report sui green bond e sulle altre obbligazioni a tema socio-ambientale chiamato “Scaling up Green, Social, Sustainability and Sustainability-linked Bond Issuances in Developing Countries”, del 18 ottobre 2021, preparato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE/OECD) e Cassa Depositi e Prestiti (CDP).
L’OCSE, in qualità di partner e consigliere strategico, partecipa da sempre all’incontro annuale dei capi di Stato e di Governo dei Paesi del G20. La delegazione italiana, per questo vertice, ha chiesto a CDP e all’OCSE di preparare un rapporto d’inventario volto ad analizzare il mercato ed evidenziare lacune o possibili aree d’intervento. È stata quindi effettuata un’analisi del mercato esistente, chiedendo ai maggiori stakeholders – come ad esempio ECA, agenzie di rating, agenzie di ESG rating, società di consulenza – la loro visione sul tema e la loro opinione su cosa serva per migliorare lo stato attuale.
Il report è stato preparato dall’OCSE e da CDP attraverso ricerche e interviste ed è stato poi presentato a tre riunioni del G20 Development Working Group (DWG) Thematic Group on Financing for Sustainable Development (FSD) tenutesi a maggio, giugno e settembre 2021, nelle quali sono stati raccolti preziosi commenti e feedback dai membri del G20. Questo “Stock-take Report” contribuisce al lavoro del G20 di promozione delle emissioni di obbligazioni sostenibili nei Paesi in via di sviluppo e le policy recommandation che ne sono scaturite sono state negoziate con i Paesi del G20 in modo tale da arrivare a un accordo su un testo poi allegato alla “Dichiarazione finale dei Ministri del Lavoro dei Paesi membri del G20” di Roma.
Green bond: cosa sono?
I green bond (in italiano, obbligazioni verdi) sono obbligazioni la cui emissione è legata a progetti che hanno un impatto positivo sull’ambiente, come le energie rinnovabili, l’efficientamento energetico, la promozione di trasporti a basse emissioni, la gestione delle acque reflue, il cambiamento climatico, l’edilizia ecosostenibile, etc.
Sono sostanzialmente obbligazioni il cui impiego deve essere in linea con le linee guida elaborate dall’International Capital Market Association (ICMA), che stabilisce i criteri necessari per qualificare un’emissione come “green”, ovvero:
1. chi emette un titolo deve identificare con chiarezza la destinazione dei proventi;
2. bisogna seguire determinati criteri di valutazione e selezione dei progetti finanziati;
3. l’istituto emittente deve garantire la massima trasparenza nel comunicare la gestione dei proventi (in inglese, proceeds), che deve essere separata rispetto alla gestione dei proventi obbligazionari non “verdi”;
4. devono essere resi disponibili dei report per aggiornare gli investitori sull’avanzamento dei progetti finanziati.
Quanto pesano i green bond sul totale del mercato obbligazionario?
Le obbligazioni (bond) sono una forma di investimento rappresentata da titoli di debito emessi da una società o da un ente pubblico (e da titoli di credito per l’acquirente) al fine di finanziarsi. Le obbligazioni garantiscono all’acquirente il rimborso del capitale investito più un interesse, cioè la remunerazione che gli spetta in cambio del finanziamento.
Come ci si può aspettare da uno strumento così innovativo, il ricorso ai green bond, rispetto alle obbligazioni convenzionali, è ancora ridotto. A livello globale, il totale delle emissioni di Green, Social, Sustainability and Sustainability-Linked Bond (GSSS) ha raggiunto nel 2020 i 600 miliardi di dollari – di cui il 50% erano green bond. Nonostante la popolarità di questo strumento, però, le obbligazioni verdi costituiscono solo una piccolissima frazione delle emissioni del mercato obbligazionario: nel 2020, sul totale delle obbligazioni emesse, i green bond ammontavano al 3,8% nei mercati emergenti e al 3,4% nei mercati sviluppati delle economie più avanzate.
