Il contante è un diritto, un presidio di libertà e un baluardo contro i soprusi

scritto da il 22 Dicembre 2020

Post di Stefano Capaccioli, dottore commercialista, fondatore di Coinlex, società di consulenza e network di professionisti sulle criptovalute e soluzioni blockchain, nonché presidente di Assob.it –

Il Governo ha indicato tra le proprie priorità l’obiettivo della “lotta al contante e il sogno di un’economia dove i pagamenti sono smaterializzati e tracciabili”.

Perché?

Per ridurre l’evasione, il riciclaggio ed il finanziamento del terrorismo.

Questa narrazione, però, entra in contraddizione nel momento in cui vengono chiesti dati sull’esistenza di una correlazione tra contante ed attività illecita che vada oltre un giudizio percettivo basato sull’esperienza spicciola ovvero la così definibile “congettura dell’idraulico” basato sul seguente assunto: se io lo pago in contanti e lui non emette la fattura, quella è l’evasione, con buona pace delle evidenze empiriche.

Per dimostrare la contraddittorietà della congettura, occorre partire dall’analisi dei dati, delle evidenze e delle correlazioni, iniziando dagli studi presenti..

L’OCSE in uno studio del 2017 sull’Economia Sommersa espone le determinanti dell’evasione e nei suggerimenti per il contrasto della stessa non cita né la riduzione né tantomeno l’eliminazione del contante.

In un Conferenza sul Contante del 2017 organizzata dalla Bundesbank, appaiono alcune stime sui benefici della cashless society (società senza contante): le azioni per ridurre il contante possono permettere di ridurre l’economia sommersa dal 2% al 20%, la corruzione dall’1,8% al 18% e i crimini dal 5% al 10%, risultati modesti rispetto ai costi e alla compressione dei diritti per la conversione di un’intera economia fuori dal contante.

Un Report della Commissione Europea (COM(2018) 483 final), basato su uno studio commissionato, evidenzia come la correlazione percettiva tra evasione e utilizzo di contanti sia indimostrata.

La Banca Centrale Europea, peraltro, ancora in attesa della risposta alla lettera al Governo italiano del 13 dicembre 2019, (sollecitata nella ultima risposta ad interrogazione del 25.05.2020) ha più volte sottolineato che

– L’emissione di moneta e le funzioni di regolazione monetaria sono di esclusiva competenza della BCE.

– Le uniche limitazioni al contante ritenute “adeguate” sono quelle previste dalle Direttive Antiriciclaggio (Direttiva (UE) 2015/849) che, pur confermando la vulnerabilità dei pagamenti in contanti di importo elevato al rischio del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, ha tuttavia previsto misure di adeguata verifica della clientela (nel caso di soggetti che commerciano beni) per i pagamenti in contanti di importo pari o superiore a 10.000 euro: quindi non un divieto ma una “tracciatura”.

– La circolazione del contante è libera e prevista dai trattati UE e l’introduzione di controlli sul contante, a fini fiscali, va dimensionata tenendo conto della funzione legale della moneta fisica e deve essere giustificata da comprovate e dimostrate esigenze di contenimento reati come l’evasione fiscale e il riciclaggio, verificando attentamente la disponibilità in generale in tutti gli strati della società di altri mezzi legali per l’estinzione dei debiti pecuniari, a costi comparabili con i pagamenti in contanti.

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La stessa Banca Centrale Europea, peraltro, ha appena pubblicato uno Studio sulle attitudini di pagamento dei cittadini europei da cui è emerso che il 73% dei pagamenti in Europa avviene in contanti, con un elevato utilizzo nella fascia di età 18-24, con l’Italia che si pone poco sopra la media degli altri paesi europei.

I lavori e gli studi internazionali evidenziano l’assenza di un rapporto di causalità tra attività illecita ed utilizzo del contante. In tale contesto il Prof. Razzante (tra i massimi esperti di antiriciclaggio) ha cercato di spiegare che “lo studioso, in questi casi, dovrebbe – come accaduto, e accade, a chi scrive – rimanere esterrefatto, obbligato a chiedersi come faccia il nostro paese ad essere additato quale utilizzatore eccessivo (da criminalizzare) di contante. Il non studioso si aspetterebbe ben altri dati, leggendo le apocalittiche elucubrazioni di stampa, ma anche di altri studiosi e tecnici.”

La pervicacia narrativa italica continua imperterrita nella sua crociata, infischiandosene di dati, studi e analisi economiche, spacciando un sistema senza contante (cashless) quale soluzione finale: in realtà costituisce una risposta populista, banale e sbagliata a domande complesse.
Continuando nell’analisi, in realtà, le motivazioni economiche e sociali del contante sono solide e ben rappresentate da un documento dell’Institute for Money, Technology & Financial Inclusion (IMFTI – Virtually Irreplaceable):

1. Il denaro contante è l’unica forma di pagamento indipendente dal suo emittente, dato che dopo l’emissione il valore si trasferisce sullo strumento fisico.

2. Il denaro contante costituisce un argine e un punto di ancoraggio nel sistema finanziario, grazie al fatto che funge da barriera o soglia del tasso di interesse all’utilizzo del limite inferiore zero come strumento di politica monetaria ed allo stesso tempo offre l’uscita dal sistema finanziario tradizionale, sia durante i periodi buoni che quelli cattivi ma soprattutto durante una crisi finanziaria, ambientale o politica. Il contante costituisce la garanzia che i cittadini possano esercitare il loro diritto di determinare come immagazzinano ricchezza e come prendono decisioni sulla spesa e sui consumi nell’economia.

