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Auto di condominio o di quartiere? Si può fare, ecco l’esempio olandese
Post di Stephanie Altemöller, senior international pr manager, ed Emanuela Minniti, senior business development manager, di Invers GmbH –
Lunghe file di macchine sul marciapiede, traffico pesante, strade congestionate e auto inutilizzate per il 95% del tempo che occupano un parcheggio. Le alternative sostenibili al possesso di un’auto stanno attirando sempre più interesse. Concetti innovativi per la mobilità come il “community car sharing” sono un contributo fondamentale. L’idea di fondo è che diverse persone che si conoscono condividano un veicolo.
I servizi pubblici di car sharing, dove fondamentalmente tutti hanno accesso a determinati veicoli con l’utilizzo di una app, esistono già in molte città. La domanda e l’offerta stanno crescendo: in Germania, il numero di utenti è cresciuto del 18% lo scorso anno e la flotta di veicoli in condivisione del 15%. Ma non tutti riescono ad immaginare di non possedere più un’auto e di condividerla con degli sconosciuti. Recentemente, tuttavia, un nuovo concetto di condivisione sta attirando l’attenzione: il car sharing comunitario. Questo approccio prevede che un gruppo limitato di persone, come i residenti di una casa o le persone che vivono nella stessa strada o quartiere, condividano una macchina. Ecco perché questo concetto di mobilità è chiamato anche “condivisione di quartiere”.
“Per molte persone, è determinante sapere con chi stanno condividendo un veicolo e che non lo possa guidare chiunque”, spiega Willem Schonewille, amministratore delegato del fornitore di software di condivisione WeGo Carsharing Deutschland. Il car sharing comunitario è un nuovo concetto di mobilità ed è stato particolarmente importante durante la pandemia da Coronavirus perché dà alla gente la sensazione che il veicolo sia di loro proprietà e non un veicolo pubblico. Possono sempre sapere chi sta usando i veicoli o chi li ha guidati ieri. Hanno quindi molto più controllo sull’auto rispetto alle offerte di car sharing pubblico e i veicoli sono quindi trattati meglio.
L’esempio del quartiere residenziale “The David”
L’attraente quartiere residenziale “The David” ad Amsterdam Nieuw West, che una volta era un imponente agglomerato per uffici, offre ai suoi inquilini un servizio di car sharing comunitario. Dal 2020 auto elettriche e una stazione di ricarica sono disponibili nel parcheggio del complesso residenziale. Un totale di 56 residenti condivide una delle 4 auto disponibili in gruppi di inquilini predefiniti, sostituendo una media da sei fino ad otto auto private ciascuno. In questo modo, questi inquilini “virtuosi”, proteggono le risorse ambientali, considerato che l’effetto è da cinque a sette automobili in meno. Inoltre, in questo modo si riduce la necessità di spazio pubblico per il parcheggio e si risparmiano costi individuali per le tasse, l’assicurazione e la manutenzione.
Condividere un’auto con amici o vicini
Gli olandesi hanno maturato un’esperienza molto positiva con il concetto di car sharing comunitario in questi anni. L’idea di base del car sharing comunitario è che un gruppo di persone, per esempio diversi membri di una famiglia, diversi amici o vicini che si conoscono, condividono la stessa automobile. I progetti dimostrano che lo slogan “usare invece di possedere” apre la strada a una cultura del consumo più efficiente delle risorse senza però limitare l’individuo. “Nei Paesi Bassi, stiamo attualmente sostenendo circa 70 iniziative di vicinato nel car sharing comunitario, in cui circa 2000 utenti condividono oltre 200 auto”, dice Schonewille. WeGo Carsharing Solutions sviluppa soluzioni software per servizi innovativi di car sharing. In media, da 12 a 15 persone usano un’auto, che da sola può sostituire da sei fino a otto veicoli privati. Anche in Germania le imprese edili stanno riconoscendo questa tendenza e recentemente stanno integrando offerte di mobilità condivisa nella pianificazione di nuovi quartieri residenziali.
