Democrazia più agile con il voto via Spid? Ecco cosa possiamo aspettarci

scritto da il 22 Settembre 2021

Post di Marco Sironi, financial controller nel settore della finanza immobiliare –

I sorprendenti risultati raggiunti dal referendum sulla cannabis – la soglia legale delle 500.000 firme è già stata raggiunta secondo il comitato promotore – non possono certo lasciare indifferenti. Si tralasci per il momento l’analisi etico-politica del quesito referendario. Il presente articolo vuole soltanto prendere atto dell’eccezionale risposta dell’elettorato per provare a delineare un percorso che appare inesorabile: la digitalizzazione della democrazia. È da anni che si sente parlare di digitalizzazione di imprese e pubblica amministrazione in ottica economica. Mai, tuttavia, avremmo potuto pensare di poter esprimere la nostra opinione, formalmente, dinanzi allo Stato, da uno smartphone, attraverso il Sistema Pubblico per l’Identità Digitale (SPID). Mai, quindi, avremmo potuto ipotizzare di poter dematerializzare un aspetto così vitale per la vita di un paese democratico.

Un confronto
È da anni che il tema dell’astensionismo domina il dibattito politico. Vero è che molti fattori dovrebbero essere presi in considerazione: (1) l’invecchiamento della popolazione, con conseguente impossibilità da parte un numero sempre maggiore di persone di recarsi alle urne, (2) la mancanza di fiducia nelle classi dirigenti e nei partiti, ma anche (3) il crescente numero di italiani residenti all’estero o non domiciliati nella propria città di residenza, per i quali recarsi alle urne risulta scomodo o costoso. È possibile, ci si chiede, che un ipotetico voto tramite SPID possa essere un buon incentivo, seppur non la panacea, di questo “mal di voto”? Vista l’agilità con la quale è possibile partecipare alla vita dello Stato è lecito chiederselo.

I Radicali dagli storici referendum tradizionali con i banchetti alla raccolta delle firme digitali

I Radicali dagli storici referendum tradizionali con i banchetti alla raccolta delle firme digitali

Sarebbe interessante fare un confronto tra una possibile modalità di voto “elettronica” (per ora è possibile solo firmare un referendum tramite SPID, ma non votare) e la modalità “classica”, cioè fisicamente in municipio. Fino a pochi giorni fa è stato possibile firmare per un altro referendum, quello relativo alla legalizzazione dell’eutanasia. Firmare in maniera “classica” recandosi in municipio è risultato un processo decisamente più lungo e complesso. Anzitutto è stato necessario informarsi su come e quando firmare; l’impiegato comunale ha riposto alla mail dopo una mattinata, spiegando modalità ed orari. Per quanto riguarda l’atto della firma, comprensivo del percorso casa-municipio-casa, il tempo è stato di 30 minuti. Il risultato è stato lo stesso. Sembra quindi che l’opzione del voto con SPID, inizialmente limitata ad alcune categorie per una prima fase di sperimentazione, possa essere qualcosa di oggettivamente vantaggioso.

Implicazioni pratiche: una nuova frontiera per la democrazia?
La tecnologia, imprescindibile alleato dello Stato, sarà sempre più protagonista dei suoi dibattiti e dei suoi bilanci. Quello che fino a prima della pandemia sembrava impossibile anche per le fasce della popolazione meno inclini all’uso della tecnologia, è divenuto per esigenze la normalità – seppur, talvolta, con forti disuguaglianze. Sembra legittimo che il Parlamento, in un futuro non troppo lontano, possa discutere la fattibilità di progettare un sistema di voto digitale, magari proprio tramite SPID, testando la modalità elettronica su quelle categorie per le quali oggi risulta difficoltosa o costosa la modalità fisica.

Non mancano certo le difficoltà, anzitutto dalla parte dei cittadini che dovranno aderire allo SPID, procedura tutt’altro che agile. Ma anche il sentiero che dovrà percorrere lo Stato risulta irto di ostacoli. Il primo tema da affrontare sarà quello della cybersecurity. Il voto deve essere segreto, e conditio sine qua non per far sì che resti tale è l’assoluta protezione dei dati, elemento di certo non scontato. Un secondo tema potrebbe essere quello del recruitment e della formazione dei nuovi membri dei seggi elettorali adibiti al controllo del voto elettronico. Le consuete competenze relative all’amministrazione del seggio dovranno quindi essere integrate con ulteriori competenze specifiche in ambito IT. Infine, sarà necessario rassicurare l’elettorato sulla sicurezza di questo sistema, e incentivarne il suo utilizzo. Non si tratta di fantascienza, la tecnologia è già disponibile anche per la nostra pubblica amministrazione: si tratta di scegliere e proiettarsi nel futuro.

Twitter @MarcoSironi5

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