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Turismo, ecco perché il tempo della crisi non è stato tempo perso
Post di Azzurra Rinaldi, responsabile della School of Gender Economics e del corso di laurea in Economia del turismo all’università di Roma Unitelma Sapienza –
Lo sentiamo ripetere da mesi: per il settore turistico in Italia, il 2020 è stato un annus horribilis. Ricordiamo che nel 2019 (stando ai dati ENIT), il nostro paese era il quarto più visitato al mondo, con circa 94 milioni di visitatori. Nel corso del 2020, a causa della pandemia dal Covid-19, gli arrivi sono diminuiti del 61,8% e le presenze del 55%, secondo i dati di Assoturismo.
Con conseguenze prevedibilmente disastrose sull’occupazione: solo nel secondo trimestre del 2020, nel settore turistico si è registrata una contrazione di 265.000 posti di lavoro. Ed effetti altrettanto devastanti sui consumi, che sono crollati di 50 miliardi di Euro. Le conseguenze del Covid sono state particolarmente dannose per il nostro paese proprio in ragione del fatto che l’Italia è il paese sul cui territorio è collocato il numero più elevato di esercizi ricettivi in tutta l’Unione Europea (stiamo parlando di circa il 30% delle strutture ricettive sul totale di tutti i Paesi Membri).
Com’è ormai noto, la pandemia ha ridotto al minimo gli arrivi internazionali ed a soffrire sono state soprattutto quelle località che sul turismo hanno sempre fatto leva per produrre ricchezza ed occupazione. Basti pensare alla Puglia, che tra il 2015 ed il 2019 ha visto aumentare l’incoming internazionale del 60%. Nello stesso periodo, i pernottamenti sono aumentati del 44% e gli arrivi complessivi (dati dalla somma dei turisti italiani e di quelli stranieri) sono cresciuti del 23%. Nell’anno precedente alla crisi, inoltre, il tasso d’internazionalizzazione degli arrivi turistici nella regione aveva raggiunto il 28%, con un incremento di ben 7 punti percentuali rispetto al 2015. Si trattava pertanto di un settore in rapida ascesa: anche Bankitalia, nel 2019, rilevava come la spesa turistica internazionale in Puglia fosse cresciuta del +3% nei soli mesi compresi tra gennaio e settembre 2019. Ma questo settore, che da solo contribuiva con il 13% al PIL della Regione, nel 2020 ha subito una fortissima battuta d’arresto. L’analisi dei dati di Federalberghi per il 2020 ha rilevato infatti un calo medio delle presenze pari al 53,4% rispetto all’anno precedente, con picchi che sono arrivati persino a superare l’80%.
Ma le crisi (ed anche questo lo sentiamo ripetere piuttosto frequentemente, negli ultimi mesi) possiedono in nuce le potenzialità per nuovi modelli e nuove dinamiche di crescita. Ed il tempo della crisi può essere sfruttato in modo tale che non si riveli tempo perso. Ciò avviene quando, ad esempio, questo tempo viene utilizzato per ridefinire strategie e priorità. E per intervenire sulle aree grigie dell’esistente. Quindi, come prepararsi al(l’auspicato) rilancio? Per quanto riguarda le istituzioni, non lasciandosi scoraggiare, come affermano Paolo Foresio, Assessore al Turismo ed allo Sviluppo economico del Comune di Lecce e Fabiana Cicirillo, Assessora alla Cultura, raccontandomi del recente restauro del Teatro Apollo, nel cuore della città. Per questa estate, ad esempio, il cartellone degli eventi culturali che si svolgeranno nella città di Lecce è densissimo.
Ma il tempo della crisi non è vano anche, sotto il profilo delle imprese che operano nel settore, quando è possibile utilizzarlo per rimettere a punto le strutture in vista di tempi migliori. E, stando a quanto emerge dal Primo Rapporto sul Sistema Immobiliare Turistico Italiano presentato da World Capital per Federalberghi, una buona parte delle strutture ricettive alberghiere, nel nostro paese, è vetusta. Ne ho parlato con Fernando Miglietta, il proprietario delle strutture Pollicastro Hotel Boutique e Torre del Parco, due eccellenze nel settore dell’accommodation sul territorio leccese. Il quale mi ha confermato che il Pollicastro ha aperto solo qualche settimana fa proprio perché è stato oggetto di un drastico lavoro di ristrutturazione, che ha trasformato questo palazzo del tredicesimo secolo in disuso nel cuore della città in una struttura ricettiva incredibilmente curata sia sotto il profilo architettonico che sotto quello dell’accoglienza intesa in un senso più ampio. O anche come l’Hotel Ristorante Al Pescatore di Luciano Corciulo, a Gallipoli. Anche in questo caso, l’Hotel era originariamente un ex convento del Seicento, antico ristoro per pescatori e viandanti. Anche a seguito della ristrutturazione, l’albergo conserva tuttora diversi affreschi ed ospita al suo interno l’antico Giardino dei Monaci, ora rinomata champagneria (oltre al più antico ristorante della città, che merita sicuramente una visita).
Allo stesso modo, il tempo della crisi non è tempo che passa inutilmente se lo si usa per creare reti, talora inaspettate. Come è accaduto alla Fondazione Le Costantine e del suo ormai notissimo laboratorio di tessitura artigianale. La presidente, avvocata Maria Cristina Russo, mi racconta come sia nato il loro rapporto commerciale (ma non solo) con la Maison Dior, con la quale la Fondazione ha iniziato a collaborare in occasione della sfilata Dior Cruise 2021, che si è tenuta proprio nella città di Lecce. Richiamando il motto della Fondazione “Amando e Cantando” (peraltro, riportato su una serie di gonne della maison che sono state tra le protagoniste della sfilata), la presidente narra la storia della Fondazione, che è anche una storia di donne, del loro territorio e della loro capacità di creare rete. Come per l’azienda Per Inciso – Ceramica a Sud di Stefania De Francesco, altra realtà al femminile in un ambito – quello della creazione della ceramica – tradizionalmente appannaggio maschile, la cui cifra è la permeabilità all’architettura, dalla quale nasce uno dei prodotti iconici, ovvero una lampada che prende la forma di alcune delle più belle ville leccesi. Anche in questo caso, è una rete al femminile ad aver traghettato questo brand verso la notorietà, consentendone la partecipazione al Fuorisalone di Milano.
Usare il tempo in maniera costruttiva è quindi il fattore che può fare la differenza, all’auspicabile alba di una fase di ripresa quanto mai necessaria per il nostro paese. Il saper fare rete, poi, può dare l’avvio ad un processo virtuoso che è quello che si osserva quando nel territorio attori diversi si muovono nella stessa direzione. Perché se c’è qualcosa che da questa pandemia possiamo aver imparato è che nessuno si salva da solo.
Twitter @laprofrinaldi