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Quale welfare e wellbeing per il business d’impresa nel post-Covid?
Post di Monica Magri, group HR & organization director di Adecco Italia –
L’emergenza sanitaria ha accelerato una trasformazione sociale ed economica, rivoluzionando di fatto il mondo del lavoro e imponendo nuovi modelli di organizzazione e stili di leadership. Inoltre, si è imposta la necessità di prendersi carico della salute e della sicurezza dei lavoratori riportando al centro l’attenzione sul benessere delle persone, sia fisico che mentale. Se sul piano sociale e culturale hanno acquisito nuovo significato valori come fiducia, autonomia, cura, benessere, sicurezza – delineando di fatto un nuovo vocabolario organizzativo – sul piano individuale è mutata la percezione e la valutazione della propria situazione lavorativa complessiva e del concetto della retribuzione globale, con un sempre più evidente legame tra retribuzione, motivazione, benessere individuale e risultati. Per le aziende oggi diventa fondamentale considerare il welfare e tutti i programmi del cosiddetto “wellbeing”, come una leva strategica per attrarre e incentivare i propri collaboratori. Peraltro, vista la compresenza di quattro generazioni al lavoro, le istanze e bisogni sono molto differenti e necessitano di soluzioni personalizzate e flessibili.
Questo quadro crescente di difficoltà e incertezze chiama le aziende a dare risposte concrete a nuovi bisogni, la cui soddisfazione concorre al benessere individuale e organizzativo con implicazioni evidenti sull’engagement e sulla performance dell’impresa. È fondamentale, infatti, assumersi impegni importanti per esprimere in maniera concreta i valori e i principi che guidano le aziende e valorizzare quel senso di caring che al giorno d’oggi è importante trasmettere a tutti i collaboratori: mettere realmente al centro le persone è anche contribuire a un senso di sicurezza diventato imprescindibile, dove l’aspetto della salute e del benessere è strettamente legato al sano sviluppo dell’organizzazione.
La creazione di questo sistema vede l’azienda come soggetto responsabile nei confronti di tutti gli stakeholder e dei bisogni crescenti di conciliazione, cura e ricerca del benessere. Sicuramente la pandemia ha rivelato quanto sia indispensabile promuovere forme di flessibilità diverse che non possono solo tradursi in adattabilità ai continui cambiamenti, ma che hanno a che fare con lo sviluppo di un pensiero veramente critico, in grado di apprezzare differenze e capace di rivolgersi in maniera non asettica e operativa verso le persone. Un pensiero supportato da valori e principi all’interno del quale anche obiettivi, risultati, numeri possono acquistare davvero senso e creare reale adesione.
Questo periodo ha dimostrato che serve tempo, cura e impegno per far comprendere il sistema azienda e non basta solo farlo funzionare: faranno da guida le aziende capaci di assumersi responsabilità diverse, meno strumentali ed operative ma appunto capaci di coltivare un’identità condivisibile e un forte spirito di appartenenza.
Twitter @_monicamagri