La condivisione della comunità può essere organizzata e gestita da una persona privata o da fornitori professionali di condivisione. Nei Paesi Bassi, questi sono fornitori come “OnzeAuto” (in italiano: la nostra auto) o “Samen Slim Rijden” (in italiano: guidare insieme in maniera intelligente). Gli utenti pagano secondo il concetto di “pay-per-use”, cioè pagano una tariffa in funzione dell´uso effettivo del veicolo. Gli operatori applicano tariffe diverse, come ad esempio una tariffa oraria di 4 euro più una tariffa chilometrica aggiuntiva di 20 centesimi. Si possono anche impostare tariffe forfettarie giornaliere e tariffe per il fine settimana. Di regola, il prezzo di una prenotazione per un giorno intero è di circa 30 euro e la tariffa per il fine settimana è di circa 60 euro. Oltre ai chilometri percorsi, il prezzo include anche la manutenzione del veicolo, l’assicurazione e il carburante. Alla fine del mese, l’utente riceve automaticamente una fattura dettagliata per i suoi viaggi. “I vantaggi per il singolo utente sono evidenti”, continua Willem Schonewille. “Non deve comprare un’auto costosa, pagare le tasse e l’assicurazione, preoccuparsi dei pneumatici invernali e delle ispezioni”.
“Vehicle-as-a-Service” significa digitalizzare le auto
Per implementare il community car sharing in modo tecnicamente fluido, gli operatori devono poter accedere all’auto in modo digitale per poterla gestire con il loro software e offrire il loro servizio attraverso una app. L’auto diventa in questo modo un servizio digitale e il concetto si chiama “Vehicle-as-a-Service“. La comunicazione con l’auto è resa possibile da un’unità telematica dedicata alla condivisione. Il componente hardware, a cui gli sviluppatori di software possono accedere tramite un’interfaccia, è incorporato nell’auto. Con questa soluzione digitale, i partner tecnologici permettono un uso flessibile e condiviso del veicolo individuale e contribuiscono a ridurre l’inquinamento ambientale e migliorare la vivibilità delle città. WeGo Carsharing Solutions utilizzando il CloudBoxx di Invers per la connessione al veicolo, offre un software di prenotazione, che gli operatori utilizzano per gestire le auto e fornire agli utenti un’applicazione per smartphone.
Gruppi chiusi di utenti usano le auto tramite una app
Da un punto di vista organizzativo, di solito c’è una persona, come il custode di un quartiere residenziale, che si occupa dei veicoli di una comunità. Questa persona può aggiungere nell’app su invito i residenti al car sharing comunitario, per garantire che solo le persone selezionate abbiano accesso alle auto. Con l’app, i clienti possono prenotare le auto disponibili per il loro quartiere per i periodi in cui ne hanno bisogno. Nei progetti più piccoli, di solito ci sono da tre a cinque veicoli disponibili per la comunità. Per i progetti di condivisione più grandi, ci possono essere fino a dieci auto. Il cliente può quindi scegliere tra le diverse auto. Prima di usare l’auto per la prima volta, la patente di guida viene scansionata nell’app per assicurarsi che la persona sia autorizzata a guidare. Solo allora si può fare una prenotazione. Durante il periodo di prenotazione, l’autista può effettuare delle fermate intermedie a suo piacimento. Le auto del community car sharing possono anche essere prenotate per giorni interi, sono a prova di furto e solo persone selezionate vi hanno accesso, perché senza una prenotazione valida, non solo non si riesce a salire in macchina ma neanche ad accendere il motore. Con una prenotazione valida invece, l’utente può aprire, chiudere ed avviare la macchina utilizzando l’app.
Spesso in sostituzione di una seconda auto
Le città e i comuni beneficiano del car sharing comunitario principalmente perché devono fornire meno spazio di parcheggio. “Negli ambienti urbani, gli utenti spesso scelgono di usare esclusivamente il car sharing comunitario”, spiega Willem Schonewille. “Nelle zone rurali, molti sostituiscono la seconda auto di cui non hanno bisogno tutti i giorni per andare a lavoro, ma solo per scopi specifici, come fare shopping, andare in palestra o portare i bambini all’asilo”.
Il car sharing apre le porte alla mobilità elettrica
Inoltre, la maggior parte degli operatori di car sharing comunitario e i fornitori di car sharing classico offrono attualmente auto elettriche in modo da ridurre le emissioni di CO2. In Germania, per esempio, la quota di veicoli elettrici nella flotta del car sharing è del 23,3 per cento, mentre solo il 2,1 per cento delle altre auto in circolazione sono elettriche. Quindi c’è un interessante effetto collaterale: mentre molti automobilisti ancora evitano di comprare una costosa auto elettrica, possono passare alla mobilità elettrica a basso costo nel car sharing. Il car sharing comunitario offre vantaggi per l’utente e per l’ambiente: gli utenti beneficiano di una mobilità flessibile, comoda e conveniente, l’ambiente di un minor numero di auto e di un accelerazione nell’introduzione dell’elettrico.
Twitter @StefAlte