Non solo green bond: quali sono gli altri tipi di obbligazioni a tema ESG?
L’European Investment Bank ha emesso il primo green bond nel 2007. In seguito, sono nati molti altri tipi di bond tematici. Per esempio, i social bond rappresentano un prestito obbligazionario finalizzato al sostegno di iniziative di elevato interesse sociale, che permettono di coniugare obiettivi economici individuali, come ottenere un’adeguata remunerazione dell’investimento, con quelli di interesse generale, cioè favorire la realizzazione di iniziative che creano valore per l’intera società. Ad esempio, lo sviluppo socioeconomico, la sicurezza alimentare, lo sviluppo di servizi sanitari essenziali, dell’istruzione, ecc.
I sustainability bond sono una sorta di ibrido tra i social e i green bond. A volte, infatti, non si hanno in pipeline solo progetti green, ma anche progetti con risvolti sociali, e questa terza via rende ammissibili i proventi di entrambe le categorie.
I Covid-19 bond, invece, hanno l’obiettivo di mitigare l’impatto negativo prodotto dalla pandemia finanziando piani di aiuto umanitario.
I blue bond dedicano i proventi obbligazionari al finanziamento di progetti marini.
Attraverso i transition bond, infine, si finanziano quei progetti che hanno l’obiettivo di guidare la transizione energetica verso un modello di business più verde e a ridotto impatto ambientale.
Qual è la differenza tra “use of proceeds bonds” e “sustainability-linked bonds”?
I Green, Social, Sustainability and Sustainability-Linked Bond (GSSS) possono essere suddivisi in due categorie: gli “Use of proceeds bonds” e i “Sustainability-Linked Bonds”.
Use of proceeds bonds identifica quelle obbligazioni Green, Social and Sustainability (GSS) i cui proventi sono utilizzati per finanziare progetti legati a temi socio-eco-ambientali.
I Sustainability-Linked Bonds (SLBs), invece, sono una categoria obbligazionaria a parte. In questo caso, non bisogna dimostrare il finanziamento ad oggi di progetti a tema socio-ambientale, ma indicare l’obiettivo che si vuole raggiungere a tendere. Nel caso in cui il target sottostante non sia raggiunto entro la scadenza dell’obbligazione, si pagherà una cedola più alta. In pratica, servono ad incentivare la transizione ecologica.
Cos’è il greenium?
La maggiorazione di prezzo che gli investitori sono pronti a pagare pur di entrare in possesso di un green bond si chiama “greenium”. Ovviamente, è difficile dimostrare l’esistenza di un premium aggiuntivo rispetto a quello dei bond.
In un Paese in via di sviluppo si trovano generalmente pochissimi soggetti emittenti anche solo obbligazioni convenzionali. È quindi difficile fare un confronto tra bond e green bond. Per questo motivo, il report OECD riporta come esempio la Germania e i suoi green twin bond, dove un’obbligazione verde viene emessa con la stessa scadenza e la stessa cedola di un’obbligazione convenzionale. In questo modo è possibile verificare con certezza l’esistenza di una differenza di prezzo tra i due tipi di obbligazione. Una cosa però è certa: emettere un’obbligazione ecosostenibile ad oggi attrae una vasta platea di investitori, perché l’attenzione verso i temi ESG (Environmental, Social and Governance) è ai massimi livelli e sta crescendo.
Gli investitori europei oggi cercano potenziali investimenti che facciano anche del bene oltre a offrire un rendimento congruo al rischio assunto. Questo vuol dire che una banca che, per esempio, annunci l’emissione di un GSS bond, può attrarre l’attenzione di molti più investitori potenziali rispetto a un’emissione plain vanilla, ovvero la versione più basica di bond. In sostanza, è difficile dimostrare che la cedola di un green bond sia più bassa rispetto a quella di un bond convenzionale, ma è certo che l’impatto reputazionale e socio-ambientale di una obbligazione verde sia maggiore e che questo possa portare gli investitori persino ad accettare cedole inferiori, pur di essere green.