categoria: Res Publica
Ora che il PNRR ha l’ok delle Camere quali sfide per il nostro Paese?
Post di Ignazio La Candia e Pietro Pennuto dello studio Pirola Pennuto Zei & Associati –
Restano ancora due giorni (fino al 30 aprile prossimo) per l’Italia per presentare alla Commissione Europea il proprio Piano nazionale di ripresa e resilienza – passato al vaglio delle Camere – che si inserisce nel più ampio progetto di rilancio dell’economia varato a livello europeo in risposta allo shock da Covid-19.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)
Il NextGeneration EU è uno strumento per favorire la ripresa economica post crisi pandemica concordato dai leader europei nel mese di luglio 2020 e che trova la sua collocazione all’interno del quadro finanziario pluriennale 2021-2027. Componente principale del piano di azione Next Generation EU è la Recovery & Resilience Facility (RRF), a cui spesso si fa impropriamente riferimento con l’espressione “Recovery Fund”. In questa cornice, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è il programma di investimenti che il nostro Paese dovrà presentare entro il 30 aprile 2021 alla Commissione europea. In termini economici, il pacchetto NextGeneration EU si pone come obiettivo il finanziamento di progetti per complessivi 750 miliardi di Euro, dei quali il 90% circa sono destinati alla Recovery & Resilience Facility nelle diverse forme del prestito e dei trasferimenti (312,5 miliardi), mentre la quota residua sarà distribuita tra una serie di fondi destinati ad incrementare il raggio d’azione dei tradizionali “fondi strutturali comunitari”.
Circa la provenienza delle risorse necessarie per la copertura del NextGeneration EU è opportuno sottolineare che, diversamente da quanto ordinariamente previsto per i fondi stanziati nel bilancio unionale (finanziato esclusivamente con le risorse proprie dell’UE), nel caso del NextGeneration EU si è reso indispensabile uno sforzo ulteriore da parte degli Stati Membri. In questo senso, rappresenta un elemento di assoluta novità l’autorizzazione rilasciata dal Consiglio nei confronti della Commissione UE, finalizzata a consentire alla stessa di operare sul mercato dei capitali per conto dell’Unione al fine di reperire la liquidità necessaria per la realizzazione del NextGeneration EU.
Orientamenti fissati dalla Commissione UE per i PNRR
In termini generali, la Commissione Ue ha incoraggiato gli Stati Membri ad includere nei loro Piani investimenti e riforme che tengano conto (i) dei quattro principi guida della strategia annuale per la crescita sostenibile 2021 (sostenibilità ambientale, produttività, equità e stabilità macroeconomica), (ii) di raccomandazioni specifiche rivolte ai singoli Stati Membri negli ultimi anni, nel caso dell’Italia si è posta l’attenzione sul sistema bancario e finanziario, nonché (iii) di sette obiettivi principali. Tali indicazioni sono state successivamente integrate dal Regolamento UE 12 febbraio 2021, n. 241, istitutivo del dispositivo per la ripresa e la resilienza, e che relativamente alle finalità delle erogazioni ha individuato sei aree di spesa o “pillars” richiedendo ai singoli Paesi di dare evidenza nei propri Piani nazionali della ripartizione delle risorse sulla base di tali aree di intervento.
I pilastri sono a) transizione verde; b) trasformazione digitale; c) crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, che comprenda coesione economica, occupazione, produttività, competitività, ricerca, sviluppo e innovazione, e un mercato interno ben funzionante con PMI forti; d) coesione sociale e territoriale; e) salute e resilienza economica, sociale e istituzionale, al fine, fra l’altro, di rafforzare la capacità di risposta alle crisi e la preparazione alle crisi e f) politiche per la prossima generazione, l’infanzia e i giovani, come l’istruzione e le competenze.
In relazione ad alcuni degli obiettivi, sono stati introdotti vincoli minimi di destinazione delle risorse: in questo senso, coerentemente con le linee guida del modello di sviluppo futuro dell’Europa (green e digital), sarà necessario destinare alla transizione verde e alla trasformazione digitale una quota rispettivamente pari ad almeno il 37% e 20% della dotazione totale del piano.
