categoria: Vicolo corto
La grammatica del nuovo mondo inizia con 50 parole chiave
Qual è la grammatica del nuovo mondo? Quali sono le parole chiave che possono illuminare l’oggi e farci guardare al domani con occhi nuovi? Sono 50, contenute nel libro Grammatica del nuovo mondo, edito da Lupetti con la premessa del filosofo Salvatore Veca: si va dalla A di Aurora alla G di “grazie”, dalla I di “italiani” alla S di “smart working”, fino alla U di “umanità”. Concentriamoci su cinque nomi, quelli di Aurora Maria Perottino, Gennaro Arma, Elena Pagliarini, Francesca Colavita e Gian Luca Rana. Perché le loro storie, che segnaliamo con cinque lettere dell’alfabeto (rispettivamente la A, la C, la I, la M e la S), sono esemplari del nuovo modo con cui possiamo interpretare la vita e il lavoro.
A COME AURORA MARIA PEROTTINO (DAL PIEMONTE)
Iniziamo con Aurora Maria Perottino. È una delle storie più belle dei nostri giorni. È la storia di un imprevisto, quell’imprevisto che – per dirla con le parole di Eugenio Montale – è la sola speranza. Arriva da Moncenisio, 1.452 metri sul livello del mare, in Piemonte. Quando ancora il sole non si era alzato dal letto e le strade erano imbiancate dall’inverno, il 24 marzo 2020 nacque Aurora. Mamma Jonida e papà Enrico erano al settimo cielo. Al loro fianco c’era la felicità del secondo Comune più piccolo d’Italia: fino al 23 marzo, infatti, Moncenisio contava 39 abitanti, con Aurora festeggiò i 40. Quando il mondo sembrava che dovesse fermarsi con l’avvento della pandemia, a Moncenisio nacque una stella. In questo fiocco rosa c’è una lezione per ciascuno di noi: non tutto è perduto. Vale oggi, ieri, sempre.
C COME CAPITANO GENNARO ARMA (DALLA CAMPANIA)
Spostiamoci dal Nord al Sud Italia. Il nuovo mondo iniziò con l’esempio del comandante campano Gennaro Arma: fu lui, originario di Meta sul golfo di Napoli, a scendere per ultimo dalla nave da crociera Diamond Princess, messa in isolamento dal 5 al 27 febbraio 2020 nel porto di Yokohama dopo lo scoppio, a bordo, del coronavirus. E fu lui a riscattare il nome dell’Italia dopo il caso Schettino.
Era il 5 febbraio 2020, quando a seguito della scoperta dei casi di due passeggeri trovati positivi al coronavirus al momento dello sbarco, scattò la quarantena sulla nave per i 3.711 inquilini, di cui 35 italiani. Fu il comandante Arma ad affrontare, giorno dopo giorno, il diffondersi della malattia respiratoria che fece registrare 705 casi e sei morti. «Eravamo alle prese con uno scenario per il quale non esistevano manuali, né training – raccontò il capitano, rientrando il 16 marzo a Fiumicino da Tokyo –. Mi sono sforzato di prendere coscienza della situazione, di analizzarla. Ho cercato di fare del mio meglio». Arma, ex allievo dell’istituto tecnico nautico Nino Bixio di Sorrento, venne battezzato dalla stampa internazionale il “capitano coraggioso”. E anche per questo fu nominato dal presidente Sergio Mattarella “Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana”. Fu lui a cancellare il pregiudizio nei confronti degli italiani seguito al naufragio della Costa Concordia. Ed è lui a ricordarci quanto conti sul posto del lavoro l’impegno profuso.
I COME INFERMIERA ELENA PAGLIARINI (DALLA LOMBARDIA)
Torniamo al Nord, andiamo in Lombardia raccontata nella Grammatica del nuovo mondo. Era il 10 marzo 2020, il giorno del “tutti in casa”, quello in cui fu prescritta a tutta l’Italia la cura già adottata per il grande focolaio di Codogno. La notizia fece il giro delle famiglie. Lo fece assieme a un’immagine pubblicata qualche ora prima su Facebook e ripresa dalla maggior parte dei mezzi di informazione: fu quella di Elena Pagliarini, infermiera di 40 anni, in servizio all’ospedale di Cremona da tre lustri. Alle sei di mattina, stremata dopo nove ore di lavoro, provò a liberare la scrivania dalla tastiera del computer e, appoggiando la testa su un cuscino di fortuna, formato da un lenzuolo, cadde in un sonno profondo. Nomen omen: Elena, in italiano “fiaccola”, diffuse nelle case di tutti, tramite i social media, il volto generoso della sanità italiana in lotta contro l’infezione da Sars-CoV-2. Un esempio, ancora una volta, di straordinaria dedizione professionale.
M COME MERITO ALLA RICERCATRICE FRANCESCA COLAVITA (DAL LAZIO)
Nell’album fotografico del coronavirus e della grammatica del nuovo mondo non può mancare Francesca Colavita, ricercatrice originaria di Campobasso dell’istituto Spallanzani di Roma: fu lei a mettere a segno nel laboratorio di virologia il primo montante al male invisibile. Fu lei alle 22:30 del 31 gennaio 2020, durante il turno di lavoro, a mettere a nudo la nuova bestia virale assieme a Concetta Castilletti, responsabile dell’unità dei virus emergenti, per tutti la “Cetti”.
Allora, era il 2020, Francesca non aveva un posto fisso. Fu la ribalta dei riflettori a far sì che dall’azienda sanitaria regionale del Molise arrivasse il nullaosta allo Spallanzani per il ripescaggio dalla lista dei vincitori e idonei al concorso pubblico per titoli ed esami. Per Francesca arrivò, appunto, il posto fisso. Resta, al di là delle procedure di selezione pubblica, una lezione sintetizzabile con le parole dello scrittore Émile Zola: premiare i meritevoli significa fare il successo di ogni impresa. Qualunque essa sia. Pubblica o privata.
S COME SUPER STIPENDIO DA GIAN LUCA RANA (DAL VENETO)
L’ultima storia utile per guardare al domani con fiducia arriva da San Giovanni Lupatoto nel Veronese, quartier generale della famiglia Rana, quella dei tortellini famosi in tutto il mondo. È qui che dopo poche settimane dall’avvio della pandemia fu deliberato il piano di aumento degli stipendi per un investimento di due milioni euro. Fu il riconoscimento a quanti lavorano nei cinque stabilimenti del gruppo, rispettivamente a San Giovanni a Verona, Moretta nel Cuneese, Paratico nel Bresciano, Cura Carpignano e Gaggiano nel Milanese. Fu il segno della riconoscenza ai collaboratori – disse l’amministratore delegato del pastificio, Gian Luca Rana –, «che stanno garantendo, anche in questo momento così difficile, la continuità negli approvvigionamenti alimentari». È la regola del “tutti per tutti”: i lavoratori sono al fianco delle imprese, le imprese devono essere al fianco dei lavoratori. Altra importante lezione per il nuovo mondo.
Buona grammatica del nuovo mondo.
Twitter @filippo_poletti