Bitcoin e le altre crypto: come salvare i risparmi in quattro mosse

scritto da il 20 Maggio 2021

Post di Gianluigi De Marchi, consulente finanziario, giornalista e scrittore – 

Alzi la mano chi non ha mai ricevuto una mail o uno sms in cui un anonimo mittente magnifica le criptovalute e ne descrive, come diceva il poeta, “le magnifiche sorti e progressive” (per i più distratti, rileggersi “La ginestra” di Giacomo Leopardi).

Ben pochi sono sfuggiti al martellante invito a comprare Bitcoin o Ethereum (le due “monete virtuali” più diffuse) e molti, in questi ultimi mesi, si sono lasciati attrarre dalla prospettiva di diventare ricchi in pochissimo tempo senza lavorare, senza studiare, senza impegnarsi… Il fatto è che performance del 380% in un anno (come avvenuto al Bitcoin in dodici mesi) non si riscontrano spesso, e “fanno notizia”.

Scorrendo le pagine su Internet, si trova quasi sempre l’espressione “Bitcoin, la moneta che rappresenta l’oro del futuro”; ma è credibile? È tutto oro quel che luccica dietro performance da capogiro?

Fermiamoci un momento a ragionare e vediamo di fare chiarezza su alcuni termini, utilizzando proprio il Bitcoin come argomento (ma il discorso sarebbe uguale per ognuna delle oltre 9.000 criptovalute oggi circolanti sui mercati del web).

Definire Bitcoin una moneta è fuorviante e scorretto
La definizione la traiamo da un comune vocabolario, che così definisce una moneta: “Mezzo di scambio per realizzare compravendite; strumento di pagamento accettato in virtù della fiducia accordata all’emittente”. L’euro o il dollaro sono monete perché consentono di comprare beni e servizi, e perché chi li accetta ha fiducia negli Stati Uniti o nell’Europa. Inoltre all’interno di ogni Stato i cittadini sono obbligati ad accettare la moneta nazionale che ha “valore legale”. Nulla di tutto ciò si riscontra con il bitcoin, che non è emesso da nessuno (si estrae utilizzando un misterioso algoritmo usando centri di calcolo che necessitano potenze enormi), non può essere imposto a nessuno e soprattutto non circola e non alimenta transazioni commerciali. Basta fare un’indagine sui siti che elencano gli esercizi commerciali che accettano in pagamento il bitcoin per scoprire che in tutta Italia sono meno di 1.000 su un totale di 4 milioni! È vero, per qualche mese Elon Musk ha accettato bitcoin per vendere le sue Tesla, ma proprio pochi giorni fa ha chiuso la serranda dichiarando che non li accetterà più, provocando un terremoto sulle piattaforme di scambio.

Il Bitcoin ha un prezzo; ma ha anche un valore?
A metà aprile il Bitcoin ha toccato il prezzo record di 63.558 dollari, ed in quei giorni sui siti impazzavano previsioni di nuovi massimi a portata di mano, con “quota 250.000” entro fine anno. Poi c’è stato un ripiegamento che ha fatto scendere il prezzo fino a 30mila (per poi risalire ieri fino a 40mila dopo l’ennesimo, questa volta incoraggiante, tweet di Musk) creando un’ondata di vendite.

È bene a questo punto fare una riflessione: il valore del Bitcoin è una cosa, il suo prezzo è un’altra. Come insegnano i testi di economia e finanza il valore di un bene è legato alla sua utilità (oggettiva o soggettiva), mentre il prezzo è legato all’incontro fra domanda ed offerta. Esistono beni ad altissimo valore (ad esempio l’aria o l’acqua) a prezzo basso o addirittura nullo; e per contro esistono beni (ad esempio un quadro di Fontana o la famosa scatoletta di Piero Manzoni chiamata “Merda d’artista”) privi di valore intrinseco ma scambiati a prezzi da capogiro.

