Post-Brexit e pandemia: le sfide per i professionisti tra Italia e Regno Unito

scritto da il 29 Ottobre 2021

Post di Mario Angiolillo, Direttore dell’Osservatorio Relazioni EU-UK-USA* di The Smart Institute. Esperto di tematiche geopolitiche e di relazioni internazionali, svolge attività di advisory per diverse società con particolare riferimento agli impatti e alle opportunità offerte da Brexit –

Cosa cambia a seguito di Brexit per i professionisti e le aziende italiane che guardano con interesse al Regno Unito o che già operano oltremanica, è il tema di cui si è discusso nel convegno tenutosi mercoledì 20 ottobre a Londra presso il Consolato Generale d’Italia sul tema “Post-Brexit e Pandemia: le sfide per i professionisti tra Italia e Regno Unito”.

Nel convegno, introdotto da Pasquale Merella e Flavio Menghini, rispettivamente Presidente e Responsabile del London Chapter di The Smart Institute Think Tank, sono intervenuti il Console Italiano a Londra Diego Solinas e, nella tavola rotonda moderata dalla giornalista de Il Sole 24 Ore Mara Monti, sono intervenuti Mario Angiolillo, Direttore dell’Osservatorio sulle relazioni UE-UK-USA di The Smart Institute, Verena Caris, Segretario Generale della Camera di Commercio italiana a Londra, Luigi Billè, Responsabile in UK del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero e Susan Dawson, Director della Global Bank HSBC.

Nel corso del convegno è emerso come Brexit, realizzatasi il 31 dicembre del 2020, abbia determinato che il Regno Unito rappresenti per i Paesi dell’UE a 27, e quindi per l’Italia, un Paese terzo. Le relazioni tra le parti sono adesso regolate dall’Accordo sugli Scambi Commerciali e sulla Cooperazione, il cosiddetto accordo di Natale, siglato tra Londra e Bruxelles.

Questo accordo ha garantito alcuni elementi di continuità con la situazione precedente ed ha determinato al contempo degli elementi di discontinuità e diverse criticità per i cittadini italiani che intendono vivere e lavorare nel Regno Unito e per le aziende italiane che commerciano o operano oltre Manica.

(Afp)

(Afp)

Per fare un esempio, si può guardare al commercio dove è stata garantita la possibilità di continuare a scambiare beni a dazi zero, ma al contempo sono stati introdotti sostanziali elementi di discontinuità rispetto alla situazione ante Brexit, ad esempio con l’introduzione dei controlli doganali, e con le nuove regole sull’origine preferenziale dei beni scambiati e sulla marchiatura dei prodotti.

Lo stesso dicasi per la permanenza dei cittadini italiani sul territorio britannico: per effetto di Brexit sono state introdotte nuove regole più restrittive, ma al contempo è stata data la possibilità a chi era sul territorio del Regno Unito prima dell’entrata in vigore dell’accordo di regolarizzare la propria posizione con il “Settled Status” ed il “Pre-Settled Status”.

Tale situazione ha quindi determinato una serie di criticità per aziende e cittadini italiani (e degli altri Paesi dell’UE a 27), quali ad esempio, la maggiore complessità della documentazione da produrre alla dogana per le aziende che commerciano con il Regno Unito, con conseguente aumento dei costi e dei tempi di consegna, oppure, per effetto delle più restrittive regole per permettere ai cittadini UE di lavorare nel Regno Unito, una carenza di lavoratori in alcuni settori.

Eppure i dati indicano che le relazioni tra Italia e Regno Unito sono caratterizzate da una forte resilienza.

È stato così nel lungo periodo delle negoziazioni su Brexit, ed in questi ultimi mesi a seguito di Brexit.

Basti guardare agli scambi commerciali di beni,  nonostante la forte incertezza generata dalle negoziazioni per la definizione del Withdrawal Agreement e dell’Accordo sul Commercio e la Cooperazione, si è passati dai 33,6 mld di beni scambiati del 2016 ai 35,6 del 2019, dati Eu Commission, e tale resilienza si è manifestata anche nel post Brexit: le esportazioni di beni dall’Italia verso il Regno Unito, secondo dati Eurostat, hanno subito una decisa flessione nel 2020 e nei primi mesi del 2021, in un momento di flessione degli scambi commerciali a livello globale per effetto della pandemia da Coronavirus, per tornare a far registrare una prima ripresa nel prosieguo del 2021.

Lo stesso si può dire della presenza di cittadini italiani presenti sul territorio britannico il cui numero ha continuato a crescere dal 2016 fino a raggiungere nel 2020 il numero di 400.000 iscritti all’Aire, e a marzo 2021 secondo fonti ONS sono oltre 500.000 le domande di cittadini italiani per l’EU Settlement Scheme (settled status e pre-settled status), facendo della comunità italiana la terza comunità più numerosa nel Regno Unito dopo quella rumena e quella polacca.

Tale situazione lascia intravedere quanto forti siano le interrelazioni tra Italia e Regno Unito e quanto importanti diventino oggi le relazioni bilaterali.

Sarà sempre più importante, in questo contesto, continuare a fare sistema da parte di tutti gli attori coinvolti (Ambasciata, Consolato, Camera di Commercio, Associazioni di imprese e professionisti, rappresentanza degli Italiani all’Estero) da sempre impegnati nel supporto ai cittadini, ai professionisti e alle aziende italiane nel Regno Unito e nel favorire un sempre maggiore legame tra le comunità italiane all’estero e il nostro Paese.

Al contempo sarà essenziale la lungimiranza delle aziende italiane, in particolare piccole e medie imprese o start up, nel dotarsi di adeguate professionalità, da formare al proprio interno o da acquisire all’esterno, per poter gestire le criticità e cogliere le opportunità che questa nuova fase saprà prospettare.

Questo diventa ancora più importante in un momento storico in cui le due economie hanno fortemente risentito della crisi economica correlata alla crisi sanitaria da Coronavirus, necessitando dell’impiego di cospicue risorse da parte dei Governi centrali per affrontare l’emergenza, e adesso che è aperto il dibattito sulle misure che dovranno essere messe in campo per rilanciare l’economia e far ripartire il tessuto produttivo. In tal senso Londra sta già lavorando con risorse proprie mentre l’Italia è impegnata ad avviare le progettualità del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) finanziato dai fondi del programma Next Generation EU.

Twitter: @DottAngiolillo

*L’Osservatorio Relazioni UE-UK-USA, costituito nel 2018, rappresenta uno specifico punto di osservazione sulle dinamiche economiche, commerciali ed istituzionali tra i principali vertici della area transatlantica e sull’impatto che queste hanno sulle aziende e sui professionisti italiani. Sin dalla sua costituzione ha avviato un focus su Brexit, analizzando i rischi e le opportunità che tale fenomeno ha determinato per le aziende e i professionisti italiani, e partecipando al dibattito pubblico con numerosi articoli e convegni.