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Orientamento scolastico sbagliato: un problema strutturale
L’orientamento scolastico, universitario e lavorativo rappresenta una tappa importante nel percorso di ogni studente sia nei momenti di transizione tra diversi livelli di istruzione che nel momento di ingresso nel mondo del lavoro. Nel sistema italiano, esistono importanti criticità riguardanti l’orientamento che sono strettamente collegate all’abbandono scolastico, al fenomeno dei Neet (Not in Education, Employment or Training) e al disallineamento delle competenze.
Diverse problematiche legate all’orientamento esistono sia durante le scuole medie, per la scelta del percorso di scuola superiore, che alla fine delle scuole superiori, per la scelta della formazione terziaria o dell’ingresso nel mondo del lavoro. Ciò costituisce un problema perché uno studente guidato da un percorso di orientamento di qualità può trovare con più facilità il percorso formativo e lavorativo che più si adatta alle proprie capacità e attitudini, a differenza di chi invece si ritrova senza una bussola.
Orientamento: lo stato dell’arte
Una prima forma di orientamento, seppur impropria è quella fornita dai genitori, o da chi per loro. Secondo i dati 2020 di AlmaDiploma, questo è visibile innanzitutto al momento di scelta delle scuole superiori. Per il 22,9% degli studenti liceali i genitori hanno giocato un ruolo “decisamente rilevante” nella scelta della scuola superiore; tale percentuale si abbassa al 22,0% per gli istituti tecnici e si alza al 29,0% per i professionali. Una seconda forma di orientamento avviene nelle scuole e quando non è presente una figura professionale che se ne occupi, questo compito ricade sugli insegnanti. Il loro ruolo è giudicato decisamente rilevante dall’11,3% per i licei, 8,4% per i tecnici e 15,3% per i professionali, importanza ridotta rispetto ai genitori.
Tali numeri di per sé non sono un problema, ma lo diventano nel momento in cui è la condizione economica del nucleo familiare a dettare le scelte dei più giovani. Ad esempio, per le famiglie meno abbienti l’ingresso nel mondo del lavoro dei figli rischia di essere necessario il prima possibile, e dunque si prediligono i percorsi superiori professionali.
Una volta entrati nelle scuole superiori, gli studenti vengono orientati nella scelta di quello che sarà il loro percorso dopo il diploma. Tuttavia, la partecipazione ad attività di orientamento nelle scuole superiori è bassa e non si riesce a soddisfare la domanda di percorsi di orientamento. Infatti, rispettivamente il 21,0%, 16,4% e 16,3% degli studenti di licei, istituti tecnici e istituti professionali, si sono attivati autonomamente in quanto la scuola non ha organizzato attività. In più, di chi ha partecipato a iniziative scolastiche sono in pochi a ritenere di aver ricevuto informazioni adeguate sul mondo del lavoro: 9,8% per i licei, 24,7% per gli istituti tecnici e 36,4% per i professionali. Le stesse percentuali riferite alle informazioni sui percorsi successivi di istruzione e formazione sono invece 20,6%, 26,1% e 33,6%.
Il progetto Building Futures ha somministrato un questionario a studenti dell’ultimo anno di 13 scuole secondarie di secondo grado di Bari e provincia nell’anno scolastico 2018-19, e secondo le risposte ottenute, degli studenti insoddisfatti uno su quattro lo era già al momento della scelta e viene motivato soprattutto con l’eccessiva distanza della scuola che si sarebbe voluta frequentare o con l’imposizione della scelta da parte dei genitori. Per quanto riguarda gli studenti che hanno maturato la propria insoddisfazione durante il percorso scolastico, le motivazioni principali sono riferite a una differenza fra le aspettative e la realtà o a una diversa consapevolezza sul proprio futuro. Tutti sintomi di un orientamento che non è stato fatto in modo adeguato.
Per quanto riguarda infine l’uniformità dei percorsi di orientamento, secondo i dati del Sistema Nazionale di Valutazione del Ministero dell’Istruzione, oltre a una variabilità intrinseca alle diverse tipologie di scuola, non vi sono grandi differenze fra licei, istituti tecnici e professionali. Inoltre, la qualità dell’orientamento non varia uniformemente a livello geografico. Solo l’attivazione di percorsi di orientamento per la comprensione delle proprie attitudini e delle proprie inclinazioni ha una grande variabilità fra le regioni (il Molise registra il dato minimo pari al 31,3% e l’Umbria il dato migliore con il 75,9%). Tali percorsi però sono importanti, in quanto distinguono il concetto di competenza (ciò che si può imparare) da quello di attitudine (ciò che fa parte della naturale predisposizione dello studente), rendendo ogni studente più consapevole al momento della scelta del proprio futuro.