3. Il denaro contante è un bene pubblico, dato che il contante è l’unica forma di pagamento che può essere utilizzata gratuitamente una volta in circolazione e il suo utilizzo non comporta alcun costo per i consumatori. È l’unica forma di denaro non controllata da un’entità commerciale privata e il suo trasferimento quale pagamento non genera profitto per alcuna parte. Questo non vuol dire che non ci siano costi associati al contante, ma che il contante stesso, come mezzo di trasferimento di valore, non ha costi. Nessun terzo guadagna dalla liquidità stessa come mezzo di trasferimento di valore; sebbene vi siano terzi responsabili della sua manipolazione, immagazzinamento e trasporto, nessuno è responsabile della sua capacità di trasferire valore. Il contante non richiede alcun intermediario, né tecnologico né in qualsiasi altra forma. L’immediatezza del contante elimina i modelli di business per gli intermediari, con conseguenti attacchi di quest’ultimi.

4. Il denaro contante è un’infrastruttura pubblica, dato che è l’unico mezzo di pagamento tangibile che consente ai cittadini di regolare istantaneamente una transazione in moneta della banca centrale al valore nominale. Al contrario, tutte le forme di pagamento digitali richiedono una terza parte o un intermediario per il pagamento. Lo status di denaro contante come moneta a corso legale garantisce che sia universalmente accettato, ugualmente accessibile e gratuito per i consumatori, rendendolo un bene pubblico importante e un’infrastruttura pubblica. Il contante rimane vitale in un mondo digitale a causa della sua forma fisica e distribuita nelle società come strumento deliberativo per l’attività politica ed economica. Ciò contrasta con gli account digitali da cui, in teoria, le persone potrebbero essere escluse con la semplice pressione di un interruttore. La valuta fisica ha quindi un ruolo cruciale e costante da svolgere nel panorama dei pagamenti in rapida evoluzione, ora e in futuro.

5. Il denaro contante è l’unica forma di pagamento accessibile a tutti, sempre e indipendentemente dal funzionamento delle infrastrutture.

I detrattori dei contanti, di converso, portano esempi virtuosi, anche se devono essere visti nel loro insieme e nel loro svolgimento.

L’esempio principale è la Svezia, che sta andando verso una società senza contanti: pur tuttavia tale direzione è generata da un fenomeno sociale che viene dal basso, grazie ad infrastrutture funzionanti, regolazione immediata delle transazioni, fiducia nel Governo e nelle Istituzioni. Ad ogni buon conto, il Governo svedese, nel piano di gestione dei disastri (loro lo fanno) suggeriscono alla popolazione di mantenere sempre una scorta di contanti in casa per superare eventuali guasti/attacchi alle reti elettriche o informatiche (Opuscolo inviato ai cittadini svedesi nel maggio del 2018).

La stessa IRS statunitense chiede informazioni sui movimenti superiori ai 10.000 dollari, non pensando né di limitare né di vietare transazioni.

Il voler canalizzare l’intera economia in un sistema logoro di potere e di burocrati, in un percorso ad ostacoli, costoso, ridondante, inefficiente e rischioso pare quindi una follia senza né capo né coda.

L’ultima connessione percettiva che connette l’utilizzo del denaro contante all’evasione tributaria può essere spezzata attraverso alcune riflessioni sui dati disponibili, in particolare i Quaderni dell’Antiriciclaggio dell’Unità di Informazione Finanziaria (UIF, Quaderni Antiriciclaggio, I 2020) e la stima dell’evasione fiscale (MEF, Relazione sull’Economia non osservata 2020) .

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Una lettura superficiale potrebbe indurre a ipotizzare una correlazione tra “evasione” e contante anche se il rapporto di causalità, come abbiamo già visto, non è dimostrato. Introducendo la disponibilità di accesso Internet alle case (e il conseguente utilizzo), esiste la stessa correlazione geografica (Fonte Istat/Eurostat).

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La relazione su cui porre l’attenzione diventa la correlazione tra l’utilizzo di contante e il divario digitale che si manifesta con assenza di connessione, assenza di conoscenza e di incapacità di utilizzo (che poi conduce alla sfiducia nei confronti degli strumenti alternativi di pagamento).
Il contante, così, viene usato per la facilità di utilizzo indipendentemente dalla formazione, dalla cultura, dall’istruzione e dalla presenza di infrastrutture: una necessità e non determinante dell’evasione.

Quest’ultima congettura determina che la gamification di Stato (CashBack di Stato – già criticata dalla BCE – Lotteria degli scontrini), congiuntamente al credito di imposta per le commissioni ai piccoli esercenti, raggiungerà solamente l’obiettivo di ampliare la frattura tra i territori, dato che chi non usa il contante lo utilizzerà ancora di meno, mentre dove mancano le infrastrutture (tecnologiche o formative) ne continuerà l’utilizzo massiccio.

La lotta al contante imposta dall’alto, inventando un nemico che non esiste, costituisce solamente una bieca violazione dei diritti dei cittadini, la cui scelta viene menomata senza che vi sia alcun beneficio collettivo dimostrato o dimostrabile poiché la voglia orwelliana del nostro Governo costituisce solamente il velo per nascondere le fratture sociali geografiche, le carenze infrastrutturali e le manifeste incapacità di gestione del sistema italiano.

Il denaro contante, strumento di libertà, di autodeterminazione, baluardo dei diritti civili e controaltare della fiducia nel sistema finanziario, resta l’unico strumento di difesa dell’individuo e di protezione dagli abusi e dai soprusi, ricordando che la società della trasparenza, del “chi non ha niente da nascondere, non ha nulla da temere” (cit. J. Goebbels) è il preludio ad uno Stato totalitario, paternalista e illiberale.

Twitter @s_capaccioli

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