categoria: Vicolo corto
Le donne e il Covid: come eroine durante la pandemia
Ancora si contano i danni che il Covid ha determinato e determina. Tutto il mondo ha dovuto confrontarsi con fenomeni ampi e complessi che hanno spinto le società al loro limite strutturale.
Ormai è un assunto riconosciuto, in qualunque nazione, che una delle fasce della società che hanno maggiormente pagato il Covid (e tutte le sue conseguenze come lockdown, perdita di lavoro gestione della famiglia in scenari di crisi) sono le donne.
Sono le donne che hanno dovuto reggere l’urto di un evento eccezionale facendo fronte a tutte le singole problematiche: che fossero donne e manager, donne e madri, mogli oppure tutte queste variabili, le donne hanno pagato cara questa pandemia.
Giusto per accennare alcune delle maggiori sfide: le aziende riducono lo stipendio o mandano in cassa integrazione e la donna deve fare i conti nel gestire le spese familiari. Padre e madre sono a casa ed è la donna che deve gestire la routine quotidiana con i figli. I figli stessi tenuti a casa e l’onere educazionale e di supporto cadeva sulle donne. In più quel silente e fastidioso (per essere gentili) maschilismo che, anche durante il Covid, si è manifestato con molte donne, indirettamente forzate a perdere il lavoro per doversi occupare della famiglia (con molte aziende che han fatto finta di nulla sui licenziamenti “volontari”).
Ora da “non-donna” ho pensato fosse importante coinvolgere 3 donne che, provenendo da differenti industrie, scenari familiari e affettivi, hanno dovuto far fronte al Covid e ne sono uscite fortificate.
Alessandra Mion, moglie del famoso maitre chocolatier Ernst Knam, ha 2 figli e durante il Covid l’intera attività di pasticceria retail e catering dell’omonimo brand è stata congelata. Lei che gestiva tutta la parte amministrativa della società si è vista azzerare tutta la sua sfera sociale e lavorativa.
Sabrina Gambato, fidanzata, destination wedding planner milanese che sposa i ricchi clienti internazionali innamorati del “Italian Riviera (Portofino e le Cinque terre)”, dell’ “Italian Lake District (Lago di Como, Lago Maggiore)”, della celebre “Amalfi Coast” e dell’intramontabile fascino della Sicilia. Il mondo degli eventi è stato spazzato via per quasi due anni e con esso la sua attività.
Alice Edun, madre di due figli, ex vocalist e da oltre un decennio imprenditrice nel beauty. La sua attività era già in prevalenza digitale ma… se la gente non poteva uscire, difficilmente aveva bisogno di farsi particolarmente bella. L’imbruttimento da Covid lo ricordiamo tutti con le zoom call giacca cravatta e… mutande.
Ho quindi chiesto loro come hanno affrontato questo evento e come ne sono uscite.
Il Covid lockdown
“Il negozio andava a gonfie vele, e gli ordinativi per eventi erano in crescita”, mi spiega Alessandra. “Al primo lockdown di marzo 2020 c’è stato lo shock. Negozio chiuso, ordinativi per eventi azzerati. Tutto lo staff che gestivo a casa. L’attività di Ernst in televisione o sui media continuava ma quello che io amministravo non esisteva più. Ovviamente dovevo anche gestire le relazioni familiari, tutto d’un tratto rivoluzionate: i figli a casa che volevano andare a scuola, la quotidianità di vivere in un ambito casalingo che prima appariva così grande mentre ora era l’unico universo conosciuto”, ricorda Alessandra.
“Ero alle Hawaii per un meeting con dei clienti americani”, racconta Sabrina. “Ero partita quando tutto era normale, di Covid se ne parlava davvero poco nei telegiornali. Alle Hawaii il lockdown è arrivato qualche settimana dopo e il primo segnale di pericolo è arrivato quando alla tv abbiamo sentito che le armi e non la carta igienica erano i beni più ricercati sull’isola. Una volta tornata è stato uno shock: i miei clienti che mi bombardavano chiedendo informazioni e previsioni e io che non sapevo cosa rispondere. Gli eventi che seguivo cancellati o, nel miglior dei casi posticipati. Io e il mio fidanzato, che avevamo pianificato il matrimonio, ovviamente tutto cancellato”.
“Ricordo che la sera prima dovevo andare a cena e mi chiamarono per dirmi che insomma, con il Covid, forse era meglio spostare di una settimana… ho rivisto i miei amici dopo quasi un anno”, sorride timidamente Alice mentre ci ripensa. “La mia attività era già legata al web e alle televendite, quindi in termini di lavoro il grande shock iniziale è stato la logistica: le mie dipendenti non potevano accedere al magazzino per spedire la merce, e gli ordini, ovviamente, hanno cominciato a calare drasticamente. Dopotutto se si sta chiusi in casa, l’idea di comprarsi shampoo, creme per la cura del corpo o altro passano in secondo piano. Come molte altre donne, la routine familiare è diventata l’unica routine: gestire i figli, non farli pensare alla scuola, lo ammetto un poco impazzire, ma nel senso buono del termine”.