Quello che emerge è quindi un problema strutturale di orientamento, in cui pesa l’assenza di attività o percorsi che forniscano agli studenti gli strumenti adatti per poter compiere in autonomia una scelta informata sul successivo percorso di studi o percorso lavorativo.
L’importanza di un orientamento di qualità
Un orientamento di qualità riduce il rischio di abbandono precoce dei percorsi di istruzione diminuendo l’incertezza legata alle scelte sul proprio futuro e aiutando i giovani più svantaggiati a recuperare fiducia nelle proprie scelte. Per questo motivo, è importante che l’orientamento sia pensato e disegnato adeguatamente.
Un primo elemento di rigidità è legato al fatto che studenti e studentesse compiono una prima scelta sul proprio futuro al termine delle scuole medie. La decisione riguardo a quale tipo di percorso seguire ha conseguenze significative: come evidenziato dai dati di AlmaDiploma, anche solo la scelta di proseguire o meno gli studi dopo il diploma, alla fine cioè delle superiori, dipende dalla tipologia di istruzione ricevuta (liceale, tecnica o professionale) e quindi dalla scelta che si era fatta alle medie. Quindi non solo gli studenti e le studentesse si trovano in un percorso di studi superiore da cui è difficile uscire nel caso non sia il migliore per loro, ma vi entrano orientati in maniera non sempre ottimale.
Come evidenziato in un report di Igier-Bocconi, la scelta precoce del tipo di scuola secondaria di secondo grado e del curricolo specifico introduce un elemento di rigidità che può amplificare l’incertezza degli studenti e delle famiglie nel momento della decisione stessa. Infatti, seppure sia possibile accedere a ogni corso universitario dopo l’ottenimento del diploma in una qualsiasi scuola, la specificità dell’istruzione secondaria ricevuta limita significativamente la scelta sul percorso successivo per la maggior parte degli studenti, e in ogni caso impatta sul disallineamento delle competenze. Pertanto, l’orientamento fatto alle scuole medie costituisce la base fondamentale per quello fatto alle scuole superiori. È importante cioè fornire da subito agli studenti e alle famiglie (specialmente se con bassa estrazione socioeconomica) informazioni su tutte le possibili scelte.
Un ulteriore elemento distorsivo è dato dagli insegnanti stessi che, come dimostrato da Carlana, La Ferrara e Pinotti, sono condizionati nell’orientamento dei giovani verso una tipologia di scuola rispetto ad un’altra in relazione al sostrato economico e sociale da cui essi provengono (ne abbiamo parlato anche nel nostro libro al capitolo 10). Quindi, ad esempio, i figli di migranti, a parità di capacità e performance scolastica, vengono molto spesso orientati verso istituti professionali piuttosto che licei. Il divario è maggiore per gli studenti maschi, ma si riduce grazie ad attività specifiche di tutoraggio e orientamento: in particolare, grazie a queste, la quota di ragazzi iscritti al liceo aumenta di 10 punti percentuali rispetto allo scenario in cui tali attività di orientamento non vengono fatte.
Tutte le evidenze riportate puntano nella stessa direzione: sia tra scuole medie e superiori, che tra superiori e mondo del lavoro o di formazione post-diploma, l’orientamento è da considerarsi una scelta che ha conseguenze nel lungo termine. Quindi è importante renderlo un percorso solido, comprendendo quali siano i determinanti della scelta degli studenti e delle famiglie, sia in termini di informazioni acquisite sia in termini di aspettative. Approfondiremo questi aspetti nei prossimi due articoli di questa serie.
Questo articolo è parte di una serie redatta a partire dal brief report “Neet e Orientamento” scritto in collaborazione con FAWLTS, una community di circa 2000 professionisti, con l’obiettivo di creare una rete di esperti da tutti gli ambiti che aiutino a capire meglio quali opportunità esistono per i giovani e integrino i programmi scolastici con temi chiave per formare i cittadini consapevoli di domani.
Leggi anche: Giovani e lavoro: il piano del Governo per ridurre i Neet in Italia (dal Sole 24 Ore)