Buon compleanno lavoro agile, ma non esageriamo con la festa

scritto da il 20 Dicembre 2021

Abbiamo parlato tanto in Italia di lavoro agile nel corso del 2021 (con il finale segnato dal primo Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile nel settore privato, sottoscritto dalle parti sociali), ma ci siamo dimenticati del compleanno dell’approccio agile alla gestione del lavoro. Cerchiamo di recuperare questa lacuna, ragionando sui modelli gestionali in vista dei prossimi impegni lavorativi del 2022.

Manifesto agile, lavoro agile

LAVORO AGILE, BENVENUTO PROTOCOLLO CON BASE VOLONTARIA E INDIVIDUALE

È l’anno, dicevamo, del lavoro agile: quattro milioni lavoratori a distanza (in leggero calo rispetto al 2020, ma pur sempre di più rispetto ai 570 mila registrati nel 2019). Lo scorso 7 dicembre, poi, c’è stata la sigla del Protocollo sul lavoro agile promosso dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Tre le novità principali: 1) il lavoro agile sarà attuato su base volontaria e individuale, 2) il lavoratore agile avrà gli stessi diritti sindacali e lo stesso trattamento economico e normativo applicato al resto dei dipendenti dell’azienda (permessi, benefit e premi), 3) dovrà essere garantita la formazione continua assieme agli strumenti di lavoro e alla copertura assicurativa contro gli infortuni. Detto in poche parole, abbiamo ora il quadro di riferimento che guiderà la futura contrattazione collettiva nazionale, aziendale e territoriale nel rispetto della disciplina contenuta nella legge sullo smart working datata al 22 maggio 2017.

BUON COMPLEANNO ALL’APPROCCIO AGILE AL LAVORO IN AMBITO INFORMATICO

La parola “agile” la ritroviamo nel manifesto “agile”, appunto, di cui quest’anno ricorre il ventesimo anniversario dalla nascita. Era l’inizio del mese di febbraio del 2001 quando diciassette sviluppatori si incontrarono nello ski resort “The lodge at snowbird” sulle montagne americane della contea di Wasatch nello Utah e formalizzarono il metodo di lavoro “agile” per lo sviluppo del software. «Stiamo scoprendo modi migliori di creare software, sviluppandolo e aiutando gli altri a fare lo stesso – scrivevano i promotori –. Grazie a questa attività siamo arrivati a considerare importanti: gli individui e le interazioni più che i processi e gli strumenti, il software funzionante più che la documentazione esaustiva, la collaborazione con il cliente più che la negoziazione dei contratti, rispondere al cambiamento più che seguire un piano». Meritano, a titolo di cronaca, di essere menzionati gli sviluppatori a cui dobbiamo la definizione dell’approccio flessibile alla gestione dei progetti: parliamo di Kent Beck, Mike Beedle, Arie van Bennekum, Alistair Cockburn, Ward Cunningham, Martin Fowler, James Grenning, Jim Highsmith, Andrew Hunt, Ron Jeffries, Jon Kern, Brian Marick, Robert C. Martin, Steve Mellor, Ken Schwaber, Jeff Sutherland e Dave Thomas.

APPROCCIO LINEARE VS APPROCCIO FLESSIBILE NELLA GESTIONE DEI PROGETTI DI LAVORO

È necessario a questo punto riflettere sugli ambiti di applicazione dell’approccio agile che, senza entrare nel merito di ciascuno di essi, si concretizza in modelli di gestione di progetto come il “kanban project management”, il “lean project management”, l‘“extreme programming” e lo “scrum”, il più diffuso di tutti. Possiamo dividere il mondo del lavoro in due parti: la prima è quella che adotta l’approccio lineare rigido al project management, la seconda quello flessibile. La prima è propria dei settori non turbolenti caratterizzati da bassa frequenza di cambiamento di mercato e tecnologie, per la quale risultano essere ottimali la sequenzialità delle fasi di progetto e la distinzione delle fasi. La seconda parte è propria dei settori turbolenti con alta frequenza di cambiamento di mercato e tecnologie, nella quale la curva dell’incertezza non decresce: in questo contesto la fanno da padrone l’assenza di rigida consequenzialità, la sovrapposizione o parallelizzazione delle fasi, così come cambiamenti anche nelle fasi avanzate e finali di progetto.

METODO AGILE UTILE SE SODDISFA CINQUE ESIGENZE

Come spiega Tommaso Buganza, docente di Project management al MIP Politecnico di Milano, «se nel mondo del software gli approcci agili hanno dimostrato di essere estremante validi, siamo ora nella situazione in cui molti altri settori si stanno domandando quale sia la reale portabilità di tali approcci in ambiti differenti. Inizialmente, infatti, è stato commesso l’errore di credere che gli approcci agili fossero una risposta nuova e dominante rispetto a quello lineare. In realtà, però, ci sono progetti e ambiti in cui questo approccio risulta ancora ottimizzante, perché permette di raggiungere il risultato minimizzando tempi e costi. In tali ambiti un approccio agile sarebbe inutile: comporterebbe maggiori costi e inefficienze, senza aumentare l’efficacia di progetto».

A guidarci nella scelta – aggiunge il docente della business school dell’ateneo italiano – devono essere cinque driver: il primo è la variabilità del mercato (ossia con che frequenza si modificano i bisogni), a seguire troviamo la facilità di coinvolgere il cliente in processi iterativi e continui, il grado di unicità e innovazione dell’output di progetto, la possibilità di scomporre l’output in sotto rilasci testabili autonomamente e, infine, la reversibilità di eventuali errori per trasformarli in apprendimento.

ANCHE NEL 2022 LA VIRTÙ STA NEL MEZZO: APPROCCIO IBRIDO SUL LAVORO

Individuati i driver che devono guidarci nella scelta dell’approccio agile nella gestione dei progetti, non ci resta che scegliere. Metodo di lavoro agile o non agile, dunque, per il 2022? La risposta può non andare nella direzione dell’“aut aut” per abbracciare quella dell’“et et”. Alla dialettica che porta alla scelta netta dell’“aut aut” possiamo preferire quella che conduce alla conciliazione (quella dell’“et et”, appunto): è l’approccio ibrido che prevede l’adozione di un certo livello di agilità, pur mantenendo la capacità di pianificazione ad alto livello.

È possibile, dunque, conciliare flessibilità e linearità, ad esempio grazie a step di sviluppo suddivisi in diversi incrementi gestibili, fattibili e modificabili. Anche nel lavoro, come si racconta nel recente libro “Grammatica del nuovo mondo”, la virtù sta nel mezzo.

Buon 2022, buon anno ibrido.

Twitter @filippo_poletti