I capi d’azienda e le quattro decisioni da prendere dopo la Cop26

scritto da il 09 Novembre 2021

Post di Roberto Prioreschi, Managing Director Bain & Company Italia e Turchia e Torsten Lichtenau, Senior Partner Bain & Company –

Gestire il cambiamento climatico è la più grande sfida dei nostri tempi, e la COP26 – a sei anni dallo storico accordo di Parigi – rappresenta una pietra miliare del monitoraggio degli impegni presi sul fronte della riduzione delle emissioni e dell’adattamento al cambiamento climatico.

Mentre sul fronte politico si continua a lavorare, molti capi d’azienda si interrogano su cosa accadrà e quali azioni dovranno implementare più urgentemente al domani della COP26.

Innanzitutto, è necessario guardare al contesto macro: innanzitutto, grazie all’attenzione dedicata al cambiamento climatico (in particolare quest’anno), l’impegno comune in alcune aree strategiche sta accelerando molto rapidamente. Sul fronte regolatorio, poi, la tassazione e il sistema di scambio delle quote di emissione verranno rafforzati nei prossimi mesi, con il prezzo del carbonio – già sopra i 60 euro a tonnellata in Europa – probabilmente aumenterà.

I Governi stessi garantiranno più sussidi per stimolare il cambiamento, promuovendo ad esempio iniziative volte a ridurre il costo dell’idrogeno verde. Le aziende dovranno inoltre affrontare requisiti sempre più stringenti in termini di rischi climatici. L’International Financial Reporting Standards Foundation, ad esempio, sta lanciando una serie di standard di reporting comuni.

Activists dressed as world leaders protest against the rising water levels during a demonstration on the Forth and Clyde Canal as the UN Climate Change Conference (COP26) takes place, in Glasgow, Scotland, Britain, November 9, 2021. REUTERS/Dylan Martinez

Attivisti vestiti da leader protestano contro le cause del cambiamento climatico alla COP26 di Glasgow. REUTERS/Dylan Martinez

 

In questo contesto, un numero crescente di realtà fisserà obiettivi sempre più ambiziosi in termini di decarbonizzazione (anche di Scope 3), aderendo alla Science Based Targets Initiative (SBTi). La sostenibilità, e il cambiamento climatico in particolare, diventeranno ancora più importanti per le decisioni di investimento. I gestori di fondi stanno già incorporando questo trend: basti pensare alla Net Zero Asset Managers Initiative, che raccoglie 128 gestori di fondi con un patrimonio da 43 trilioni di dollari, decisi a investire nell’obiettivo net zero emissions entro il 2050.

Non saranno, tuttavia, solo gli investitori a sollecitare le aziende: la pressione da parte dei clienti, inoltre, sta portando sempre più realtà a guardare oltre le proprie operazioni, concentrandosi anche su catene di fornitura e uso dei prodotti.

La cosa più importante è che nella fase che si apre post COP26, l’attenzione si sposterà dalla definizione degli obiettivi alla realizzazione dei risultati. Fino ad oggi, i manager sono stati premiati solo per essersi assunti degli impegni e aver fissato degli obiettivi. D’ora in poi, invece, dovranno agire concretamente.

Un cartello spunta da uno zaino di attivisti all'interno della sede del vertice sul clima delle Nazioni Unite COP26 a Glasgow, in Scozia, martedì 9 novembre 2021. Il vertice sul clima delle Nazioni Unite a Glasgow è entrato nella sua seconda settimana mentre i leader di tutto il mondo si stanno radunando nella più grande città della Scozia, per presentare la loro visione per affrontare la sfida comune del riscaldamento globale. (Foto AP/Alberto Pezzali)

Un cartello spunta da uno zaino di attivisti all’interno della sede del vertice sul clima delle Nazioni Unite COP26 a Glasgow. (Foto AP/Alberto Pezzali)

Quattro sono le iniziative che i CEO possono quindi iniziare ad avviare per ridurre concretamente il proprio impatto:

* Fare della carbon transition un pilastro della strategia aziendale. I rischi e le opportunità del cambiamento climatico dovrebbero modellare le decisioni sui nuovi prodotti e sul miglioramento delle operazioni.

* Le aziende si dovranno impegnare nella carbon transition con modalità simili a qualsiasi altra iniziativa commerciale: migliorare l’efficienza, riducendo al contempo i costi. Devono quindi trovare opportunità per monetizzare gli investimenti in tecnologie sostenibili.

* Tuttavia, le imprese devono incorporare la transizione del carbonio nel tessuto del business: persino i piani migliori falliranno, se non supportati da tre azioni:

Determinazione dei prezzi. Sempre più aziende stabiliscono il prezzo del carbonio internamente, come qualsiasi altro costo di business. Più di 2.000 aziende, che rappresentano 27.000 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato, hanno adottato questa prassi, con un prezzo mediano di 25 dollari per tonnellata di CO2 equivalente nel 2020.

L’introduzione delle metriche ESG nei piani di remunerazione di manager e dipendenti, legando stipendi e premi a specifici obiettivi di sostenibilità

Monitoraggio. I nuovi software estraggono i dati dai sistemi aziendali, calcolano l’impronta di carbonio e estrapolano report sull’evoluzione del suo impatto.

* Le aziende dovranno infine evitare l’effetto clessidra. In molte aziende, il top management e le nuove risorse sono molto attenti al tema della sostenibilità, mentre il middle management deve risolvere le sue implicazioni su entrate, costi e sicurezza. Molti di loro hanno poca esperienza nella gestione della riduzione del carbonio, ma le aziende possono lavorare sulla loro consapevolezza attraverso, ad esempio, programmi di formazione.

In conclusione, la transizione sostenibile sarà una priorità assoluta per molti dirigenti, per il resto della loro carriera. Per la maggior parte delle aziende, il momento di riflessione è finito: è arrivato il momento di agire, lavorando concretamente sulla riduzione del proprio impatto ambientale.