Le risorse a disposizione dell’Italia
La Recovery & Resilience Facility mette a disposizione dell’Italia risorse per circa 191,5 miliardi di Euro, dei quali 69,5 miliardi nella forma di trasferimenti o grants, ed i restanti 122 miliardi circa sotto forma di prestiti. Il 70% delle risorse dovrà essere impegnato nel 2021-2022, la quota rimanente nel 2023. Come precisato dal Premier Draghi in occasione della presentazione alla Camera dei Deputati del Piano nazionale di ripresa e resilienza, tali risorse non esauriscono il margine di manovra del nostro Paese, in quanto ai 191,5 miliardi della RRF si aggiungono (i) i 30,6 miliardi in dotazione al Piano complementare – da intendersi come strumento ulteriore destinato a finanziare investimenti che non hanno trovato spazio nel PNRR, ma che condividono con lo stesso logiche e modalità di funzionamento – e (ii) i 13 miliardi del fondo REACT-UE.
Tali risorse in un’ottica di breve periodo saranno destinate a ripianare i danni provocati dalla crisi pandemica, ossia a contrastare la caduta del PIL (-8,9% nel 2020) e a garantire opportunità occupazionali (nel 2020 si è registrato un -11% in termini di ore lavorate).
Guardando invece agli obiettivi di medio/lungo termine, si rende necessario mettere mano alle carenze strutturali del Paese, tra le quali i perduranti divari territoriali e di genere, la bassa produttività, nonché l’insufficiente investimento in capitale umano.
Ma come saranno utilizzate tali ingenti risorse? A quanto è dato sapere, in ambito fiscale il Governo presenterà alla Commissione UE alcune proposte relative all’istituzione di crediti di imposta per gli investimenti innovativi e verdi, anche promuovendo le certificazioni ambientali, con un’attenzione particolare alle imprese che mettono in atto investimenti rivolti alla transizione ad un modello di produzione circolare.
Per quanto concerne il finanziamento di progetti innovativi, saranno adottate iniziative che consentano di canalizzare maggiori investimenti privati verso il rinnovamento tecnologico delle imprese (sulla falsariga del modello “Industria 4.0”). Alcune delle misure fiscali già previste dalla Legge di Bilancio per il 2020 – come, ad esempio, il Fondo di Garanzia, la Nuova Sabatini, il Fondo Cresci al Sud – dovrebbero essere ulteriormente rafforzate. A tale riguardo, preme sottolineare come al Sud saranno destinati investimenti per complessivi 82 miliardi di Euro, a conferma di quanto affermato con forza dal Premier e sintetizzato nell’espressione “se cresce il Sud cresce l’Italia”.
In termini più generali, saranno poi previste ulteriori misure fiscali per agevolare la crescita e l’aggregazione delle imprese, intervenendo anche sulla disciplina fiscale dei PIR e del venture capital, con particolare attenzione alla creazione di nuove imprese per chi ha meno di 35 anni, coerentemente con uno degli obiettivi orizzontali del piano ossia l’implementazione di politiche volte a favorire i giovani.
Sempre nel corso del suo intervento alla Camera, il Premier ha avuto modo di soffermarsi sulla questione Superbonus 110%: è stato confermato un impegno in termini finanziari in linea con quello del precedente Governo (18 miliardi di euro tra PNRR e Piano complementare), nonché il termine dell’agevolazione fissato al 31 dicembre 2022 (con estensione al 30 giugno 2023 per le case popolari).
In un’ottica di sistema e nell’intento di favorire la capitalizzazione delle imprese, si potrebbe poi anche ragionare sulla reintroduzione dell’agevolazione ACE, anche nella sua versione rafforzata. Tale misura andrebbe così a sostituire il credito di imposta concesso a seguito degli apporti di capitale effettuati dai soci alle società – previsto dall’art. 26 del Decreto Rilancio e successivamente modificato dalla Legge di Bilancio 2021 -, la cui disciplina è risultata di non immediata e agevole applicazione. Inoltre, per quanto concerne le misure fiscali che hanno ricadute anche di carattere finanziario potrebbe essere rafforzata ed estesa la normativa prevista in tema di monetizzazione delle DTA (i.e. trasformazione in crediti di imposta, immediatamente compensabili dalle imprese, delle attività per imposte anticipate), in un quadro di intervento unitario ed organico. Tali misure, anche se non ricomprese nel Piano di prossima presentazione, dovrebbero comunque essere previste nell’ambito della riforma del sistema fiscale in precedenza citata. L’auspicio dunque è quello che le azioni e le riforme intraprese e da intraprendere a latere del PNRR (come appunto la riforma fiscale) non restino estranee allo stesso, ma siano incorporate in un piano coerente e sistemico, e ciò al fine di ampliare la portata delle azioni intraprese e massimizzarne i risultati.