La “nuova normalità”
“Sono per definizione una persona dinamica: tra il gestire l’azienda, stare dietro a mio marito che è un vulcano d’idee e creatività e la famiglia il tempo libero è un concetto desueto. Poi d’un tratto il nulla. Per me è stato molto importante Ernst. È una persona molto sensibile, malgrado in tv sembri burbero. Ha compreso in fretta che stavo crollando emotivamente. Così mi ha buttato in cucina. Mi ha insegnato le ricette, mi ha spiegato i dettagli e i segreti della sua arte. E, segretamente, ha cominciato a filmarmi e caricare i video su Instagram. La cosa inizialmente era più un gioco per lui, che comunque aveva visto anche la sua attività ridotta. Poi su Instagram han cominciato ad aumentare i miei follower, e in molti, con il passare dei mesi di forzata vita casalinga, han cominciato a chiedere a gran voce una Frau Knam negozio, dove potessero assaggiare le creazioni che avevo imparato a fare grazie a Ernst”, mi spiega Alessandra.
“Se organizzi eventi e non puoi più farlo la cosa si fa complicata”, ironizza Sabrina. “Non avendo figli la mia routine casalinga era io e il mio fidanzato, fotografo, quindi anche lui bloccato e impossibilitato a viaggiare come prima. Abbiamo definito una routine molto tranquilla, contendendoci la gita settimanale al supermercato come se fosse la scalata del Monte Everest. In parallelo ci siamo focalizzati molto sui social. Per entrambi è stata una bella sfida, creare informazione per i clienti all’estero, intrattenerli con dirette interessanti su Instagram, ma soprattutto creando sinergie con altri esperti, spesso partner nelle nostre attività, abbiamo creato una rete di contenuti che potessero valorizzate le nostre aree di attività lavorativa”.
“La mia routine si è sviluppata fortemente intorno ai miei figli, lo ammetto me li sono coccolati. Noi siberiane siamo molto focalizzate sulla famiglia e quindi ho avuto modo di poter approfondire ulteriormente il rapporto coi miei figli che, da madre imprenditrice, a volte è molto tirato. In parallelo ho cominciato a pianificare il post Covid. Volevo comprendere come mettere a terra la mia attività che, sino ad ora, era stata digitale e logistica ma con pochi eventi live per presentazioni di prodotti in saloni di bellezza high brand”, mi racconta Alice.
Post covid: la rinascita
“La prima volta che siamo tornati in zona gialla è stata una boccata d’ossigeno. Tornati in bianca ho finalmente potuto riabbracciare la vita normale. Ernst ha riaperto a pieno regime, intanto i miei followers continuavano a chiedere a gran voce una mia pasticceria. Un bar antistante la pasticceria purtroppo ha chiuso causa Covid. La nostra via a Milano è molto intima e ci conosciamo tutti. Non volevo che una tradizione di ritrovo sociale andasse persa cosi, con Ernst, abbiamo deciso di aprire la mia pasticceria, ovviamente con una linea di dolci che non fossero in concorrenza con quella storica di Ernst che già gestivo. Un nuovo inizio e una crescita per l’intera famiglia. In questi mesi devo ammettere che avere un partner come Ernst è stato vitale per affrontare il lockdown e oggi ripartiamo insieme con questa nuova iniziativa”, conclude Alessandra.
“Già quando siamo entrati in zona gialla, i miei clienti che avevano rinviato il matrimonio hanno cominciato a rifarsi vivi. Ma il governo ha tardato fino all’ultimo a darci indicazioni e in un batter d’occhio era giugno e ancora non sapevamo se quest’anno avremmo potuto lavorare. Abbiamo ridefinito le date più di una volta, e creato piani A, B e C. Poi il momento dell’apertura e da lì c’è stato davvero il delirio, tutto all’ultimo, tanta fretta, tutti di corsa. E alla fine forse riuscirò ad organizzare anche il mio: una cerimonia intima per la famiglia; un secondo evento su un isola lontana dalle rotte turistiche, solo io e il mio fidanzato, che intanto è tornato a viaggiare per i suoi servizi fotografici”, conclude Sabrina.
“Poter riportare i bimbi a scuola è stato un flash”, mi spiega Alice. “Ridare loro la normalità è qualcosa di fantastico. Per me lo stesso: riprendermi i miei spazi, rivedere le mie dipendenti. In questi mesi ho studiato molto, fatto progetti e ora posso finalmente aprire la mia prima impresa dal vivo: un salone di estetica e wellness dove le mie clienti, che per quasi due anni mi han visto solo in video, possono incontrarmi, possiamo discutere di cura della persona di cura dei capelli. Un’esperienza nuova che sono pronta ad abbracciare”, conclude Alice
Ovviamente queste sono tre storie positive. Non ci si facciano illusioni, per molte donne il Covid è stato una tragedia ed ancora oggi la sua eredità stenta a abbandonare la vita di molte, come spiega l’ILO. Tuttavia ho voluto riportare queste tre testimonianze perché possano essere uno spunto di riflessione per tutte quelle donne che sono imprenditrici di se stesse, hanno responsabilità familiari e lavorative. Il Covid sarà ancora tra noi a lungo e resterà una cicatrice indelebile in tutti noi. Ma le donne hanno dimostrato e stanno dimostrando di avere quella forza, quella resilienza, che ha permesso loro, malgrado tutto, di continuare a contribuire con successo alla crescita della società.
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