Il Bitcoin appartiene più a questa categoria che alla prima: la sua quotazione è influenzata semplicemente dalla domanda e dall’offerta: se milioni di persone corrono a comprare Bitcoin, il prezzo sale, se cominciano a vendere il prezzo scende, e non ci sono parametri oggettivi per fissarne un valore “reale”. È giusto il prezzo di 1.000 dollari, di 250.000 dollari oppure zero? Non scordiamoci la storia dei bulbi di tulipano che nel 1600 costituirono un fenomeno simile alle criptovalute, con centinaia di migliaia di persone impazzite che per comprarne uno solo vendettero anche la casa (un bulbo arrivò all’astronomica cifra di 3.000 fiorini, il valore di un appartamento!) e nel 1637, in tre giorni, videro la quotazione sprofondare a zero semplicemente perché ormai tutti possedevano i bulbi e volevano venderli, ma nessuno era più interessato… Il fatto è che i prezzi dei beni sono pubblicizzati e tutti ne sono a conoscenza, mentre il vero valore lo sanno in pochi.

schermata-2021-05-20-alle-11-27-46

Bitcoin non è oro, anche se l’immagine usata è scintillante
Aprite un qualunque sito digitando la parola Bitcoin ed immediatamente appare una moneta d’oro, con una grande B stampatello attraversata da due barre verticali. A cosa pensate? Che si tratti di un bene prezioso (cosa più prezioso dell’oro?) e di una moneta simile al dollaro USA (quale altra valuta più diffusa?). Una tecnica che non esitiamo a definire manipolatoria per far passare un concetto: eccovi il nuovo oro digitale, l’oro 2.0, la moneta solida che vi consente di arricchire… A supporto di questa immagine si intrecciano poi una miriade di testimonianze di Vip (citiamo tra i tanti Cannavacciuolo, Brignano, Totti) che dichiarano felici: “Al momento, ciò che mi fa guadagnare di più è un nuovo programma di trading automatico di criptovalute. Si tratta della più grande opportunità che io abbia mai visto in vita mia, e che può far guadagnare una fortuna rapidamente. Invito tutti ad approfittarne, prima che le banche la blocchino”. Clamorose fake news, smentite dagli interessati. E poi messaggi più subdoli, non di Vip ma di Nip (Non Important Person), più credibili perché “uguali a noi”. “Sono entrato su una piattaforma specializzata in trading automatico di criptovalute da soli 47 giorni ma la mia vita è cambiata completamente, guadagnando i miei primi 100mila euro, ed ogni giorno il saldo cresce, cresce!”.

Bitcoin e autorità di controllo
È un tema spinoso che recentemente è balzato alla ribalta. Poiché le criptovalute si sono sviluppate in maniera esponenziale, il fenomeno non può essere trascurato dalla autorità monetarie statali, sia per evitare una “concorrenza”, sia soprattutto per tutelare il risparmio dei cittadini (la nostra Costituzione all’art.47 recita chiaramente: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”). Interventi sono ormai prevedibili, da quelli ”soft” (registrazione degli investitori al momento dell’acquisto delle criptovalute, applicazione dell’imposta sul capital gain al momento del disinvestimento) a quelli “hard” (blocco delle transazioni, oscuramento dei siti di trading). Nel nostro paese Banca d’Italia e Consob hanno poche settimane fa diffuso un comunicato congiunto (primo esempio nella storia!) per mettere in guardia i risparmiatore contro i rischi delle criptovalute. E sono in fase avanzata studi di regolamentazione sia in Europa che in America, in Giappone, in Cina, che potranno avere contraccolpi pesanti sulla circolazione di Bitcoin e simili.

Qualche suggerimento per salvare i risparmi
Si potrebbero scrivere migliaia di pagine su questo tema, ma non avrebbe senso (basta scorrere le decine di migliaia di riferimenti su Google); più utile cercare di dare qualche consiglio operativo a chi volesse “provare il brivido” dell’investimento alternativo.

1- Non avvicinarsi al Bitcoin sulla base di un invito di un amico “diventato ricco” o, peggio ancora sulla base del consiglio via mail o via telefono di uno sconosciuto. È bene ragionare con calma prima di procedere a un eventuale acquisto di Bitcoin; evitare di farlo sull’onda emotiva del sogno di diventare ricchi in poco tempo.

2- Scegliere con cura la piattaforma operativa cui affidarsi per l’acquisto, esaminandone caratteristiche e solidità (non sono pochi i casi di fallimenti che hanno comportato la perdita integrale di tutti i valori depositati dai clienti).

3- Custodire con cura password e chiavi di accesso dei depositi creati sulle piattaforme; se si perdono o vengono sottratte si perde tutto.

4- E per finire, il consiglio più importante per cercare una relativa “tranquillità”: meglio acquistare un ETF specializzato in criptovalute (ne esistono già molti), evitando così tutte le procedure di acquisto personale e deposito, ottenendo uno strumento finanziario facilmente liquidabile in caso di necessità. Questa forma rappresenta una specie di “istituzionalizzazione” di un bene atipico, non regolamentato, rischiosissimo ed offre un parziale scudo contro i rischi più gravi di perdita.